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Inchiesta Fanpage, l’esperto: nel metodo usato c’è inganno. Nessun giornalista può infiltrarsi segretamente in un partito

Inchiesta Fanpage, dopo il clamore, la condanna e le recriminazioni, ora il discorso non può che focalizzarsi sui risvolti giuridici del caso (e del metodo utilizzato per il servizio). La ferma condanna di Giorgia Meloni a frasi e comportamento dei militanti di Gioventù Nazionale ripresi con una telecamera nascosta nel servizio giornalistico è netta e inequivocabile. La premier, come noto, ha spiegato innanzitutto che chi ha sentimenti antisemiti, razzisti o nostalgici, semplicemente ha sbagliato la propria casa: perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli d’Italia. Inevitabile, però, interrogarsi anche sul sistema utilizzato per l’inchiesta, riguardo al quale la premier ha rilevato punti e risvolti inquietanti.

Inchiesta Fanpage, la sinistra recrimina pure sulle parole di condanna della Meloni. L’esperto giuridico fa chiarezza

Meloni ha parlato di infiltrati nei partiti, ha denunciato sistemi da regime, concludendo con un interrogativo che si impone e che in moltissimi in questi giorni hanno evitato di porsi: perché questo metodo non è mai stato utilizzato con nessun altro partito finora, ma solo con FdI? È la domanda che indirettamente Meloni ha rivolto alle altre forze politiche, ed anche al capo dello Stato Mattarella. E, ancora una volta, le opposizioni non fanno che deviare dal punto, al solo scopo di aizzare il fuoco della discussione senza “se” e senza “ma”, con Pd, M5S, Avs, e anche coi centristi di Calenda e Renzi, impegnati nelle ultime ore a vivisezionare e distorcere il significato delle parole della premier. “Attacca la libertà di stampa”, si sono affrettati tutti a dire. Bene, oggi, sul punto, un’intervista del Corriere della Sera a Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, fa nettamente chiarezza sul punto. E sulle pretestuose recriminazioni della sinistra.

«Parole allucinanti, ma un giornalista non può entrare in un partito segretamente: è inganno. Democrazia a rischio»

«Quello che è stato detto nel servizio di Fanpage è esecrabile, allucinante. Ma si deve prescindere dal contenuto. E il punto critico c’è. Nessuna attività giornalistica si deve spingere fino a partecipare segretamente alla vita di un partito o di un’associazione politica», spiega Marini dalle colonne del Corsera. Quindi prosegue: «La libertà di stampa ha dei limiti. Il rispetto dei diritti individuali: inclusi i diritti politici e la tutela delle regole democratiche, e dunque il funzionamento dei partiti. Perché la libertà di esprimere le proprie opinioni e le proprie idee politiche in segretezza è tutelata», afferma con cristallina chiarezza l’esperto giuridico.

Che poi spiega anche: «Una disciplina sia nazionale che europea configura l’opinione politica come un dato sensibile, vietandone la diffusione. Il rischio – aggiunge quindi – è che qualificando tutto di interesse pubblico si possano travalicare i diritti individuali. Anche le intercettazioni potrebbero individuare un fatto di interesse pubblico. Ma il giornalista non le può fare. Altrimenti si dà il via a una spirale pericolosa. Il metodo si può allargare a sindacati, associazioni… Capisco che questa vicenda possa essere cavalcata politicamente. Ma interrogarsi penso che sia doveroso».

 

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