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In 700 sfilano in centro a Udine per ricordare Shimpei Tominaga

In 700 sfilano in centro a Udine per ricordare Shimpei Tominaga

Da piazza XXVI luglio il corteo silenzioso è arrivato in Comune: fischi sotto la Loggia. Malignani: «L’amministrazione comunale vada a Roma»

Si sono ritrovati in settecento in piazza XXVI luglio, per attraversare in religioso silenzio il centro cittadino e ricordare Shimpei Tominaga, l’imprenditore giapponese ucciso in una rissa in quello stesso centro cittadino durante una rissa.

Tanti i cittadini udinesi che sono scesi in strada per rendere omaggio a quell’uomo sfortunato, feramandosi di fronte alla sua casa dove hanno depositato una corona di crisantemi bianchi, ma anche per chiedere una città più sicura, per fare appello alle istituzioni e alle forze dell’ordine affinché trovino gli strumenti per restituire a Udine la tranquillità e sicurezza di un tempo.

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Tanti cittadini, tanti bambini, i tifosi della curva dell’Udinese, qualche esponente politico – c’erano il presidente del consiglio regionale Stefano Mazzolini e i consiglieri Mauro Di Bert e Stefano Balloch – hanno coperto a passi lenti via Poscolle, fermandosi per un lungo applauso all’incrocio con via della Rosta dove abitava Tominaga, poi hanno proseguito in via Canciani, piazza San Giacomo, via delle Erba per poi aggirare palazzo d’Aronco e fermarsi davanti alla loggia del Lionello dove ha preso la parola il presidente di Udine Sicura, Federico Malignani: «Siamo arrivati fin qui. Siamo in tanti. Voi vedete qualcuno?» ha esordito rivolgendosi alla folla si che è profusa in fischi, anche quando ha preso la parola la presidente del consiglio comunale (sospeso), Rita Nassimbeni.

Malignani ha ricordato l’impegno del comitato, nato 10 mesi fa: «Appena abbiamo iniziato a fornire dati e segnalazioni, su cosa succedeva sotto le nostre finestre di casa, ci hanno ignorati. Oggi mi chiedo: forse sono loro a essere ignorati se il prefetto non ha voluto essere presente alla loro riunione. Ma questo non è un buon segnale, perché le istituzioni dovrebbero essere unite».

E dovrebbero, sempre secondo Malignani, applaudito a più riprese dalle centinaia di persone riunite in piazza, andare a bussare alle porte giuste.

«Sappiamo che un’amministrazione comunale non ha molti poteri, ma bisogna andare dal questore, dal prefetto e se non basta prendere un aereo e andare a Roma, riunire i senatori e i deputati eletti in Friuli Venezia Giulia e raccontare loro cosa succede in questa città e pretendere misure adeguate».

Malignani si è scagliato anche contro l’ordinanza del sindaco che vieta la somministrazione di alcol nel locali dopo l’una del mattino.

«A Udine l’alcol avrà fatto qualche danno, ma non ha mai ucciso nessuno. Il vero problema è la droga che viene spacciata sotto le finestre delle nostre case: lo spaccio è ovunque e Udine purtroppo ne è diventata un fiorente mercato».

Ha quindi concluso rivolvendosi ancora una volta al sindaco, al prefetto e al questore: «Non parlateci più di percezione di sicurezza, noi siamo qui perché abbiamo coscienza del problema, vogliamo che Udine torni a essere aperta, sicura, pacifica e civile come un tempo. Stringete la mano che vi porgiamo, con rispetto e senza rancore».

Un invito subito accolto dal sindaco Alberto Felice De Toni che ha garantito a Malignani la propria disponibilità al confronto, in un coro di fischi che lo invitavano ad andare «a casa».

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