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Ricostruita la vita di Bruno Macchi, l’uomo che ha ucciso con 85 coltellate il senzatetto a Udine: in aula anche la mamma adottiva

Ricostruita la vita di Bruno Macchi, l’uomo che ha ucciso con 85 coltellate il senzatetto a Udine: in aula anche la mamma adottiva

Chiusa la fase istruttoria dell’omicidio di Luca Tisi, morto nella galleria Alpi dove solitamente trascorreva la notte

L’infanzia difficile, il periodo nella casa famiglia gestita dall’associazione Amici della Zizzi di Livorno. E poi il passato più prossimo, quello dei lavori stagionali a Lignano e in una pizzeria di via Poscolle, prima di quella terribile notte del 19 aprile dell’anno scorso, quella delle 85 coltellate inferte nello spazio di pochi minuti a Luca Tisi, morto nella galleria dove solitamente trascorreva la notte prima che il medico e gli infermieri dell’ambulanza potessero fare qualcosa per tentare di salvargli la vita.

La vita di Macchi

L’udienza di venerdì, 5 luglio, la quarta dall’apertura del processo, è servita ai giudici della Corte d’Assise a ricostruire il vissuto di Bruno Macchi, il ventinovenne reo confesso per l’omicidio del cinquantaseienne senzatetto. Citati dalla difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Massimiliano Basevi e Cristian Buttazzoni, sono stati chiamati a testimoniare anche i genitori adottivi di Macchi: il padre ha preferito non rispondere, mentre la madre ha ricordato i momenti difficili della convivenza con il giovane, poi affidato a una casa famiglia. Macchi, ascoltando le parole della madre, si è emozionato fino alle lacrime: ha chiesto di poter prendere la parola per alcune dichiarazioni spontanee, auspicando di poter rivedere «anche in carcere» i genitori adottivi e «le sorelle, che mi sono molto mancate: con loro andavo molto d’accordo».

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È stata poi la volta della deposizione di Roberta Filice, responsabile della comunità Amici della Zizzi, che ha descritto Bruno come «un ragazzo sempre disponibile, protettivo con i più piccoli, altruista, solare e gioviale: mai avrei pensato di ritrovarlo qui, in questa situazione», ha detto commuovendosi. Nel corso dell’udienza sono stati poi sentiti un’educatrice («Non l’ho mai visto arrabbiarsi o rispondere male, era tranquillo ed educato», ha riferito Silvia Pettinardi) e alcuni giovani che hanno condiviso l’esperienza della casa famiglia con Macchi, oltre a due conoscenti che avevano incontrato il giovane nella serata del 18 aprile, a poche ore dall’omicidio.

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La perizia

È stato infine sentito il professor Marco Stefanutti, incaricato dalla difesa di effettuare una valutazione sulle capacità psichiche di Macchi: l’analisi dello psichiatra ha evidenziato «un disturbo post traumatico da stress, legati a episodi intercorsi e ripetuti per tutta l’infanzia, che hanno caratterizzato l’intera struttura della personalità di Macchi, che tuttavia non è psicotico. Restano troppi interrogativi – ha riferito il professionista, rispondendo a una domanda dell’avvocato Buttazzoni – per stabilire se fosse in grado di intendere e volere nel momento in cui ha agito contro Tisi».

La Corte d’Assise, presieduta dal giudice Paolo Milocco, ha ritenuto non necessario lo svolgimento della perizia psichiatrica, rigettando anche l’istanza di integrazione di nuove testimonianze, avanzata sempre dalla difesa. Si è conclusa con questa decisione dei giudici la fase istruttoria del processo: il 13 settembre comincerà la discussione, con la requisitoria del pubblico ministero Lucia Terzariol e, a seguire, l’arringa della difesa. La sentenza potrebbe arrivare nell’udienza successiva, già fissata per il 27 settembre.

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