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La differenza tra un servizio di streaming e una audio library

Come sottolineato dal Consiglio di Stato nel suo parere sul caso Meta-SIAE, i due sistemi si basano su impianti - basati anche sulle licenze - completamente differenti

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Ci sono due concetti che emergono con particolare chiarezza all’interno del parere del Consiglio di Stato sul ricorso (vinto) da Meta nei confronti della sentenza del TAR sull’ormai atavica vicenda del contenzioso aperto sulle trattative di rinnovo del contratto di licenza con SIAE (Società Italiana Autori ed Editori). Si parla, in particolare, di una differenza sostanziale tra due concetti: servizio di streaming e audio library. È proprio su questa distinzione che potrebbe far forza l’azienda di Zuckerberg nel corso della prossima trattativa.

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Nel suo parere, il Consiglio di Stato ha bocciato l’impianto accusatorio mosso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (e confermato dal Tar del Lazio nell’ottobre scorso con la sentenza 16069/2023) in cui – di fatto – si sosteneva che Meta operasse un abuso di dipendenza economica nei confronti della Società Italiana Autori ed Editori. Ma l’accoglimento del ricorso della holding di Zuckerberg nei confronti della sentenza del Tribunale Amministrativo (che aveva bocciato il ricorso contro AGCM) è figlio di un concetto destinato a modificare le pretese (economiche per gli accordi di licenza) di SIAE durante le trattative.

Audio library, perché è diversa da un servizio di streaming

Nello specifico, i giudici del Consiglio di Stato hanno messo in evidenza un punto focale di questa questione che, tra le altre cose, potrebbe avere degli effetti anche sui futuri accordi tra SIAE e le altre piattaforme social:

«Le piattaforme Meta non offrono un servizio di streaming né di ascolto musicale, ma si limitano a rendere disponibile ai loro utenti un archivio, rappresentato dalla Audio Library implementata dai contenuti acquisti in virtù della licenza».

Perché questo aspetto è fondamentale? La risposta sta nelle caratteristiche differenti tra i due servizi messi a disposizione degli utenti. Un servizio di streaming musicale (come Spotify, Apple Music, Amazon Music, Tidal, Deezer), infatti, non possiede alcun brano. Si “limita”, infatti, alla possibilità di “noleggiare” canzoni da parte dell’utente (che paga un abbonamento mensile o annuale, nella maggior parte dei casi) pagando una percentuale ai detentori del diritto d’autore sotto forma di royalties in base al numero di riproduzioni. Instagram e Facebook non fanno questo.

Come sottolineato dal Consiglio di Stato, Meta mette a disposizione degli utenti una “audio library”. Questa libreria di musiche e canzoni è – di fatto – in possesso di Instagram e Facebook (dietro accordi di licenza con SIAE, per esempio) e l’utilizzo di questi brani non è paragonabile alla riproduzione fatta dai servizi di streaming. Effettivamente, Meta offre una sorta di “vetrina” e non avviene mai una riproduzione integrale di una canzone. Dunque, questa differenza sostanziale non permetterebbe – forse – a SIAE di chiedere un accordo di licenza più remunerativo, non essendo i due sistemi paragonabili.

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