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Così l’Ostello di Campo Sacro è diventato un centro di accoglienza sul Carso triestino 

Così l’Ostello di Campo Sacro è diventato un centro di accoglienza sul Carso triestino 

I richiedenti asilo cominciano ad affluire nella struttura in Carso. Partiti gli interventi di adeguamento con l’aiuto di Unhcr

TRIESTE L’ultima corriera è partita martedì, diretta verso la Sardegna. A bordo c’erano 50 migranti, reduci dall’ultimo tratto del cammino attraverso i boschi dell’altipiano.

Arrivati in città hanno presentato richiesta d’asilo, sono stati identificati, fotosegnalati e sistemati a Campo Sacro, dove al posto delle attrezzature degli scout hanno trovato bagni e letti in cui riposare, prima di essere trasferiti in una struttura fuori regione.

Altri profughi sono arrivati subito dopo, anche ieri, trovando l’entrata del Silos transennata e sorvegliata: saranno presto sistemati all’ex Ostello scout Alpe Adria, tornato a ospitare coloro che cercano protezione internazionale al termine della rotta balcanica.

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Il terreno di Campo Sacro è stato riconsegnato dagli amici degli scout domenica 30 giugno. Lunedì primo luglio l’area è passata in concessione alla Prefettura. A quel punto sono iniziati gli interventi di adeguamento della struttura, trasformata a tutti gli effetti in un centro di accoglienza straordinaria (Cas).

In questi giorni gli operatori di Unhcr stanno finendo di allacciare i moduli abitativi da loro offerti. A lavori ultimati il sito potrà accogliere fino a 150 persone, migranti che preannuncino richiesta di protezione internazionale e accettino di essere fotosegnalati. «Non si tratta di un hotspot», Campo Sacro non finirà come Lampedusa, precisa l’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, ma di un «centro ad alta rotazione». Una struttura in cui collocare i richiedenti per un breve periodo, sufficiente a programmare i trasferimenti.

Nei fatti per l’ex Ostello scout tutto questo si tradurrà solo in un aumento dei letti a disposizione, perché già durante la pandemia il sito era stato utilizzato per l’«isolamento fiduciario» dei migranti che terminavano la rotta balcanica a Trieste. Da allora il terreno è gestito da Caritas e Ics, che attraverso un bando prefettizio hanno continuato a offrire accoglienza a 85 richiedenti asilo. Dallo scorso gennaio, la capienza è stata ridotta a 25 unità, a causa l’inadeguatezza della rete fognaria: un pozzo nero a perdere.

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«Il numero dei posti disponibili è rimasto così basso per mesi, proprio a causa della mancata realizzazione dei lavori di adeguamento della struttura», precisa il presidente di Ics Gianfranco Schiavone. Il risultato era sotto gli occhi di tutti: centinaia di migranti costretti a dormire all’addiaccio, in piazza Libertà. Oppure nel Silos, che però il 21 giugno scorso è stato sigillato a seguito della delibera del sindaco Roberto Dipiazza.

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Ma non c’è delibera che possa fermare il cammino dei migranti e serviva quindi trovare una soluzione alternativa per i nuovi arrivi: l’unica, individuata, era Campo Sacro, per quanto non sia noto quando termineranno i lavori attesi sulla fognatura. In via provvisoria saranno montati dei sanitari con sistema di raccolta. «Faremo svuotare le fosse per un mese o due», aveva detto il sindaco.

Il numero di posti sarà garantito solo grazie ai moduli dell’Agenzia per rifugiati Onu, ma perché il meccanismo ad alta rotazione funzioni veramente serviranno «trasferimenti più frequenti che in passato, quando il tempo di permanenza medio all’ex Ostello era di un mese». Il rischio, ricorda Schiavone, è che «i migranti tornino a dormire per strada».

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