Elezioni francesi, per l’ultra destra arriva (a sorpresa) un’altra bocciatura
Colpo di scena in Francia: si contavano i seggi mancanti a Marine Le Pen per la maggioranza assoluta ed è invece clamorosamente la gauche a trionfare, con il capo de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, a rivendicare il governo: «Siamo pronti, Macron riconosca la sconfitta, ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare». Emmanuel Macron e la sua maggioranza uscente non crollano, com'era stato previsto, ma arrivano addirittura davanti all'estrema destra del Rassemblement National di Le Pen, la grande sconfitta di stasera dopo il patto di desistenza siglato nei giorni scorsi contro di lei. Anche se lei commenta: «La marea continua a salire, la nostra vittoria è solo rimandata».
Secondo i dati diffusi dal Ministero de l'Interno francese, a scrutinio finito, i risultati ottenuti dalle principali coalizioni nel secondo turno delle elezioni legislative francesi sono i seguenti:
- il Nuovo Fronte Popolare (ovvero la coalizione che unisce Partito Socialista, il partito dei Verdi, Europe Écologie Les Verts, e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon) ha ottenuto 182 seggi in totale
- la coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron, Ensemble pour la République, ha ottenuto 168 seggi
- terzo il Rassemblement National, che pure, al primo turno, era stato il partito più votato: ha conquistato 143 seggi
- i Repubblicani hanno ottenuto 45 seggi
Lo scenario
La sorpresa è totale, alla sinistra mancano comunque circa 90 seggi per la maggioranza assoluta, quindi la ricerca di una coalizione resta pienamente attuale. La prima reazione giunta dall'Eliseo è stata la rivendicazione da parte di Macron, per settimane sotto il fuoco delle critiche a 360 gradi, della sua scelta di sciogliere l'Assemblée Nationale: «L'affluenza - a livello record del 67% - dimostra che i francesi dovevano esprimersi». Subito dopo, dall'entourage del presidente è arrivato un invito alla «prudenza», poiché i risultati non garantiscono di poter creare «una coalizione coerente».
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Il Nuovo Fronte Popolare ha 182 seggi, lontano quindi dai 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta. E il blocco di centro macroniano, a 168, non farebbe alcuna alleanza che comprenda Mélenchon e i melenchoniani. «Questa è la domanda - insiste l'Eliseo - se una coalizione coerente sia possibile per raggiungere i 289 deputati».
Poi, una fonte ufficiale dell'Eliseo ha chiarito che Macron «aspetterà la strutturazione della nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi».
Le ipotesi che si stanno improvvisando in queste ore sono un governo di unione nazionale orientato verso il centro, con i riformisti della gauche e i Republicains, che hanno ottenuto - senza Eric Ciotti passato con Marine Le Pen - un risultato lusinghiero, ad oltre 60 seggi. Mentre 20 giorni di dibattito sembrano ormai un ricordo la gauche già mostra tutte le sue profonde differenze. A tuonare in queste prime ore di commenti sono i vincitori de La France Insoumise, la sinistra radicale che ormai era quasi sicura di rimanere fuori da qualsiasi accordo, con Mélenchon isolato all'opposizione. Da Manon Aubry a Mathilde Panot a Manuel Bompard, i colonnelli di Mélenchon proclamano l'aumento del salario minimo e la pensione a 60 anni, chiedendo le dimissioni immediate del premier Attal. E lui prontamente ha annunciato che oggi si dimetterà e come dal voto non sia emersa alcuna maggioranza assoluta.
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«Dobbiamo comportarci da adulti - ha detto Raphael Glucksmann, che ha trascinato ancora in alto il Partito socialista -. Bisogna parlare, bisogna discutere, bisogna dialogare». Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, è un brutto colpo per Marine Le Pen. Sul palco del quartier generale un Jordan Bardella ha subito denunciato le «alleanze contro natura» fra i macroniani e la sinistra, che secondo lui hanno provocato la sconfitta del suo partito: «Purtroppo - ha detto - l'alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali fra Macron e Attal con l'estrema sinistra privano» gli elettori di un governo del Rassemblement e «gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon». Poi ha reso omaggio, con poca convinzione , «alla dinamica di cui gode il Rn che l'ha portato in testa al primo turno» e gli consente comunque di ottenere un numero storico di deputati, 143.