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Wimbledon donne, Day 8: alla caccia del titolo otto giocatrici di otto nazioni differenti

Nel lunedì della seconda settimana di Wimbledon si sono completati gli ottavi di finale, definendo le otto giocatrici che si contenderanno il titolo. In particolare nel Day 8 sono scese in campo le tenniste della parte alta di tabellone. Tutto sommato le partite sono filate via spedite: quattro incontri tutti finiti in due set.

In ordine cronologico il primo quarto ad essere definito è stato Rybakina contro Svitolina. Si attendeva che vincessero loro due, e così è avvenuto.

Elena Rybakina (tds 4) ha sconfitto (6-3, 3-0 ritiro) Anna Kalinskaya (tds 17) (qui la cronaca). Nel derby moscovita (entrambe sono nate a Mosca, anche se oggi Rybakina gioca per il Kazakhstan) Rybakina è partita contratta, ha perso a zero il servizio di apertura, ma poi ha messo a fuoco il suo gioco, e dalla metà del secondo set ha cominciato non solo a servire bene, ma anche a scambiare con qualità. Dal 3-2 con Kalinskaya al servizio, Elena ha vinto 7 game di fila prima che Anna decidesse di fermarsi a causa di un dolore al polso.

Quanto possa valere un successo su una giocatrice con seri problemi fisici è sempre difficile da valutare, ancora di più se teniamo conto che in conferenza stampa Kalinskaya ha raccontato che ha sentito dolore addirittura dal primo game della partita, e che questo l’ha influenzata negativamente sotto tutti gli aspetti del gioco: al servizio come nello scambio. Quindi non avrebbe senso intonare peana per Rybakina, ma le va almeno riconosciuto che ha fatto il suo.

Avversaria di Rybakina sarà Elina Svitolina (tds 21), che ha prevalso 6-2, 6-1 su Wang Xinyu, la giocatrice che aveva eliminato Jessica Pegula. Da quando è tornata a competere dopo la maternità, Elina si sta dimostrando un’ottima giocatrice da erba: semifinale a Wimbledon nel 2023 (sconfitta dalla futura vincitrice Vondrousova) e nel 2024 quarti di finale (come minimo).

Svitolina è da tanti anni sul circuito, le sue caratteristiche sono ormai note a tutti. Per questo vorrei sottolineare un aspetto del match contro Wang che non è così scontato: la differente incidenza della battuta sulla partita di entrambe. Da una parte Wang (dall’alto del suo metro 1 82) ha servito 3 ace e ben 4 doppi falli, dall’altra Svitolina ha messo a segno 7 ace e 1 solo doppio fallo. E spesso la prima di servizio di Elina ha indirizzato lo scambio in modo decisivo.

Nata giocatrice difensiva, Svitolina nel tempo sta cercando di diventare più “all around” e i risultati sui prati lo confermano. E quanto di nuovo ha aggiunto al suo tennis (più aggressività soprattutto con il dritto, ma anche una battuta più spinta) non ha tolto nulla alle sue precedenti qualità. Giusto per fare un esempio: a un certo punto del match Wang ha cominciato a cercare più spesso la rete, e Svitolina ha sfoderato le antiche risorse, mettendo a segno tanti bei passanti.

Insomma per me il confronto tra Elena ed Elina, è più aperto di quanto non dica la differenza numerica tra teste di serie (numero 4 contro numero 21). Negli scontri diretti sono 2-2 con Rybakina che ha vinto l’unico precedente sull’erba di Eastbourne 2021.

Le ultime due quartofinaliste del tabellone sono uscite dai confronti andati in scena, uno dopo l’altro, sul Court 1. Stadio, come ormai quasi d’abitudine, con il tetto chiuso (se non mi confondo, in questa edizione di Wimbledon solo per un giorno il tetto è rimasto aperto).

Nel match tra Ostapenko (tds 13) e Putinsteva, vinto da Jelena per 6-2, 6-3 il primo set è stato abbastanza a senso unico. Fedele al motto “chi picchia per primo picchia due volte”, Ostapenko ha aggredito tutti i colpi immediatamente, che fosse al servizio o che fosse alla risposta, lasciando a Putintseva un ruolo da comprimaria: Jelena picchiava e Yulia provava a rimandare di là quello che riusciva ad agganciare. Inizialmente davvero poco (5-0 per Jelena), poi qualcosina di più, ma non a sufficienza per cambiare il destino del set.

All’inizio di secondo set la situazione si è fatta più equilibrata, anche perché Ostapenko è un po’ scesa nella precisione degli attacchi. E così, per un tratto, la partita è andata avanti punto a punto. Ma non seguendo più di tanto la regola dei servizio, quanto quella dell’umore di Jelena: se era ispirata, il quindici era suo; se la precisione calava, andava a Putintseva.

Dopo aver lasciato tutti ammirati per la qualità della prestazione contro Swiatek, per Yulia non deve essere stata una sensazione molto appagante ritrovarsi a vivere il ruolo di “spalla” della avversaria, a tutti gli effetti prima attrice. Comunque è stata ammirevole per come in diverse occasioni ha anche accettato di remare due-tre metri dietro la linea di fondo campo, nel tentativo di contenere le bordate che atterravano ovunque. E qualche volta le ha anche contenute con successo.

Ostapenko non la si scopre certo oggi, ma seguire i suoi match dal vivo lascia sempre ammirati soprattutto per come cambia direzione allo scambio, uscendo dal confronto sulle diagonali senza il minimo timore. E’ così che ottiene vincenti anche su palle che il manuale del tennis sconsiglierebbe di aggredire. Il manuale suggerisce di limitarsi a un colpo “di manovra”? E invece lei azzarda la botta definiva, senza se e senza ma. E la cosa impressionante è che spesso le riesce. Certo, alterna vincenti ad errori, ma fino a che i vincenti sono più degli errori ha ragione lei, perché anche così si possono vincere le partite.

Con questo schema estremo si è sviluppato il match sino al 6-2, 5-3 per Ostapenko che è dunque andata a servire per il match. Comincia il game: Jelena sbaglia la prima battuta, ma senza fare una piega spinge la seconda sulla riga esterna, sollevando una nuvoletta di gesso: 15-0. Il game procede. Putintseva risponde bene a una seconda, e grazie anche a un nastro fortunato si trova sul 30-30. Poi un’altra prima incontenibile porta al primo match point: gran botta fuori misura e parità. Poi un nuovo servizio a uscire e sulla risposta una nuova botta incrociata; questa volta nei pressi della riga: altro match point, il secondo. Finalmente Yulia riesce a entrare nello scambio, e prova a mischiare le carte con un colpo slice, ma Jelena risponde a sua volta con un altro slice: direttamente vincente. E chi se non lei, poteva trasformare in vincenti immediati anche gli slice? 6-2, 6-3 in 68 minuti di tennis di attacco, senza la minima paura.

Ultimo match della giornata, Krejcikova (tds 31) b. Collins (tds 11) 7-5, 6-3. Partita intrigante, con protagoniste dai caratteri quasi opposti (estroversa e fumantina Danielle, introversa e misurata Barbora), ma dallo stile di tennis affine: tutte e due preferiscono comandare il gioco e tendono a faticare se devono contenere. Ma sono proprio le opzioni difensive a differenziarle maggiormente: Collins spesso azzarda il tutto per tutto per ribaltare lo scambio, Krejcikova invece ricorre agli slice per rallentare il palleggio, in attesa di tempi migliori.

Nel primo set Krejcikova ha cominciato solida, concedendo nulla alla battuta (zero palle break). Al contrario Collins ha spesso sofferto nei propri turni di servizio, ma è sempre riuscita a salvare le palle break (addirittura 9, concesse in ben quattro diversi game). Eppure il risultato era sempre in parità. C’è voluta la decima occasione per arrivare al break: 6-5 e servizio Krejcikova. Danielle non è riuscita a rispondere bene, e così il set si è chiuso sul 7-5 Krejcikova.

Nel secondo set Collins è sembrata patire il colpo. Visibilmente nervosa, ha ripreso conducendo i propri turni di servizio in modo estremamente frettoloso, un quindici dopo l’altro a ritmo incalzante. Ha salvato (di nuovo) due palle break in apertura, ma poi nel terzo game con due doppi falli ha finito per regalare il game: 7-5, 3-1 per Krejcikova.

A quel punto si è avvicinata alla giudice di sedia e ha chiesto un Medical Time Out. Normalmente per l’intervento si attende il primo cambio campo utile, ma in questo caso sull’1-3, 0-30 Danielle si è rifiutata di proseguire, lamentando un problema alla gamba. E insieme alla fiosterapista è entrata negli spogliatoi. Da cui è tornata, dopo il MTO, con una vistosa fasciatura alla gamba sinistra.

Alla ripresa però sono arrivati altri due punti per Barbora (uno grazie a un doppio fallo) con conseguente doppio break di vantaggio: 7-5, 4-1. Per nulla influenzata dallo stop, Barbora ha consolidato la situazione: 5-1. Per vederla abbandonare l’imperturbabilità c’è voluto il fatidico momento decisivo: servire per il match sul 5-2. E, anche a causa di due doppi falli, ha davvero finito per perdere la battuta. Ma la conclusione è stata rinviata di poco: game vinto a zero in risposta a sancire il 6-3.

Collins ha faticato per l’intero match nei propri turni di battuta, e forse senza la sua proverbiale tigna agonistica il punteggio avrebbe anche potuto essere più netto, visto che ha concesso palle break in 8 degli 11 turni di battuta giocati.

E così il tabellone dei quarti è completato dal match fra Ostapenko e Krejcikova. I precedenti dicono 4-2 per Ostapenko. Jelena ha vinto gli ultimi tre incontri, compreso quello sull’erba di Birmingham 2023. ITF segnala anche un precedente da junior vinto da Krejcikova, anche se Barbora in conferenza stampa ha detto che da ragazzine si sono incontrate diverse volte.

Se consideriamo palmarès e risultati Slam, le due parti di tabellone sono molto sbilanciate: nella parte alta tre vincitrici Slam (Ostapenko, Krejcikova e Rybakina) di cui una proprio a WImbledon (Rybakina nel 2022). Nella parte bassa nessuna vincitrice, con la sola Paolini almeno finalista Slam.

Per chiudere un poco di “geografia tennistica”. il tennis statunitense si era presentato agli ottavi con quattro giocatrici (Gauff, Navarro, Keys e Collins) e ne ha perse tre. Essendoci stato uno scontro diretto (Navarro contro Gauff) un risultato era obbligato. E così ai quarti di finale sono approdate otto tenniste di otto nazioni differenti: Lettonia, Repubblica Ceca, Kazakhstan, Ucraina, Nuova Zelanda, Croazia, Italia, Stati Uniti.

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