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Concessioni demaniali: i balneari minacciano ricorsi, vicino lo stop nazionale: «Ci vuole più rispetto»

LIGNANO. Se lo Stato non emetterà le linee guida riguardo le concessioni demaniali c’è il rischio che prima di luglio i concessionari decidano di organizzare uno stop in tutta Italia.

Non solo, se si andrà a gara con le sole linee guida licenziate dalla regione, si aprirà la strada a una scia di ricorsi.

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Il sindacato italiano balneari chiede chiarezza, come conferma anche il neo rieletto coordinatore regionale Salvatore Sapienza. «Le modalità di assegnazione delle concessioni demaniali marittime sono di esclusiva competenza statale in quanto rientranti nella materia della concorrenza ex articolo 117 comma 2 lettera “e” della Carta costituzionale – spiega Sapienza –. Lo ha ripetutamente chiarito la Corte costituzionale ogniqualvolta le regioni hanno tentato di disciplinare le modalità di rinnovo delle concessioni demaniali marittime. Per cui il tentativo della Regione Fvg di sostituirsi allo Stato è destinato ad essere ancora una volta travolto da contenziosi. Come è noto il Governo è in grave e colpevole ritardo ma ciò non giustifica iniziative velleitarie così come non trova alcuna giustificazione l’assenza di una concertazione o anche solo un’interlocuzione con le rappresentanze delle categorie per la stesura del documento».

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La materia è delicata e complessa. «Risulta sbagliato – evidenzia il coordinatore – intervenire con “colpi di mano ed effetti teatrali”, che peraltro rischiano di non essere risolutivi ma, anzi, causa di ulteriore confusione e caos amministrativo. Bene ha fatto l’ex sindaco Fanotto a ricordare che l’unico strumento con il quale si può intervenire stabilendo una diversa organizzazione delle spiagge (nuove spiagge libere, limiti minimi e massimi di una concessione, possibilità di infrastrutturare) è solamente il Piano di utilizzo del demanio, Pud, che a tutt’oggi non è stato modificato dalla Regione a cui fa seguito, da parte del Comune, la redazione del Piano di Utilizzo dell’Arenile».

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È comunque un grave errore, secondo Sapienza, pensare di avviare le “possibili” future evidenze pubbliche senza avere un piano urbanistico in grado di definire cosa si può o non si può proporre in area demaniale, quali dovrebbero essere i materiali da preferire, quali indicazioni fornire per incoraggiare e premiare le scelte legate, ad esempio, al risparmio energetico e dell’acqua.

«Una materia così delicata e importante, fondamentale per il comparto economico dell’intera regione – aggiunge – merita approfondimenti e metodologia. Le decine di imprese a conduzione familiare del settore meriterebbero più rispetto e soprattutto di essere ascoltate prima di prendere provvedimenti che ne possono decretare la fine».

Secondo Sapienza «l’unica cosa certa che avverrà entro l’estate, se verranno pubblicati bandi contenenti le linee guida regionali, saranno i ricorsi amministrativi»

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