Manganellate a una donna trans a Milano: un vigile condannato a 10 mesi, altri 2 a processo
È stato condannato a 10 mesi con pena sospesa uno degli agenti della polizia locale di Milano, accusato di aver aggredito con il manganello una donna trans. C’è quindi una prima condanna per lesioni aggravate la vicenda della transessuale ‘Bruna’, manganellata il 14 maggio 2023 mentre “dava in escandescenza” in zona Parco Trotter. A seguito dello scontro era stata portata nell’Ufficio centrale arresti e fermi della polizia locale.
La sentenza e gli altri accusati – La giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Milano, Patrizia Nobile, ha accolto la richiesta della pubblico ministero Giancarla Serafini e ha condannato il vigile 31enne – processato con rito abbreviato – anche ad un risarcimento da liquidarsi in sede in civile. Rinviati a giudizio altri due agenti accusati di lesioni aggravate in concorso e di falso in concorso. Con loro, la trans 43enne, che a sua volta è imputata di lesioni aggravate, resistenza, rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità e ricettazione. Quest’ultima era stata trovata in possesso di una tessera Atm intestata a una donna, tessera che sarebbe stata sottratta da un’abitazione il 26 novembre del 2022.
Due vigili prosciolti – Prosciolti con sentenza di non luogo a procedere per gli altri due vigili urbani (di 50 e 56 anni) accusati solamente di falso in concorso. A detta dell’accusa avrebbero affermato nella relazione di servizio che Bruna “non presentava altre lesioni visibili ad eccezione degli occhi gonfi e rossi e una lesione al labbro inferiore”. Per la gup il fatto non costituisce reato. Il Comune di Milano, assistito dall’avvocato Federico Bier, si è costituto come parte offesa. Tra 60 giorni il deposito delle motivazioni della sentenza. Per tutti gli imputati, il processo si concluderà il 14 novembre prossimo.
Cosa era accaduto – La trans 43enne, assistita dall’avvocata Debora Piazza, è accusata di aver dato in “escandescenza” in stato di alterazione e senza documenti in via Giacosa, lanciando oggetti, minacciando atti di autolesionismo con un fermaglio per capelli e sferrando calci nei confronti degli agenti intervenuti sul posto. I ‘ghisa’ sono imputati di lesioni aggravate dall’abuso di potere perché Bruna sarebbe stata bloccata di “spalle” contro la recinzione e le sarebbero stati sferrati colpi con il manganello in “rapida sequenza” e spruzzato spray urticante negli occhi. Rispondono anche dell’accusa di falso per aver mentito nelle relazioni sul fatto che la trans si sarebbe mostrata nuda davanti a “donne e bambini”, mostrando parti intime e urinando in pubblico e per aver affermato che abbia preso a testate i finestrini dell’auto su cui era stata caricata. Questa seconda fase dei fatti avvenne in zona Bocconi, quando la donna fu colpita con calci e manganellate, anche in testa e poi immobilizzata. Alcuni spezzoni vennero ripresi con gli smartphone dagli studenti affacciati alle finestre.
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