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FIGC, Coni, Governo, Lega, protagonisti e schieramenti delle guerre nel calcio italiano

Il flop dell'Italia all'europeo arriva nel momento storico di maggior debolezza della Federazione in generale e del sistema calcio italiano forse degli ultimi decenni. È è un sospetto ma quasi una certezza che in molti abbiano, diciamo così, salutato non con dispiacere l'uscita e il modo in cui è avvenuta della nazionale di Spalletti in Germania. Del resto si era capito sin dal primi giorni come la spedizione azzurra fosse accompagnata come minimo da freddezza se non diffidenza; per chi volesse controllare, a parte la presenza quotidiana di Giuseppe Marotta che tra l'altro ha suscitato anche qualche critica, a fianco della nazionale proclami o qualunque altro tipo di esposizione mediatica di dirigenti e presidenti della serie A italiana nei confronti degli azzurri.

Le parole di Gravina in conferenza stampa non sono piaciuti alla Lega Serie A dove c'è una maggioranza nemmeno troppo silenziosa che lavora da mesi per cercare di defenestrarlo; in testa a questa cordata c'è ovviamente Lotito con cui i rapporti si sono totalmente azzerati nei mesi scorsi, quelli dei veleni, delle inchieste ed è una rottura che non più ricucibile. Dunque è chiaro che il fallimento tecnico dell'europeo mette Gravina e la Federazione attuale in una posizione di assoluta debolezza.

Gravina dal suo punto di vista continua ad evocare le riforme che da almeno un anno sta cercando di portare avanti spesso osteggiato da quello stesso sistema, a partire dalla Serie A che invece oggi gli contesta e gli contesterà nelle prossime settimane l'immobilismo degli ultimi due anni, quelli seguiti all'eliminazione dal mondiale per mano della Macedonia.

POLITICA

A livello di rapporti invece col governo e con la politica anche qui siamo ai minimi storici Il confronto che c'è stato, durissimo, per la creazione della nuova Commissione di controllo voluta da Abodi nella tarda primavera ha visto perdente Gravina. Abodi è stato con la Nazionale in Germania, il suo silenzio in questo momento evita di allargare la frattura ma è chiaro che la posizione contraria presa allora da Gravina e che lui stesso ha ricordato ieri come uno dei motivi di tensione che ha circondato la Nazionale, oggi trova nuovo sfogo avendo il Presidente FIGC a meno di un anno di mandato a in una situazione oggettiva di debolezza. Si attende che parli Abodi per capire quanto vorrà far pesare questo carico. Va anche ricordato che il calcio continua ad accusare la politica italiana di non far nulla di concreto per aiutare il sistema.

La Federcalcio aveva approvato l'idea di togliere il Decreto Crescita, andandosi a scontrare ad esempio con il volere dei club italiani ma su tutta un'altra serie di misure continua a ritenere e ad accusare il governo di turno, oggi è quello Meloni ma su quelli precedenti la situazione non era differente, di non fare nulla per consentire la costruzione degli stadi, la possibilità di recuperare i soldi del Decreto Dignità e del settore del betting, gli sgravi fiscali per chi investe sui vivai. Insomma tante cose che sono state prospettate come possibili riforme ma che poi sono rimaste lettera morta anche per il mancato appoggio della politica.

CONI

Per paradosso in questo momento il Coni è in una posizione neutrale anche perché Malagò è stato alleato di Gravina nel confronto durissimo con Abodi (che va ricordato, è tutt'altro che amico del presidente del Coni e dal quale dipende l'eventuale proroga con cui potrebbe allungare la sua presidenza, restando così in sella per le olimpiadi Milano-Cortina 2026); il numero 1 dello sport italiano quindi resta fuori dalle polemiche anche perché non ha capacità di intervento, perché non esiste la possibilità di commissariare la Federcalcio perché sono andati male gli europei e quindi la partita della prossima presidenza che sia nella primavera del 2025 alla scadenza naturale, o in maniera anticipata (come sembra, si parla infatti di novembre 2024) se dovesse alla fine qualcuno riuscire a spingere Gravina alle dimissioni è una partita che si deve giocare internamente all FIGC.

FIGC e CLUB

In tutto questo c'è sullo sfondo il macro confronto che non riguarda soltanto la Federcalcio eh tra il calcio dei club e il calcio delle nazionali. È chiaro che a livello italiano una federazione così debole rischia di trascinare con sé anche il futuro della nazionale italiana. Resterà Spalletti. Questo si è capito. Gravina prova la carta della creazione di questo comitato di saggi ma sembra tanto un tentativo disperato di provare a tenere insieme delle componenti che vanno ciascuna per proprio conto. Va anche ricordato che i grandi club italiani sono in realtà già alleati di Gravina: Inter ,Juventus, Roma e Milan erano andati a chiedere espressamente il taglio del campionato da venti a diciotto che è una delle riforme che considerano essenziali per poter ovviamente trovare una sostenibilità sportiva ed economica. Tutto il resto della Serie A, che è la maggioranza, andava contro

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