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La questione sicurezza al centro del dibattito a Udine. L’intervista al sindaco De Toni: «Le nostre dieci iniziative per il bene la città»

La questione sicurezza al centro del dibattito a Udine. L’intervista al sindaco De Toni: «Le nostre dieci iniziative per il bene la città»

foto da Quotidiani locali

UDINE. Succede dovunque si applichi il principio del male minore nel nome di un bene superiore: oggi sacrifico qualcosa io e domani beneficeremo tutti del risultato. Auspicabilmente migliorativo. Decidendo di aderire alla richiesta di collaborazione avanzata dalla Prefettura e di emettere quindi un’ordinanza che limita la vendita di alcol in città, il Comune di Udine ha seguito proprio questa logica.

Sapeva di imboccare una strada impopolare, ma ha ritenuto suo dovere fare la propria parte. «Non ci siamo inventati niente: l’idea è nata in sede di Comitato ordine e sicurezza», ricorda il sindaco Alberto Felice De Toni. Che aggiunge: «Rispetto alla bozza iniziale, considerati i nostri interventi, quella approvata è una versione soft».

Sindaco, il Comitato “Udine sicura” è pronto scendere in piazza: teme un’escalation di violenze, chiede maggiore dialogo e sollecita un confronto con il Viminale. Cosa si sente di rispondergli?

«Potrei cominciare con il ricordargli quale sia il perimetro delle competenze del Comune. E consigliargli quindi di rivolgersi al prefetto».

Eppure l’ordinanza anti alcol è stata firmata da lei.

«Certo, l’ho fatto nell’ottica della collaborazione istituzionale che ritengo indispensabile in materia di ordine pubblico, tanto più in questo particolare frangente. La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto e questa ne è la prova. Ma la responsabilità non può cadere sulla sola amministrazione comunale».




Fino a che punto, allora, Palazzo D’Aronco può intervenire?

«La sicurezza è gestita in primis dalla Prefettura, che rappresenta il Governo, a seguire dalla Questura, che risponde invece al ministero dell’Interno, e dalle altre forze dell’ordine, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza. Soltanto dopo arriva la Polizia locale, che peraltro ha un numero così elevato di compiti, dalla gestione delle licenze agli incidenti stradali, da riuscire a fornire al più un sostegno. Detto questo, nel nostro primo anno e mezzo di legislatura possiamo annoverare già dieci azioni finalizzate proprio ad aumentare la sicurezza in città».

Tante. Proviamo a sintetizzarle, cominciando dalla videosorveglianza.

«Abbiamo installato 27 nuove telecamere in 13 siti, dal centro alla periferia, e altre 21 saranno posizionate all’esterno di dieci scuole. A breve adotteremo software basati sull’intelligenza artificiale per l’analisi delle immagini. E disponiamo già di quattro droni, per i controlli anche in aree come l’ex Safau».

Abbiamo installato 27 nuove telecamere in 13 siti, dal centro alla periferia, e altre 21 saranno posizionate all’esterno di dieci scuole

Poi ci sono gli investimenti sul personale.

«Sì, anche nell’ottica del progetto sulla sicurezza partecipata sottoscritto proprio con il prefetto lo scorso febbraio. C’è una convenzione con gli istituti di vigilanza per la tutela del patrimonio dei beni comunali, ci sono gli operatori sui mezzi di trasporto pubblico, le pattuglie in borgo stazione fino alle 24, gli educatori di strada e l’intesa con Ssm per il controllo del degrado urbano. Tutte iniziative, peraltro, che si aggiungono a quelle avviate dalla giunta precedente».


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In molti, specie dopo l’ultimo accoltellamento in piazza I maggio, dicono di avere paura a passeggiare in centro. Cos’altro si può fare, allora?

«Abbiamo lavorato molto anche per ridurre le zone di degrado e rendere la città più attrattiva: basti pensare a tutti gli eventi organizzati prima per il periodo natalizio e, ora, per i mesi estivi. Per non dire dei 4 milioni di euro recuperati dalla revisione dell’Irpef e investiti in ambito sociale».

La Notte bianca, appunto. Per quanto paradossale possa suonare, alcuni commercianti sono arrivati al punto di boicottarla.

«È un errore, perché se non lavoriamo insieme finiamo per farci male da soli. Così come trovo del tutto improduttivo descrivere Udine come Baghdad. Come si può negare una correlazione tra l’alcol e le risse, a cominciare da quella che ha portato all’omicidio di Shimpei Tominaga?».


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Risse e non solo. Non eravamo la prima città in Italia per qualità della vita?

«Nelle ultime ore ci sono stati accoltellamenti anche a Pordenone e Trieste. Udine è in trincea come molti altri comuni in Italia a fronteggiare un grave problema sociale che riguarda i giovani e non solo. È chiaro che sono episodi che aumentano il senso di insicurezza e paura della popolazione. Ed è altrettanto evidente che il numero dei poliziotti, molti dei quali distaccati lungo i confini, non è adeguato alle necessità del territorio. Ma il Comune, lo ripeto, pur impegnandosi al massimo e lungi dal sottovalutare l’allarme dei cittadini, non ha voce in capitolo né sul controllo dell’ordine pubblico, né sui flussi migratori e neppure sulla gestione dei minori accompagnati, i cui costi peraltro, per norme nazionali, ricadono sugli stessi Comuni».

il Comune non ha voce in capitolo né sul controllo dell’ordine pubblico, né sui flussi migratori e neppure sulla gestione dei minori accompagnati

Come interpreta allora il pressing alla porta di Palazzo D’Aronco?

«Le rispondo con i fatti. L’opposizione mi ha chiesto di convocare un Consiglio comunale straordinario in materia di sicurezza. Bene: lo abbiamo fissato per lunedì prossimo. Guarda caso, lo stesso pomeriggio in cui, a seguire, è stato organizzato il corteo per le vie del centro. Una mossa studiata a tavolino: si vuole trascinare il sindaco in una polemica politica. Strumentalizzando, quindi, il problema».

Dicevamo della richiesta di dialogo. Come si comporterà lunedì?

«Innanzitutto, al Consiglio comunale sarà presente anche il prefetto: l’ho invitato io, perché è lui che decide in materia di sicurezza. Al mattino, invece, saremo noi suoi ospiti, insieme alle categorie economiche. Quanto al corteo, se a un certo punto arriverà una delegazione e avremo finito i lavori, allora la riceverò in sala giunta».

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In queste ore è arrivato anche l’affondo del vicepresidente della Regione, Mario Anzil, attraverso un post su Fb. Definisce l’ordinanza «totalmente inutile» e «dannosa per la prevenzione della violenza». E giudica la sua amministrazione «inadeguata a gestire la contingente situazione di insicurezza» e «causa della sua genesi», accennando a un «anomalo ingente afflusso di minori stranieri non accompagnati» negli ultimi mesi. La sua risposta?

«Certe cose vanno documentate. I numeri della Questura di Udine sono allineati a quelli delle altre città italiane. Ritrarla come un luogo in mano ai barbari non giova a nessuno e chi lo fa, a fini evidentemente propagandistici, deve assumersene la responsabilità».

Sindaco, come invertire la rotta e restituire pace a Udine?

«Noi stiamo facendo la nostra parte, ma è importante che anche il prefetto, il Comitato ordine e sicurezza, le forze dell’ordine e il governo di centrodestra facciano la loro. Tutti uniti, in un’ottica di collaborazione e rispetto istituzionali. E senza sparare al bersaglio sbagliato».

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