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Sull’accessibilità digitale, l’Italia è messa malissimo

Tra meno di un anno anche l’Italia dovrà rendere applicabili tutti i dettami previsti dalla direttiva europea denominata European Accessibility Act

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Tra meno di un anno si arriverà alla piena applicazione, anche in Italia, dello EuropeaAccessibilitAct (EEA). Si tratta di una direttiva europea che prevede la totale accessibilità digitale ai siti internet, a partire da quelli della Pubblica Amministrazione. Dunque, dal 28 giugno del 2025 tutti i portali devono uniformarsi alle linee guida, ma la situazione nel nostro Paese sembra essere molto distante dal raggiungimento di questo obiettivo. Il recepimento c’è stato, ma c’è da dire che in Italia – dal 2004 – è in vigore la cosiddetta “legge Stanca” – dal nome dell’allora Ministro per le Innovazioni e le Tecnologie – che si occupa proprio delle “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”. Una legge che da “Stanca” è diventata “stantia”.

Accessibilità digitale, l’Italia è ancora piena di problemi

Le norme ci sono, ma sembrano essere fin troppo interpretabili. Manca la definizione del perimetro di controllo ed eventuali sanzioni (nonostante l’agenzia predisposta dovrebbe essere Agid), così come un reale impianto di verifica della sussistenza della conformità alle linee guida per l’accessibilità digitale. Occorre, dunque, richiamare l’attenzione su questo tema fondamentale. Esattamente come ha fatto AccessiWay Italia che nei giorni scorsi ha pubblicato il suo Manifesto per chiedere agli attori della classe politico-istituzionale di agire affinché si arrivi alla data del 28 giugno 2025 con delle norme più strutturate. «Il fatto che non ci sia chiarezza, come in tutte le leggi, lascia spazio all’interpretazione e quindi a non fare nulla, o a fare male», ha spiegato Edoardo Arnello, CEO di AccessiWay a Giornalettismo.

Pubblica Amministrazione e non solo. Utilizzando un tool messo a disposizione da AccessiWay, Giornalettismo ha “scansionato” le homepage dei dieci giornali online più letti in Italia. La maggior parte di loro è risultata essere non conforme alle linee-guida WCag2.1 – quelle che fanno parte dell’EEA -, e solamente in quattro sono semi-compliant. Nessuna delle testate analizzate ha ottenuto un risultato di conformità. Ed è un problema non da poco, visto che i siti di informazione sono tra i più visitati nel nostro Paese, subito dopo i social network.

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