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Chico Forti «aveva chiesto l’aiuto dei clan per mettere a tacere Travaglio e Lucarelli». Aperta un’inchiesta

Chico Forti «aveva chiesto l’aiuto dei clan per mettere a tacere Travaglio e Lucarelli». Aperta un’inchiesta

foto da Quotidiani locali

Chico Forti avrebbe chiesto l’aiuto di qualche ‘ndranghetista per mettere a tacere Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli.

E’ la traccia su cui la Procura di Verona sta indagando, nell’ambito di un’inchiesta attualmente senza indagati e senza nemmeno ipotesi di reato.

Ancora una volta torna quindi alla ribalta il killer estradato dagli Stati Uniti, il detenuto eccellente accolto come un capo di Stato anche dalla stessa premier Giorgia Meloni.

Sulla sua detenzione “privilegiata” sono sorte subito polemiche roventi, fin dal giorno dopo il suo trasferimento nel penitenziario di Montorio a Verona.

Ora però la questione è diversa ed è emersa dai colloqui che i detenuti hanno con il garante don Carlo Vinco.

Uno di questi, in carcere per reati connessi alla criminalità organizzata calabrese (ma non in regime di massima sicurezza), avrebbe raccontato al prete di essere stato avvicinato dal sessantacinquenne ex campione di surf e idolo della destra.

Durante la conversazione gli avrebbe esternato il fastidio per la prima pagina del Fatto Quotidiano in cui Travaglio aveva scelto il titolo “Benvenuto assassino”, nel giorno del suo ritorno in Italia.

Sempre a lui avrebbe chiesto poi di contattare qualche ‘ndranghetista libero per “mettere a tacere Travaglio, Lucarelli e una terza persona”.

In cambio avrebbe promesso loro aiuto, quando un giorno sarà libero e “candidato con il centrodestra”.

Queste le parole testuali riferite dal detenuto al loro garante.

Quest’ultimo, seguendo una procedura non proprio rituale, ha contattato Marco Travaglio, il quale poi si è rivolto al procuratore di Verona Raffaele Tito.

Un fascicolo è stato subito aperto ed è stato sentito il detenuto da cui è partita la denuncia, il quale avrebbe confermato.

Contestualmente il procuratore ha avvisato anche Selvaggia Lucarelli. Ma la Procura adesso è in una sorta di limbo, in quanto non è chiaro come procedere.

Soprattutto non è possibile individuare un reato che definisca quanto accaduto. Era stata valutata l’istigazione a delinquere ma poi i magistrati hanno stabilito che non ci siano gli estremi.

E allora diventa una questione di “gestione penitenziaria”, in cui magari potranno aprirsi nuovi scenari per il detenuto eccellente caro alla destra.

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