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Cinque per mille, i bellunesi premiano i Comuni: arrivano 223 mila euro. Tutti i dati

Cinque per mille, i bellunesi premiano i Comuni: arrivano 223 mila euro. Tutti i dati

Quasi 10 mila contribuenti hanno destinato i contributi ai servizi sociali. A Belluno vanno 21 mila euro, Zoppè fanalino con una firma: 2,15 euro

«I cittadini ci vogliono bene». Nonostante la disaffezione alla vita pubblica, quella politica e amministrativa in modo particolare, oltre 9.700 bellunesi hanno messo la propria firma sul modello 730 per destinare il 5 per mille delle tasse ai Comuni dove hanno la residenza. La cifra totale che si spartiscono le amministrazioni locali è di 223.637 euro.

In testa alla graduatoria sta Belluno con 780 firme per un totale di 21.800 euro, in calo rispetto agli anni scorsi.

All’ultimo posto c’è Zoppè di Cadore, dove un solo cittadino ha scelto il Comune, e la cifra è davvero “contenuta”: 2,15 euro.

D’altro canto, i cittadini hanno una miriade di possibilità di scelta, da associazioni di volontariato sociale e culturale, a società sportive, ad aree protette.

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I Comuni vengono prima delle società sportive come numero di scelte e come importi (3.466 firme per 120.486 euro), mentre la categoria maggiormente premiata è quella del volontariato con quasi 30 mila firme e 897.500 euro destinati alle più svariate attività.

Per legge la destinazione dei soldi assegnati ad ogni Comune è il settore sociale, quello dove ci sono le maggiori criticità e necessità. «Basta pensare alle case di riposo», spiega Marianna Hofer, sindaco di Valle di Cadore (160 cittadini che pagano le tasse hanno firmato per il Comune), «se un anziano ha solo una pensione, con le rette attuali consuma in fretta i risparmi di una vita e se non ci sono parenti che possano intervenire, la retta viene integrata dal Comune».

Altra categoria è quella dei minori che vengono tolti alle famiglie e vivono in comunità, spesso fuori provincia o fuori regione.

Le rette possono arrivare anche a 40 mila euro all’anno e basta un minore in una simile situazione per mettere nei guai una amministrazione locale. E sono molti i Comuni bellunesi che hanno questo impegno finanziario.

A Sovramonte, per esempio, spiega il sindaco Federico Dalla Torre, il costo è sostenuto in parte dall’Ulss, grazie alla “scelta lungimirante” fatta dagli amministratori precedenti di aver delegato all’azienda sanitaria il settore sociale. «Però sappiamo già adesso che quest’anno la spesa sociale aumenterà di 5 mila euro e l’anno prossimo di 13 mila».

Dal 5 per mille a Sovramonte arriveranno circa 2 mila euro, anche se il numero dei firmatari è di 115 (in un paese di 1300 abitanti): ovviamente tutto dipende dal valore dei redditi dichiarati.

«Lo Stato non ti aiuta, la Regione ti dà poco, tutte le spese sociali che sostiene il Comune ricadono sui nostri cittadini: quando un Comune è costretto a intervenire sull’Imu o sull’aliquota Irpef, non lo fa perché è un cattivo amministratore, ma per coprire queste spese», aggiunge Dalla Torre.

La fortuna di Sovramonte è di essere entrata nella partita delle centrali lungo il Cismon: «È grazie a questi introiti che possiamo gestire bene i servizi, lo sgombero neve, i pullmini gratis, il costo delle mense al minimo».

Da un piccolo Comune al capoluogo di provincia. I 21 mila euro che Belluno riceve dal 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi del 2023 «saranno destinati alle famiglie che hanno bisogno di sostegno, ai minori allontanati da casa, ai tanti casi di anziani che vivono soli e sono in situazioni di disagio», spiega l’assessore Marco Dal Pont. «Pur avendo un buon bilancio per il sociale», aggiunge, «servirebbero molti più soldi, perché le criticità aumentano sempre di più».

Il tema delle persone anziane che vivono da sole sta a cuore al sindaco di Pieve di Cadore, Sindi Manushi, che proprio in questi giorni sta compiendo un tour nelle case di riposo del suo Comune.

«Il problema della solitudine degli anziani aumenterà sempre di più in futuro, e anche l’impegno che sarà chiesto al Comune per sostenerli. In una provincia in cui il lavoro non manca, ci sono comunque molte povertà, soprattutto nei casi di madri single che hanno grande bisogno di sostegno economico».

Tutti i sindaci che abbiamo interpellato ci tengono a ringraziare i loro concittadini che, nella moltitudine di associazioni che hanno chiesto la firma, hanno preferito scegliere l’ente Comunale. A Pieve di Cadore sono stati ben 396 e questo porterà nelle casse comunali 13.150 euro. «Abbiamo fatto anche una campagna promozionale per il 5 per mille», conclude Manushi, «vedremo gli effetti il prossimo anno».

A Longarone, da sempre, i soldi del 5 per mille sono destinati alle scuole. «Ogni anno sosteniamo i progetti scolastici con 30 mila euro e una quota di questi contributi arriva dal 5 per mille», spiega il sindaco Roberto Padrin.

Il settore sociale a Longarone beneficia negli ultimi anni dei finanziamenti collegati alla fusione dei Comuni. «Riusciamo a garantire i servizi e ad aumentarli. La nostra casa di riposo ospita 107 persone, con le rette più basse della provincia. Abbiamo potuto investire lì numerose risorse per migliorare la qualità dell’alloggio, grazie anche alle donazioni che ogni anno arrivano dai Lions. E riusciamo a dare tre euro al giorno ad ogni anziano residente a Longarone, ospitato nella struttura».

Ma è tutta la rete sociale e sanitaria che è stata implementata in questi anni: «Abbiamo una struttura solida: ci ha aiutato la fusione con Castellavazzo».

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