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Wimbledon: Sinner e Paolini, due italiani nei quarti sognandone un terzo, Musetti. Ma Perricard è un osso duro

I nostri ragazzi ci stanno viziando. Due nei quarti a Wimbledon, Paolini e Sinner, mentre – incontentabili – ne sogniamo un terzo, Musetti, e ne rimpiangiamo un altro che sembrava avere un piede in ottavi, Fognini, e un altro ancora, Berrettini, che se avesse avuto un altro sorteggio chissà dove avrebbe potuto arrivare.

C’era una volta il tennis italiano che ogni tanto, ma proprio ogni tanto, si cavava qualche soddisfazione nei tornei minori. Ora ci stiamo abituando a vedere i nostri tennisti nelle fasi finali degli Slam. Un cambiamento epocale. Da vivere con immenso piacere e non sapete quante volte mi capiti di pensare a Rino Tommasi, Gianni Clerici e Roberto Lombardi che hanno trascorso una vita, anche lunga, a vedere e raccontare tennis in modo inimitabile, ma hanno avuto la disgrazia di non poter godere momenti felici come questi.

Jannik Sinner, dall’ottobre scorso, è diventato una vera sicurezza. Vince una partita dopo l’altra senza più dare l’impressione di poterla perdere. Quelle tre sole che ha perso, due con Alcaraz e una con Tsitsipas – l’ho già scritto e detto più volte – non mi hanno mai persuaso.

Dopo aver dominato Shelton nei primi due set Jannik ha giocato meno bene nel terzo, il set peggiore del suo torneo insieme al terzo con Hanfmann e con Berrettini. Ha dovuto salvare quattro set point, e due li ha salvati con il contributo decisivo di Shelton che ha sbagliato due dritti gratuiti giocati con troppa foga e poco discernimento. Eppure, mentre già lo vedevo impegnato nel quarto set, non avevo la sensazione che Jannik avrebbe mai potuto perdereQuando Fognini ha perso il primo set, e poi anche il quarto, ho pensato invece che sarebbe stato molto difficile per lui portare a casa un successo. La stessa cosa mi accade con Musetti se perde un set o se affronta un set point: vivo quei momenti da tifoso che si angoscia, che teme il peggio. Con Sinner, invece, non mi accade. Sto tranquillo, perché penso che alla fine troverà il modo di vincere.

Sono tranquillo, insomma, quanto sembra di esserlo anche lui. Chiaro che personaggi estroversi, “drammatici” come Musetti, come Fognini, come Cobolli, tutti ragazzi che se le cose si mettono male cominciano a parlare con se stessi, a imprecare contro il mondo intero, compresi i propri coach, ti inducono inconsapevolmente a soffrire con loro, a temere sempre il peggio.

Con Jannik no. Resti sereno come lui, pensando che se le cose sembrano essersi messe male, lui prima o poi troverà la soluzione per togliersi d’impaccio e rovesciarla.

La serenità che ti trasmette è contagiosa. Nessuno dei suoi fan deve aver temuto, ieri, che lui potesse perdere, nonostante le eccellenti qualità tennistiche di Shelton.

E infatti Jannik ha vinto, ha conquistato i quarti per la terza volta – e di fila – come nessuno italiano era mai riuscito a fare a Wimbledon (Pietrangeli c’era riuscito due volte,1955 e 1960, una tutti gli altri, de Morpurgo 1928, Adriano Panatta 1979, Sanguinetti 1998, Berrettini 2021), e ora deve pensare, insieme a Vagnozzi e Cahill, a quale tipo di strategia adottare per battere Daniil Medvedev, il russo che odiava l’erba ma che ha trovato modo di adattarcisi, tant’è che l’anno scorso arrivò in semifinale. Anche se lì fu dominato da Alcaraz.

Dopo averci perso sei volte di fila, Jannik ha studiato e applicato tattiche diverse le cinque volte che, da Pechino in poi, ha incontrato il russo: ha fatto anche parecchi serve&volley a Pechino la prima volta (ispirato da una identica tattica di gara adottata da Alcaraz contro Daniil che rispondeva da 10 metri dietro la riga del servizio), si è reso conto a Vienna che il russo che ama giocare a scacchi aveva trovato le contromisure, ha vinto schiantandolo 6-1 al terzo set nelle semifinali del Masters ATP di Torino, si è messo più indietro a rispondere a Melbourne dopo aver perso i primi due set e riuscendo a rovesciare l’inerzia della partita, lo ha sovrastato mentalmente a Miami ad aprile quando cancellata una pallabreak con un ace a inizio partita lo ha demolito progressivamente lasciandogli apena 3 game.

Io penso proprio che Jannik, che ormai serve con grande sicurezza e continuità – e il servizio sull’erba è fondamentale – vincerà senza troppo soffrire, anche qui a Wimbledon. Più o meno nettamente come accadde ad Alcaraz un anno fa.

Sinner non guarda più in là del suo naso, cioè del prossimo turno – giustamente – ma io posso invece sbilanciarmi di più per dire che Alcaraz fin qui non mi ha convinto. Sia con Tiafoe, che era stato avanti due set a uno e sul 4-3 anche 0-30 sul servizio del murciano, sia ieri con Humbert che gli ha inflitto un 6-1 nel terzo set e nel quarto sul 4-3 per il francese si era trovato sotto 0-40. Insomma, un paio di prove non troppo convincenti, a differenza di quelle di Sinner.

Avremo modo, comunque, di riparlare di Sinner martedì quando affronterà per la dodicesima volta Medvedev (6-5 per il russo gli head to head), ma – mentre pregusto due belle partite sul centre court, prima Zverev-Fritz e poi soprattutto Djokovic-Rune – prima di presentare il match Musetti-Perricard che potrebbe portare, in caso di vittoria del carrarino, ad una “prima” assoluta di due italiani contemporaneamente nei quarti a Wimbledon, devo complimentarmi ancora una volta con Jasmine Paolini.

E non tanto perché ha raggiunto i quarti di finale (sesta dopo la Valerio e poi Golarsa 1989, Farina 2003, Schiavone 2009, Giorgi 2018)– anche con una buona dose di fortua – in questa sua stagione davvero magica, ma per come ha giocato nei primi due set con la Keys.

La Keys, come sapete, è uscita dal campo con le lacrime, perché si è fatta male, uno stiramento alla coscia sinistra, nel cedere il servizio sul 5-2 per lei nel terzo set.

Per carità, Jasmine fortunella aveva recuperato – annullando due setpoint – dal 5-1 del secondo set issandosi poi con pieno merito al tiebreak perso di stretta misura, quindi avrebbe potuto rimontare anche nel terzo set, però Madison Keys in quella fase del gioco pareva superiore e in grado di conquistare lei i quarti.

Ma restano i primi due set – fatta eccezione per 14 minuti di “tornado Keys” fino al 5-1 in cui Jasmine sembrava troppo ansiosa di far subito il punto mentre la Keys sparava botte pazzesche di dritto e anche rovesci rasorete da far paura – in cui Jasmine ha giocato a ritmi e velocità folli. Come credo di non averla mai visto giocare. Fenomenale. Senza alcun timore reverenziale ha scambiato serei di dritti a velocità supersonica, davvero impressionanti. Ma la Navarro, sua prossima avversaria, è forte e in forma strepitosaNavarro ha sorpreso Coco Gauff il cui coach Brad Gilbert aveva ammesso prima del match che “uscite di scena Swiatek (10-1 i precedenti con la Gauff), Sabalenka, Jabeur, Pegula e Vondrousova, la mia Coco ora sa di essere la favorita n.1 insieme con la Rybakina. Deve solo stare attenta a non mettersi troppo pressione addosso…”.

Detto e fatto. Gilbert (che mi aveva chiesto anche: “Ma perché il vostro Panatta dice le cose che si leggono, tipo che Djokovic finge di essere infortunato…e sta invece benissimo…ma non sa che si è operato al menisco tre settimane fa? E anche su Alcaraz ha detto cose strane, perché lo fa?”) si è dovuto rendere conto che Coco la pressione se l’era invece proprio messa addosso. Il risultato è che la ragazzina che ha vinto un US Open ha perso con la connazionale Navarro, n.17 del mondo ma indiscutibilmente in grande progresso. Fra l’altro Navarro ha battuto la Paolini 3 volte su 3.  Per Jasmine sarà dura. Però è certo vero che il tabellone femminile è terribilmente aperto. E, oltre a Rybakina tante possono sognare. Anche Jasmine? Beh, qui davvero è il caso di fare un passo alla volta.

Vediamo allora,a mezzogiorno, come se la caverà Lorenzo Musetti con Mpetshi Perricard, battuto con un doppio tiebreak a Stoccarda.  Lorenzo, che non può non temere il servizio devastante del gigante, deve sperare di tenere sempre i suoi game di battuta, perché se dovesse subire break sarebbero guai seri. Basta questa banale preoccupazione per far giocare male chiunque, soprattutto chi avrebbe voglia di palleggiare e trovare ritmo. C’è da sperare che Musetti abbia messo in conto di dover subire chissà quanti ace, chissà quante palle break annullate da servizi imprendibili. Dovrà avere tanta pazienza ed evitare tutti quei soliloqui, conditi da parolacce e bestemmie, che certo non lo aiutano. Speriamo che ce la faccia. Per il tennis italiano sarebbe l’ennesimo spot straordinario di questa stagione unica.

Post-scriptum: la rivelazione di questa domenica, e non solo, è un Sole che splende anche nei giorni di pioggiaSi chiama Sun, Sole appunto. N.123 Wta, questa ragazza di padre croato, madre svizzera, ma di passaporto neozelandese (ma ieri c’erano tanti cinesi a tifare per lei), è sbucata dalle qualificazioni e dopo aver battuto al primo turno la cinese Qinwen Zhang, testa di serie n.8, ha poi battuto altre due tenniste non modeste, l’ucraina Starodubtseva e la cinese Zhu, prima di causare un grossissimo dispiacere al popolo Brit sconfiggendo Emma Raducanu che pure nei giorni scorsi si era fatta valere eliminando Mertens e Sakkari. Su questa Sun-Sole e la sua storia stiamo indagando. Di certo gioca davvero un gran bel tennis.

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