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Sanità a Trieste, liste d’attesa inevase all’Asugi: la Procura avvia accertamenti

TRIESTE. La Procura della Repubblica di Trieste ha avviato accertamenti sulle liste di attesa per gli esami specialistici del sistema sanitario triestino, ritenuti eccessivamente dilatati: spesso i pazienti aspettano mesi prima di poter ottenere un appuntamento.

È stato il procuratore facente funzioni Federico Frezza a recarsi di persona al Cup dell’ospedale Maggiore per acquisire le impegnative inevase e verificare il motivo. Non sono poche: 812. In questi ultimi giorni, inoltre, il responsabile del Cup è stato sentito dalla Guardia di finanza. L’attività della magistratura è partita da una segnalazione specifica e non contiene un’ipotesi di reato.

Il punto di inizio è dunque una denuncia articolata sporta da un cittadino che si era recato al Maggiore per una visita dermatologica. Stando a quanto si apprende, l’addetto allo sportello ha fotocopiato l’impegnativa, ma non ha comunicato alla persona alcuna data per l’esame diagnostico. L’operatore del Cup (gestito da una cooperativa per conto di Asugi) non ha quindi fissato l’appuntamento, nemmeno a molti mesi di distanza. Il cittadino se n’è andato così, con nulla in mano.

Dai successivi accertamenti è emerso che in genere, secondo la prassi, il personale sanitario contatta il diretto interessato non appena si liberano posti disponibili. Al paziente non resta che attendere speranzoso, insomma.

Ma c’è un’altra strada: quando i cittadini si trovano in questa situazione, possono ricorrere al privato e ottenere il rimborso dell’Asugi: è la cosiddetta “garanzia”. Solo che, come fa notare lo stesso procuratore Frezza, alle persone non viene consegnato nessun atto o documento che attesti il suo accesso allo sportello con la richiesta della prestazione. E dunque non può dimostrare alcunché. Anche perché si può beneficiare della “garanzia” (il rimborso) solo se la prestazione sanitaria non viene erogata entro un certo termine, che decorre appunto dalla data di accesso al Cup. Ma il paziente non torna a casa con una ricevuta. Va detto, peraltro, che anche il privato, talvolta, non è nelle condizioni di poter assicurare appuntamenti immediati.

Frezza ha constatato che in ognuna delle impegnative acquisite, gli addetti in servizio allo sportello del Maggiore avevano scritto di loro pugno, a penna, «non disponibile», «non ci sono appuntamenti», «agende chiuse», «nessuna disponibilità», «nessun appuntamento in agenda» e annotazioni simili.

Pratiche che il magistrato ha trovato negli uffici degli sportelli prive di un ordine cronologico, alfabetico o di urgenza. Insomma, erano sistemate alla rinfusa. Di qui l’impossibilità di controllare quale sia il criterio seguito per evaderle, cioè per fissare gli esami specialistici ai pazienti, e la trasparenza di tale “ordine”. «Il modo di accatastare le impegnative senza un criterio – osserva Frezza – rende impossibile qualsivoglia verifica in questo senso».

E così, da una prima disamina della documentazione, è emerso questo quadro: c’è ad esempio una signora che attende ancora una visita radiologica dal 18 gennaio, altre ancora dal 22 e dal 25 gennaio. Tanti aspettano da febbraio, marzo, aprile. I più “fortunati” da maggio o dai primi di giugno.

I tempi lunghi si manifestano, oltre che per la radiologia, per la dermatologia (dove nel giro di due settimane, da quanto risulta, tre medici sono andati a lavorare altrove innescando problemi nell’organico con conseguenze sugli appuntamenti) e per numerose visite internistiche.

Sono state riscontrate lungaggini pure nella neurologia: tra i carteggi dello sportello del Maggiore sono spuntate impegnative con persone in attesa da marzo.

Secondo gli accertamenti «l’Asugi – afferma il procuratore Frezza – non era assolutamente inerte, anzi, stava cercando di superare le difficoltà oggettive nel rispettare i tempi. Il personale si dava effettivamente molto da fare, ma i problemi ci sono».

Il direttore generale dell’Azienda sanitaria giuliana isontina, Antonio Poggiana, è consapevole delle difficoltà, ma precisa: «Mediamente garantiamo i tempi di attesa per oltre il 75% dei casi e abbiamo molti meno problemi del resto d’Italia. Per quanto riguarda le “garanzie”, su 1916 prestazioni in essere , il diritto al rimborso è stato rispettato per tutti, escluso a tre persone. In ogni caso, se una prescrizione non sta nei tempi, la prendiamo in carico e il paziente viene contattato».

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