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Turandot in scena al Castello di San Giusto a Trieste

Turandot in scena al Castello di San Giusto a Trieste

foto da Quotidiani locali

Nell’anno del centenario pucciniano la “Turandot” – ultima in catalogo e più spettacolare creazione del genio lucchese – si appresta a inaugurare quella che, nelle intenzioni, dovrebbe diventare una nuova e accattivante abitudine della città ovvero l’opera en plein air nell’imponente Cortile delle Milizie del Castello di San Giusto.

La produzione è stata presentata inella suggestiva cornice del Bastione Rotondo, presenti il sovrintendente Giuliano Polo, il direttore artistico Paolo Rodda, il maestro concertatore e direttore musicale Enrico Calesso, il regista Davide Garattini Raimondi e lo scenografo Paolo Vitale, moderatrice Marina Nocilla. “Accettando con entusiasmo l’invito del governo della città a mettere tutte le nostre energie a servizio della vita culturale di Trieste a beneficio dei cittadini e dei tanti turisti presenti nei mesi estivi – ha dichiarato Polo - abbiamo accettato la sfida di portare l’opera al Castello di San Giusto, nella convinzione che si tratti di un’opportunità di crescita culturale, economica e divulgativa che non possiamo assolutamente perdere. Se riusciremo a farne una nuova abitudine e tradizione cittadina avremo raggiunto tutti insieme un grande traguardo per il benessere e la reputazione di questa città.” Se un tempo l’estate era il periodo in cui il teatro entrava in una fase di attività ridotta, adesso è diventato, al contrario, il momento in cui si sperimentano nuove iniziative.

“L’entusiasmo delle nostre maestranze di fronte alle nuove sfide e la speranza di coltivare così anche un nuovo pubblico per tutto l’anno – ha sottolineato Rodda – ci spinge a osare sempre nuove soluzioni e questa Turandot, che già in teatro aveva in sé le premesse per un grande spettacolo all’aperto, riteniamo possa rappresentare un ottimo punto di partenza sia in senso artistico che estetico.” Il regista Garattini Raimondi ha poi spiegato alcune novità riguardo l’allestimento e la regia, essendo ovviamente il palcoscenico del Verdi diverso da quello allestito a San Giusto. “Qui all’aperto il palcoscenico, come dimensioni, guadagna in larghezza ma perde in profondità per cui, a differenza della compattezza e centralità che avevamo al Verdi – spiega il regista – qui avremo una grossa dilatazione della scena, con la novità di un intervento anche sui torrioni del castello previa autorizzazione della Sovrintendenza. Poi va detto che, insieme a Paolo Vitale, stiamo cercando di ricreare quell’atmosfera notturna un po’ dark che avevamo al Verdi e anche di perfezionare le proiezioni video, un lavoro non facile in quanto il plein air sconta tanti inquinamenti luminosi a partire dalla luce che avvolge l’orchestra, cui si aggiunge l’incognita del vento e di altri imprevisti ambientali.”

Garattini Raimondi si è poi soffermato sulla gestione e sui movimenti delle masse e sulla presenza di due squadre di figuranti, una impegnata sul palco e l’altra sui torrioni, tutti vestiti di bianco e mascherati, praticamente una grande macchia bianca che si muove liberamente in tutte le direzioni, sul palcoscenico e in platea, allo scopo di sorprendere il pubblico e farlo entrare maggiormente nella storia. “Io mi auguro che, in una città come Trieste, questo tipo di iniziative possano crescere e aumentare sempre di più – ha detto infine Garattini - e che l’opera al Castello di San Giusto non sia una cosa sporadica ma diventi un’iniziativa sempre più radicata nel luogo che la accoglie, meritevole di nuove produzioni create ad hoc. Perché in questo modo si rende unico ed esclusivo lo spettacolo, che può essere visto e apprezzato solo in questo posto specifico, incrementando così di fatto anche il turismo culturale. E così come per Trieste, lo stesso discorso può valere per tutta l’Italia, ricca come nessun’ altra nazione di luoghi storici di pregio, ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità, da valorizzare e promuovere. Senza voler fare improponibili confronti con realtà di comprovata tradizione storico-musicale come l’Arena di Verona, lo Sferisterio di Macerata o le Terme di Caracalla, vanno invece valorizzate le caratteristiche esclusive dei singoli siti storici, affinchè proprio nella differenza si possa scoprire la vera ricchezza di questi luoghi.”

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“Turandot” dramma lirico in tre atti e cinque quadri di Giuseppe Adami e Renato Simoni, musica di Giacomo Puccini, nell’allestimento della Fondazione Teatro Lirico G.Verdi per la regia di Davide Garattini Raimondi, scene e disegno luci Paolo Vitali, assistente regia e movimenti scenici Anna Aiello, costumi Danilo Coppola, Maestro concertatore e direttore Enrico Calesso, Maestro del Coro Paolo Longo. Nel cast Rebeka Lokar (Turandot), Clay Hilley (Calaf), Caterina Marchesini (Liù), Abramo Rosalen (Timur), Marcello Rosiello (Ping), Aaron McInnis (Pong), Enrico Casari (Pang), Gianluca Moro (L’Imperatore Altoum), Stefano Marchisio (Mandarino), Vida Matičič Malnaršič (Prima Ancella), Lucia Premerl (Seconda Ancella), Francesco Cortese (Il Principe di Persia). Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico G.Verdi di Trieste, con la partecipazione del coro ‘I Piccoli Cantori della Città di Trieste’ diretti dal Maestro Cristina Semeraro. Recite il 10, 12, 13 luglio con inizio alle ore 21.15.

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