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Alberto Fortis & pianoforte: concerto sotto le stelle a Mede

Alberto Fortis & pianoforte: concerto sotto le stelle a Mede

foto da Quotidiani locali

Sabato sera Alberto Fortis sarà a Mede per un concerto sotto le stelle. Il cantautore si esibirà sul palco del Green Bar di via Matteotti forte del nuovo singolo, “Maharajà”, uscito in anteprima su YouTube e, da domani, anche in via ufficiale. L’autore di “Milano e Vincenzo”, “La sedia di lillà” e “Settembre” si racconta in vista del concerto che inizierà alle 21.30 e che vedrà protagonista anche Ivan Cattaneo, con punto ristoro a cura dell’associazione 115 Amici dei pompieri.

Fortis, che cosa proporrà a Mede?
«Suonerò per circa un’ora rispetto all’ora e tre quarti di un concerto standard: sarà uno spettacolo per pianoforte e voce mentre scorreranno i filmati della mia carriera artistica. Un itinerario che partirà dagli albori fino ai brani più recenti, fra cui il nuovo singolo “Maharajà”, di cui gira un’anteprima di trenta secondi su YouTube».

Può anticipare qualcosa sul singolo?
«Sia per ritmica sia per contenuto è una ripresa di “Milano e Vincenzo”, un’edizione aggiornata del brano del 1979 che parlava del controllo del potere da parte di persone che non comprendono la natura dell'arte, ma solo quella degli interessi economici. Tematica attuale, anche per via delle guerre e dei tanti disequilibri cui assistiamo in questi anni».

Nel 1979 “Milano e Vincenzo” prendeva di mira il discografico Micocci.
«Sì, ma è storia passata. Nel 2010 andai da Carlo Conti e cambiai “ti ammazzerò” con “t’abbraccerò”. Era presente in studio la famiglia di Micocci, fra cui il figlio Francesco, mio grande amico. È anche risaputo che lo stesso Vincenzo intitolò la propria autobiografia "Vincenzo, io ti ammazzerò"».

Il suo primo album del 1979 è inserito alla 79esima posizione fra i 100 dischi italiani più belli di sempre.
«Molti ricordano più facilmente “A voi romani” e “Milano e Vincenzo” per via dei testi molto diretti. Ho già spiegato più volte che “A voi romani” è una critica al potere, a tutte le forme di potere, e non una polemica con gli abitanti della Capitale. Di quell’album, invece, io vorrei ricordare un brano che mi è caro, “Il Duomo di notte”».

Lei è molto attento alle potenzialità delle reti sociali. «Credo che le piattaforme e i social siano una materia affascinante per chi fa questo mestiere. Fra l’altro, io sono anche regista e quindi apprezzo la multifunzionalità di questi mezzi di comunicazione. Il web ormai da anni ha tracciato un solco per le giovani generazioni ed è giocoforza, nella nostra epoca, utilizzarlo al meglio. Inoltre, mi piace scrivere piccoli testi di canzone da abbinare a video da me diretti».

Che cosa pensa dei talent show?
«Qualcosa di buono c’è, ma mi rivolgo a quelli che stanno nella stanza dei bottoni: devono osare di più senza costruire artisti a tavolino solo perché quel genere è di tendenza e di moda in quel preciso istante. Devono spendere tempo e denaro per investire su giovani realmente e artisticamente validi, per far emergere la qualità e la sostanza, oltre alla forma. Se io ascolto venti canzoni simili, a un certo punto non avverto più lo stimolo sensoriale. Io dico no alla legge dei grandi numeri per la prospettiva di un fatturato veloce: i castelli di carta non rimangono in piedi a lungo». Umberto De Agostino

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