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Biosfera dei Colli Euganei, tremila ettari di natura ad alta protezione

Biosfera dei Colli Euganei, tremila ettari di natura ad alta protezione

foto da Quotidiani locali

Venerdì prossimo, 5 luglio, dal Marocco si saprà se i Colli Euganei diventeranno una nuova Riserva della Biosfera Unesco. Ad Agadir, venerdì prossimo, il consiglio internazionale che coordina il progetto Man and the Biosphere (Mab) – acronimo che in Italia traduciamo appunto con Riserva della Biosfera – annuncerà se gli Euganei e l’area termale possono rientrare tra i 740 e più siti del mondo certificati come laboratorio prezioso di convivenza tra attività e sviluppo umano ed ecosistemi naturali unici nel pianeta.

A poche ore dall’annuncio, vale la pena capire quali saranno i confini di questa nuova realtà che – si badi bene – non equivalgono a quelli del Parco Colli. L’ente regionale occupa infatti 18.694 ettari, mentre l’area proposta come Riserva della Biosfera è quasi doppia e tocca i 34.090 ettari. Un’estensione totale, questa, che per ammissione degli stessi promotori della candidatura si pone un po’ sotto la media italiana dei territori parte della rete Mab Unesco. Non dovrebbe tuttavia rappresentare un limite, se non altro visto il valore naturalistico-antropico di queste terre.

La futura Riserva sarà divisa in tre diverse zone: una “Zona Core”, in cui senza alcun ostacolo o attenuante va preservata la biodiversità vegetale e animale, un’area destinata anche alla ricerca; una “Zona Buffer”, detta anche “cuscinetto”, dove è prevista la presenza umana ma con attività a basso impatto, e comunque in termini di silvicoltura, agricoltura ecologica ed ecoturismo; una “Zona Transition”, dove si concentra lo sviluppo sostenibile dell'artigianato, dei servizi e delle attività agro-silvo-pastorali. Quest’ultima fascia è la più ampia – il 76,1% della Riserva – e qui abitano 111 mila residenti. Sono sei, in particolare, le “Zone Core” previste per la Biosfera dei Colli Euganei: coprono una superficie di 2.980,51 ettari, pari al 8,74% dell’intera area. A farla da padrone, l’area “core” del Monte Grande-Monte Madonna, che si estende poi anche ai monti Altore, Comun, Pendice, Pirio, Venda, Vendevolo, Rua, Monte delle Valli, Alto, Ventolone, Rusta, Calbarina.

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Le altre zone “core” sono quelle del Ceva, del Ricco, del Cero-Cecilia, quindi del Cinto e del Lozzo. Come anticipato, in questi spazi ad alta valenza ecosistemica si dovranno perseguire gli obiettivi dettati dall’Unesco: dalla conservazione del tesoro naturalistico attuale al ripristino degli habitat danneggiati o a rischio, fino alla mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici su questi territori e al controllo del rischio di immissione negli ecosistemi di specie alloctone e neofite.

Un dato su tutti, per capire di che capitale naturale si sta parlando: nell’area della Biosfera si contano 1.592 piante vascolari (con radici, fusto e foglie), di cui due endemiche, cioè presenti esclusivamente in questo territorio (il camedrio degli Euganei e il ranuncolo mediogracile), ma anche 52 specie di ortotteri, 51 di lepidotteri, 280 di coleotteri, 11 specie di anfibi, 18 specie autoctone di pesci, 30 specie di mammiferi e numerose specie di rettili e uccelli, che qui trovano luogo ideale per la riproduzione. Proprio la zonizzazione presentata alla commissione Unesco è uno degli elementi che sarà tra in principali punti sotto esame per il verdetto di venerdì.

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