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Un secolo di “rebechini” per il “Buffet Benedetto”, tempio dello sport locale

Un locale che ha segnato la storia di Trieste, dai primi anni del Novecento.

Un punto di riferimento per tanti amanti della cucina tradizionale, frequentato in passato dalle principali squadre sportive cittadine ma anche da diversi vip, come la cantante Mina.

Compie un secolo il Buffet Benedetto di via Trenta Ottobre, ristorante rinomato, tanto da apparire tra i migliori della regione nelle guide Michelin degli anni Settanta e Ottanta.

L’attività commerciale al civico 12a risale in realtà al lontano 1908, ma solo dal 1924 sull’insegna è comparso il nome di Benedetto.

A raccontare tutto è Gianpietro Narduzzi, attuale amministratore della società che gestisce il buffet. «Abbiamo recuperato diverse notizie – spiega – che ci hanno permesso di ricostruirne la storia, anche se non è completa.

Nel 1908 questa era una salumeria, gestita da Giorgio Hutter, quando ancora la strada si chiamava via della Caserma. Durante la guerra le tracce si perdono, ma sappiamo che il titolare successivo del negozio è Ernesto Pegan prima, e Francesco Stegù dopo.

L’attività diventa un buffet nel 1922, con il nome di “ex Stegù”, mentre dal primo agosto 1924 viene preso da Benedetto Sirk, che sceglie il suo nome per il locale. Da allora questa sarà sempre la dicitura, fino ai giorni nostri. E noi celebreremo questo anniversario, con un grande festa a settembre».

Nel corso degli anni si susseguono diversi ristoratori, con parentesi più o meno lunghe. «Sappiamo che per un periodo era considerato un ristorante di lusso molto apprezzato – prosegue Narduzzi – tanto che qui venivano anche personaggi famosi. Mina ad esempio. E molti sportivi».

Sul web è ancora possibile recuperare alcune note che indicano come nel 1976 e poi negli anni Ottanta il Buffet Benedetto fosse stato inserito tra i migliori locali del Friuli Venezia Giulia dalla Guida Michelin.

All’interno gli arredi sono quelli originali dell’ultima grande ristrutturazione degli anni Settanta. Ma è il livello superiore a rivelare una sorpresa, perché vi si trova una sorta di museo-magazzino, dove sono rimasti oggetti che hanno attraversato diverse epoche.

Ci sono foto, con autografi, delle squadre cittadine capaci di centrare i maggiori successi, come la Pallamano targata Cividin, il basket durante l’era Stefanel o la Triestina in diverse annate.

Tra i pezzi più singolari spunta un grande strumento in ferro, con tubi e valvole, uno dei primi prototipi di macchina per l’aria condizionata, che risale ai primi anni di apertura dell’attività. Tra le curiosità anche una lunga collezione di mini bottiglie di liquori, alcune ormai da tempo fuori produzione.

«Uno degli aspetti più belli – conclude Narduzzi – è accogliere clienti storici, affezionati da una vita. C’è chi ha messo piede qui per la prima volta da bambino, oltre 40 anni fa. E chi considera questo locale un pezzo fondamentale della storia non solo della ristorazione locale ma anche della città».

Narduzzi, alla guida del locale dal 2018, ha tenuto tutto e sta valutando di sistemare quei cimeli prima o poi. Intanto ha puntato soprattutto sulla valorizzazione della ristorazione «riprendendo ricette storiche della tradizione – sottolinea – e inserendo di nuovo la caldaia, il tanto amato bollito.

Una scelta vincente, apprezzata sia dai triestini sia dai turisti. A quest’ultimi però molto spesso dobbiamo spiegare il significato di “buffet” e talvolta anche quello di rebechin».

Il successo è per gli spuntini e per i pranzi in particolare, visto che il locale è aperto da lunedì a sabato dalle 10 alle 16 e offre il servizio serale solo da giovedì a sabato.

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