Imprenditori usurai, vittima costretta a svendere casa e capannone per i debiti. I nomi
Vigevano. Interessi al centocinquanta per cento, pestaggi e minacce per pagamenti ritardati. I carabinieri della compagnia di Vigevano, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Alberto Palermo, hanno scoperto una banda di presunti usurai che hanno preso di mira due imprenditori vigevanesi in difficoltà economiche che avevano ottenuto dei prestiti. Sono finiti in carcere Marco Pagliari, 53 anni, titolare di una ditta di carrelli elevatori di Vigevano ma residente a Gambolò, e Marco D’Onofrio, 53 anni, imprenditore edile. Agli arresti domiciliari è finito Raffaele Rosigno, un altro imprenditore vigevanese di 53 anni. Una donna di 47 anni di Vigevano, dipendente di uno degli imprenditori finiti in carcere, deve invece presentarsi ogni giorno alla polizia giudiziaria per la firma. I carabinieri hanno eseguito anche quindici perquisizioni domiciliari nelle abitazioni di persone collegate in qualche modo con gli arrestati.
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Sequestrati denaro e armi
Sono stati sequestrati 70mila euro in contanti e in una delle abitazioni degli arrestati è stata anche sequestrata una pistola detenuta illegalmente. Sequestrati anche uno sfollagente, ottanta grammi di marijuana e pizzini con le somme che le vittime dovevano restituire.
La vicenda è iniziata nel 2020 quando un imprenditore vigevanese che operava nel settore dei servizi ha accusato gravi difficoltà economiche, probabilmente causate dal Covid. E così, sempre secondo l’accusa, si sarebbe rivolto a Marco Pagliari per ottenere un prestito di 35mila euro. L’inferno è iniziato così.
Interessi altissimi
I presunti usurai finiti in carcere dopo pochi mesi chiedevano sempre più soldi per saldare il prestito: gli interessi sono arrivati al 150 per cento. Dai 35mila euro iniziali il debito era infatti lievitato a oltre settantamila in brevissimo tempo e la situazione economica dell’imprenditore invece di migliorare stava diventando sempre più disastrosa. Per saldare le rate è stato anche costretto a vendere un capannone industriale e un’abitazione di proprietà a prezzi decisamente inferiori ai valori di mercato. In quel periodo, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, non sono mancate minacce, pestaggi e anche incendi a proprietà della vittima. Verso la metà del 2021 una parente di un uomo sempre più disperato si è presentata dai carabinieri e ha raccontato la terribile storia di minacce e di usure. L’imprenditore vigevanese è stato convocato in caserma e ha sporto denuncia.
I militari della compagnia di Vigevano sono subito risaliti ai nomi di Marco Pagliari e di Marco D’Onofrio. Nel corso della prima fase dell’inchiesta (sono state anche eseguite numerose intercettazioni telefoniche) è stato scoperto un secondo imprenditore che aveva restituire un prestito a interessi esorbitanti. La somma di settemila euro era salita a trentacinquemila in breve tempo. Anche la seconda vittima aveva sporto denuncia.
I carabinieri dopo un anno di indagini hanno inviato la documentazione alla Procura della repubblica di Pavia. E il magistrato ha chiesto l’emissione delle misure cautelari al Gip. L’altro giorno i provvedimenti sono stati firmati. In pratica, secondo gli accertamenti dei carabinieri, Pagliari e D’Onofrio avevano partecipato ad entrambe le estorsioni, mentre Raffaele Rosigno e la donna erano state coinvolte in una a testa.
Gli arresti sono stati eseguiti nella notte tra martedì e ieri. I carabinieri della compagnia di Vigevano e i colleghi del comando provinciale di Pavia (sono stati impiegati 64 militari) hanno partecipato agli arresti eseguiti nelle abitazioni. Ed hanno anche eseguito le perquisizioni domiciliari nei confronti di quindici persone che, per il momento, non sono state iscritte nel registro degli indagati. All’interno di alcune di queste abitazioni sono state anche sequestrate somme di denaro. È quindi presumibile che l’operazione potrebbe avere sviluppi.
Gli arrestati sono stati messi a disposizione dell’autorità giudiziaria e, nei prossimi giorni, inizieranno gli interrogatori.