Piovuto un metro di pioggia da inizio anno: campi impraticabili, disastro orti e frutteti
Ivrea
A memoria di agricoltore non si ricorda un'estate piovosa come questa. Al netto degli eventi estremi derivanti da un ormai conclamato cambiamento climatico, di cui quest’anno è stato l'Eporediese a pagare un conto salato con la grandinata e le fortissime raffiche di vento che venerdì scorso hanno sferzato la fascia di territorio a nord ovest di Ivrea, tra Bajo Dora, Loranzè e Lessolo, lasciandosi dietro interi campi di mais, grano, orzo e foraggere irrecuperabilmente "sdraiati", è la frequenza delle ondate di maltempo a segnare negativamente la campagna agraria in corso, che proprio ora dovrebbe cominciare a raggiungere il suo culmine.
A prova di pluviometro
«Io ho messo il pluviometro in azienda: se calcoliamo la pioggia di questa mattina, in questa zona abbiamo raggiunto i 980 mm da inizio anno. Equivalgono a quasi un metro di pioggia da gennaio. Per capirci, in sei mesi abbiamo eguagliato la quantità d'acqua piovuta durante l'intero 2023, superandola di altri 200 mm». Le conseguenze? «Basta guardarsi attorno»: Luigi Godone fa il viticoltore a Piverone, dove conduce vigneti su una superficie di un ettaro e mezzo a Erbaluce, Nebbiolo, Barbera. «Ora come ora per noi viticoltori il problema principale si chiama peronospora della vite – spiega –. L’umidità e la pioggia fanno proliferare queste malattie fungine, e allora tocca spendere cifre considerevoli per fare i trattamenti ogni otto-dieci giorni, sempre che si riesca a farli: le macchine affondano, il terreno è intriso di acqua. Era dal 2014 che non veniva giù tutta questa pioggia. Almeno questa volta non abbiamo avuto le grandinate. L’anno scorso era successo tre volte, invece, con due grandinate in un giorno solo».
Nessuna tregua
Purtroppo nemmeno guardando ai prossimi giorni il meteo sembra voler concedere una tregua. Tra mercoledì e giovedì, e ancora sabato, sono previsti infatti nuovi rovesci a carattere temporalesco. Una situazione preoccupante, sottolinea Riccardo Bertot dalla sede di Confagricoltura Ivrea, in via delle Miniere, che rischia di azzerare la produzione di mais, o perché abbattuto o perché non ancora seminato in attesa di una fase asciutta che non arriva (o arriverà fuori tempo massimo). «Ci sono forti ritardi di semina – si sofferma al riguardo Bertot –. Non si riesce concretamente a entrare nei campi saturi d’acqua, gli agricoltori mi dicono “non so se semino e cosa”. Per il mais siamo al limite. Dove siamo riusciti a seminare foraggio, questo ha perso valore nutrizionale, è seccato in quanto non è stato possibile tagliarlo per la pioggia, il che è un ulteriore danno per gli allevatori».
C’è poi un altro problema per i cereali in generale, continua Riccardo Bertot. «Dove si è seminato a inizio maggio, l’umidità e il fresco eccessivo hanno agevolato la proliferazione di funghi radicali, con attacchi ai semi e alle piante. Ci vorrebbe una settimana di tregua per riprendere le pratiche colturali, ma a quanto pare non smetterà di piovere nemmeno nei prossimi giorni».
Frutta e semi annegati
Questo sul fronte delle colture più rappresentative del Canavese. Ma meglio non va nei frutteti tra Cossano e Maglione, e neppure negli orti. I frutti marciscono sui rami, le fioriture vanno in malora, i semi stessi si deteriorano prima di svilupparsi. Gianpaolo Bosco della Cooperativa Cossano frutta va dritto al punto. La cooperativa conta 20 conferitori che «in questo momento non stanno conferendo nulla, non essendoci produzione – scandisce –. Le prime pesche di stagione stanno marcendo sui rami, c’è da sperare che vada meglio per le varietà tardive, ma vista l’annata non è scontato. Per quanto riguarda i kiwi va malissimo, quest’anno. Acqua ce n’è fin troppa, peccato che a causa della pioggia praticamente quotidiana i fiori siano andati perduti per il 70%. E poi gli ortaggi: ieri parlavo con un nostro socio alle prese con le zucchine. Ha rifatto la semina due volte. I semi marciscono se la terra è tanto carica di acqua, non se ne esce».
A Lessolo, Agostino Masetta è titolare dell’omonima azienda agricola e zootecnica, con un allevamento di 40 bovini. Venerdì scorso si è trovato nell’occhio della tempesta che ha raso al suolo le coltivazioni nei Comuni della fascia a nord ovest di Ivrea. Lui, come gli altri operatori colpiti, possono documentare i danni e presentare il dossier nei rispetti Comuni per la richiesta alla Regione del riconoscimento di calamità, con relativi indennizzi. In attesa che i sindaci attivino le procedure, resta la desolazione dei campi flagellati. Masetta ne possiede con colture finalizzate all’alimentazione dei bovini, nel territorio “dell’Isola”, dall’autostrada alla Dora. «Il mais non esiste più, il fieno che non siamo riusciti a fare perché pioveva sempre sta marcendo per terra, e tante piante sono rotte. Aspettiamo qualche giorno e poi proveremo a seminare di nuovo il mais, più corto e non tutto, quelle tre giornate minime che ci servono per fare il trinciato quest’inverno. Ho due amici che hanno l’orzo: lo taglieranno per fare la paglia, ma lo spigo, che è quello che serve e va venduto, è perso. Sicuramente adesso con le macchine non si entra in campo. Mai vista una cosa del genere, non c’è più niente. Molto peggio della grandinata del 1998».
A una manciata di chilometri, a Borgofranco, si trova l’azienda agricola l’Orto di Carmen, molto nota a Ivrea per la sua presenza ai mercatini a chilometro zero dello Zac. Altra realtà colpita duramente dalla grandine di venerdì scorso, primo giorno d’estate. «Negli ultimi mesi per via delle continue piogge avevamo già dovuto sostituire una parte delle colture, ma adesso abbiamo subito dei gravi danni alle colture in campo aperto»: i titolari hanno lanciato una raccolta fondi su GoFundMe. In poche ore le donazioni hanno raggiunto i 3mila euro.