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Il Vaticano ha scomunicato monsignor Carlo Maria Viganò: era accusato di scisma

Il Vaticano ha scomunicato latae sententiae monsignor Carlo Maria Viganò, accusato del delitto di scisma. “Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II”, sottolinea il Dicastero per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio, che giovedì si è riunito per concludere il processo penale extragiudiziale.

Alcuni giorni fa, sul suo account X, Viganò era tornato a parlare della sua vicenda giudiziaria: “Non riconosco l’autorità né del tribunale che pretende di giudicarmi, né del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato – aveva scritto -, questa mia decisione certamente molto sofferta, non è frutto di precipitazione o di spirito di ribellione bensì dettata dalla necessità morale che come vescovo mi obbliga in coscienza a rendere testimonianza alla Verità”.

Viganò non si era presentato alla convocazione dell’ex Sant’Uffizio il 20 giugno scorso con l’accusa di scisma e aveva detto di considerare “un onore” le incolpazioni. L’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti – tra il 2011 e il 2016 – aveva più volte ha criticato Papa Francesco, arrivando a chiederne le dimissioni. La vicenda giudiziaria era nata per le sue “affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II”.

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