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Da apolide e ambulante clandestino fino alle lacrime del Pireo: Antetokounmpo riporta la Grecia alle Olimpiadi 16 anni dopo

Da apolide e ambulante clandestino fino alle lacrime del Pireo: Antetokounmpo riporta la Grecia alle Olimpiadi 16 anni dopo

“Vendevo cose da quando ho memoria, da quando avevo sei o sette anni. Ero sempre fuori casa e cercavo di aiutare mia madre e mio padre vendendo orologi, occhiali, CD, DVD…tutto quello che trovavo. L’ho fatto fino ai 17 anni perché dovevo farlo, non avevo altra scelta“. Da sempre, un uomo in missione. Un immigrato […]

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Vendevo cose da quando ho memoria, da quando avevo sei o sette anni. Ero sempre fuori casa e cercavo di aiutare mia madre e mio padre vendendo orologi, occhiali, CD, DVD…tutto quello che trovavo. L’ho fatto fino ai 17 anni perché dovevo farlo, non avevo altra scelta“. Da sempre, un uomo in missione. Un immigrato dalla Nigeria che, da clandestino, vendeva articoli contraffatti per le vie di Atene per potersi guadagnare da vivere. Oggi, nella città dei templi sacri e delle divinità, Giannis Antetokounmpo è una leggenda vivente. Lo è stato per i Milwaukee Bucks nel 2021 (con la conquista del titolo Nba), lo è diventato (mai come in questi ultimi giorni) per il suo Paese che aveva faticato ad accoglierlo e a concedergli il passaporto, insieme alla sua famiglia. Battute in sequenza Repubblica Dominicana, Slovenia, e Croazia (in finale): la Grecia vince il torneo Preolimpico e si qualifica ai Giochi Olimpici di Parigi, 16 anni dopo l’ultima volta. A bordo campo in lacrime, Antetokounmpo regala l’istantanea più emozionante e sincera. Per il governo greco era un apolide (nigeriano di nascita): ora, potrebbe essere il portabandiera del suo Paese: “Sarebbe un onore. Se succederà, fantastico; altrimenti va bene uguale. Io sono comunque contento: di questa squadra, di questo coaching staff. Siamo alle Olimpiadi. Non vedo l’ora di giocare e cercare un’impresa“. Da “problema” di Stato per la Grecia a eroe e ispirazione per tantissimi giovani.

Da venditore ambulante a icona del basket mondiale: la storia da film di Antetokounmpo
Adetokunbo, poi grecizzato in Antetokounmpo: all’apparenza, un cognome come tanti. Nessuno si sarebbe potuto immaginare che nei successivi 40 anni sarebbe potuto entrare nella storia dello sport e del Paese. C’è chi vive la sua infanzia con leggerezza e inconsapevolezza: per Giannis Antetokounmpo la vita adulta comincia prematuramente con la speranza di non essere rispediti in Nigeria. “Forse non avevamo molti soldi, ma almeno eravamo felici. Quando avevamo dei problemi, ci riunivamo nella stessa stanza e ci divertivamo ridendo, nonostante le difficoltà che stavamo attraversando”. Vittime di razzismo e xenofobia da parte dell’estrema destra, Giannis e i suoi fratelli si spostano da un mercato all’altro per vendere articoli contraffatti per potersi permettere un piatto caldo. “Alcuni vedono un muro e vanno in un’altra direzione. Io cerco di attraversarlo”: idealmente, quel muro del quartiere di Sepolia viene abbattuto direzione USA: nel 2012 Antetokounmpo sbarca nel mondo NBA e da semplice comparsa diventa (negli anni) il giocatore più dominante nella lega. Entrato in punta di piedi, oggi è l’idolo di tantissimi bambini e appassionati: tanto per il suo talento quanto per i valori umani che non ha mai rinnegato, nemmeno di fronte a contratti ultramilionari, gli stessi donati alla propria famiglia come segno di gratitudine. Fedele alle sue origini e al percorso: oggi, Antetokounmpo sta aiutando tante famiglie e persone bisognose in Grecia, Nigeria e Stati Uniti con un ente di beneficenza chiamato proprio in onore del padre, Charles deceduto all’età di 54 anni per un arresto cardiaco. “Se le persone non avessero aiutato me e i miei genitori, io non sarei qui. Ci hanno aiutato letteralmente con l’affitto, dandomi un passaggio a scuola, con la spesa e con alcune delle cose più semplici della vita. Ed è qualcosa che anche io e la mia famiglia vogliamo fare”. Gratitudine e riconoscenza.

A tout à l’heure Paris: la Grecia torna alle Olimpiadi
Usain Bolt dominava i 100 metri, Michael Phelps si consacrava come il nuotatore più forte di tutti i tempi e Pechino era il centro gravitazione dello sport normale. Sono passati 16 anni dall’ultima apparizione della Grecia alle Olimpiadi. Da Pechino a Parigi: la Grecia torna a giocarsi le sue carte per tentare quella che a tutti gli effetti è un’impresa. In corsa per una medaglia e con un Giannis Antetokounmpo pronto a dare tutto.

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