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Shimpei, nemico dell’indifferenza

Caro Shimpei,

ci accorgiamo che qualcuno ha dato il buon esempio quando non c’è più. Troppo tardi. È accaduto anche a te.

A poco o a nulla valgono le parole pronunciate come un rituale per consolare la tua famiglia sprofondata nell’abisso del dolore.

La tua è una morte che Udine non può accettare.

Il dolore è troppo grande per potergli dare un nome.

Siamo sconvolti, sgomenti, smarriti, increduli, attoniti per quello che è accaduto nel cuore della città. Non può esserci spiegazione.

Shimpei, ti hanno descritto come persona dai modi cordiali, ti sei mosso da cittadino con innato senso civico, come tutti dovremmo essere. E invece la cultura del “chissenefrega”, del “mi faccio i fatti miei”, del “fingo di non vedere” ci porta verso una deriva inarrestabile se non poniamo quanto prima, tutti insieme, un argine sociale.

Sai, le istituzioni hanno elaborato un piano al fine di dare una risposta immediata alla popolazione che denuncia una quotidiana insicurezza. Staremo a vedere anche stavolta.

Il fenomeno della cosiddetta “violenza urbana” parte da lontano e coinvolge – la nostra, la tua – Udine così come la gran parte delle città, con maggiore o minore gravità. Conoscevi l’Italia. Sociologi e psicologi stanno studiando il fenomeno che è diventato comune nei grandi centri.

La preoccupazione per l’ordine sociale è diffusa tanto che i cittadini si muovono con comitati, con gruppi whatsapp, attraverso gli strumenti che la moderna società consente per creare una rete di protezione artigianale.

Shimpei, ti sei fatto paladino della sicurezza di uno sconosciuto facendogli da scudo, senza tante domande, perché il tuo impulso e il cuore ti sollecitavano ad agire. E chissà quante domande si faranno i tuoi familiari su quei momenti, sull’opportunità, su un uomo che «non si è girato dall’altra parte». Quell’uomo eri tu.

In questi giorni molti hanno pronunciato o scritto sui social questa frase. Una frase che era diventata il motto di don Pierluigi Dipiazza: «Non giratevi dall’altra parte». Se tu fossi qui ti chiederei che cosa ne pensi.

La politica ne ha fatto uno strumento di divisione, trovandosi a discutere se la sicurezza sia di destra o di sinistra. Ti sarai certamente confrontato con i tuoi amici o conoscenti nei locali del centro, dove eri un volto familiare. La sicurezza è di destra o di sinistra? È di tutti i cittadini perbene, quelli come te.

Avevi lasciato la tua terra e ti eri innamorato di Udine e del Friuli, di questa vita di provincia, della – nostra, tua – squadra di calcio, e qui avevi coltivato tante amicizie. Hai scoperto questo puntino sul mappamondo, lo hai fatto diventare la tua casa. In casa dovremmo sentirci al sicuro, protetti. Così non è stato.

Infinito il dolore dei tuoi familiari. Sconvolta la città che chiede giustizia. E invoca quella sicurezza che ti è mancata mentre trascorrevi la tua serata con amici.

Grazie Shimpei per la tua civiltà, il tuo esempio echeggerà nella città che hai amato.

Udine non può sopportare un fatto così grave. Una ferita aperta, sanguinante e dolorosa. Per cominciare a cambiare le cose, tutti ci dovremmo comportare come te, ognuno nel nostro ambito con piccoli esempi. Con sicurezza. Garantiti dalle istituzioni che non ti hanno difeso. Vorremmo meno chiacchiere e rimpalli di responsabilità.

Gli udinesi, per chiunque votino, pretendono di vivere in tranquillità. E basta anche con i triti luoghi comuni e la retorica dell’isola felice.

Shimpei, chiediamo scusa a te e alla tua famiglia per questa società malata che genera violenze, pregiudizi, ingiustizie. Una società malata di indifferenza e di distacco dalla realtà, dove siamo pronti a digitare faccine che piangono ma incapaci di versare lacrime vere per gli altri.

Ciao. Anzi Mandi.

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