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Osterie, cicheti, sardoni e salami appesi: in mostra la Venezia che non c’è più

Osterie, cicheti, sardoni e salami appesi:

in mostra la Venezia che non c’è più

foto da Quotidiani locali

La Venezia che non c’è più in mostra a Malamocco. Le osterie che oggi chiamano “bacari”, per la gran parte molto poco autentiche e predisposte per il turismo veloce, fino a qualche decennio fa erano al contrario luoghi di cultura.

Slow wine che favoriva i contatti sociali, gli anziani a chiacchierare e a giocare a carte.

I cicheti ormai scomparsi, i sardoni e la s-pienza, i nervetti e le mezze uova con acciuga, il bottiglione con il vino rosso Sfuso e i salami appesi. Un mondo ritratto nei primi anni Ottanta da un gruppo di fotografi del club fotografico La Gondola con Roberto Catullo, Ettore Lagomarsino e Maurizio Bressan e pubblicato con il titolo “Andar par ombre, Osterie e ritrovi tipici veneziani”. Scatti in bianco e nero diventati ormai storici. Personaggi rimasti nella memoria collettiva, facce della Venezia dei primi anni Ottanta.

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Il libro è esaurito, ormai introvabile. Ma le foto sono state ristampate e ora esposte nel giardino accanto alla chiesa di Malamocco, per iniziativa del Gruppo Bevanda Malamocco, quelli del Guinness dei primati per la più grande saltata di cozze del mondo realizzata nell’estate scorsa.

Il fondatore Sandro Bertapelle, insieme al segretario Federico Semenzato e al celebre disegnatore e artista Lele Vianello hanno rilanciato l’attività culturale dello storico borgo. Adesso la mostra di due giorni, con gli scatti delle osterie tornati a vivere.

Scorrono immagini che i meno giovani ricordano bene. Quasi il segno di una Venezia autentica che aveva ritmi molto diversi, non ancora occupata dal turismo di massa.

L’osteria da Ardenghi, in calle della Testa, luogo minuscolo e ritrovo di veneziani di ogni ceto sociale che discutevano non soltanto di calcio.

L’osteria da Gino in calle lunga San Barnaba, L’Antica Mola in fondamenta Ormesini, la Rampa in fondamenta Sant’Anna a Castello.

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E molte altre impresse nelle memoria. Alcune sono attive ancora oggi, come la Frasca alle Fondamente Nuove, La Vedova alla Ca’ d’Oro, la Rivetta, le osterie nascoste di Castello e della Giudecca, il Lido.

Per il resto è un mondo quasi scomparso, che testimonia come solo quarant’anni fa Venezia fosse una città diversa. Popolata del doppio degli abitanti di oggi. Con una rete di luoghi dove le persone si ritrovavano e coltivavano il loro sociale. Le osterie, ma anche i patronati, luogo frequentato dai giovani, i centri sportivi, le sedi dei partiti.

Nel suo archivio sterminato, Roberto Catullo ha ripescato questi scatti d’autore quasi tutti pubblicati nel libro in bianco e nero di quarant’anni fa. Li ha stampati ed esposti, con l’aiuto dell’associazione. Momenti di storia fissati nella pellicola _ anche questa oggi non c’è più, sostituita dal più tecnologico e forse troppo rapido digitale _ per ricordare come era la vita solo qualche decennio fa. E come alcuni di questi locali carichi di storia hanno resistito per molto tempo. Accerchiati dai fast food e dai (finti) bacari tour. —

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