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A Ivrea una targa per Mario Tchou, l’ingegnere Olivetti del futuro

IVREA. Una targa a Ivrea per ricordare Mario Tchou, l’ingegnere italo-cinese chiamato da Adriano Olivetti per dirigere il progetto per creare un calcolatore elettronico italiano. Sarà scoperta sabato 29 giugno, in prossimità del museo Tecnologicamente, al termine di una giornata di eventi promossi da Fondazione Natale Capellaro, associazione Ivrea a Roma e Archivio Storico Olivetti. Un altro evento è previsto mercoledì 26 giugno a Roma, nella sala stampa della Camera dei deputati, a Montecitorio.

Il ruolo di Mario Tchou nel dare impulso e concretezza in Italia a tecnologie di avanguardia a livello mondiale è noto ed è storia, ma non c’è nulla di tangibile che lo ricordi. La targa in marmo di Carrara sarà il primo omaggio tangibile all’ingegnere italo cinese nel centenario della nascita; al Comune di Prato, fu approvata all’unanimità una mozione in consiglio comunale per intitolargli una via. Rappresenta un omaggio a Mario Tchou, Adriano e Roberto Olivetti e ai tecnici e operai che hanno consentito all’Italia di conseguire un ruolo di primazia nelle tecnologie di frontiera.

La storia di Mario Tchou e il suo rapporto con la Olivetti, del gruppo di giovani ricercatori e scienziati del laboratorio di ricerche elettroniche che portò l’Italia all’avanguardia nel mondo nello sviluppo dell’elettronica, merita di essere conosciuta, approfondita, studiata. Fu un’operazione di successo, perché nel 1959 nacque Olivetti Elea 9003, uno dei primissimi elaboratori elettronici al mondo completamente a transistor. Ma fu anche una storia che si interruppe.

Adriano Olivetti morì nel febbraio del 1960. Era stato lui, nel 1954 a incontrare Mario Tchou a New York e a proporgli la sfida dell’elettronica a Ivrea. Tchou non aveva ancora compiuto 30 anni ef era alla Columbia University, dove dirigeva un prestigioso laboratorio ed era responsabile delle ricerche nel settore dell’ingegneria elettrica ed elettronica. Nel settore, si poteva annoverare tra i massimi esperti al mondo. Era nato nel 1924 a Roma, figlio di un diplomatico cinese. Maturità classica, laurea in Ingegneria a Roma e ulteriori studi e specializzazioni in Usa. Una carriera in ascesa.

La morte di Mario Tchou avvenne un anno e mezzo dopo quella di Adriano Olivetti. Con Roberto Olivetti ed Ettore Sottsass (che curò il design di Elea 9003) aveva un legame di amicizia molto stretto. Elea 9003 era uno strumento di avanguardia, ma c’erano dei limiti oggettivi. Per semplificare: la fragilità era il linguaggio di programmazione e fu affidato il compito di progettare un nuovo computer che potesse abbattere quei limiti. Il 9 novembre 1961, Mario Tchou era diretto da Ivrea.

Era partito da Borgolombardo, dove lavorava il gruppo. A Ivrea era programmata una riunione con i vertici di Olivetti per discutere progetti e finanziamenti per il nuovo calcolatore. Mario Tchou viaggiava sulla sua Buick Skylark, alla guida c’era l’autista Francesco Frinzi. Nei pressi dello svincolo per Santhià, la Buick Skylark si schiantò contro un autocarro. La morte di Tchou e Frinzi fu immediata. A distanza di 63 anni da quell’incidente, restano dubbi mai chiariti e diverse convinzioni sul fatto che Olivetti (e l’Italia) non potessero possedere e accedere a quella tecnologia di avanguardia. Certo, sarebbe importante chiarirli per comprendere appieno alcune dinamiche dell’epoca. Il valore dell’esperienza di Tchou, però, è universale e più forte. Da conoscere.

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