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Rainews nella bufera: in attesa che la destra trasformi la tv pubblica, per ora c’è il nulla

Rainews nella bufera: in attesa che la destra trasformi la tv pubblica, per ora c’è il nulla

Dunque la bufera si è scatenata attorno a Rainews che alle 22 di domenica sera intratteneva i suoi spettatori con le vicende di un festival delle Città identitarie mentre l’identità di un paese europeo piuttosto importante stava manifestando qualche segno di cambiamento. Da qui le proteste del CdR e il comunicato molto critico dell’Usigrai. Ma […]

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Dunque la bufera si è scatenata attorno a Rainews che alle 22 di domenica sera intratteneva i suoi spettatori con le vicende di un festival delle Città identitarie mentre l’identità di un paese europeo piuttosto importante stava manifestando qualche segno di cambiamento. Da qui le proteste del CdR e il comunicato molto critico dell’Usigrai. Ma senza nulla togliere alle legittimità e alla ragionevolezza di queste prese di posizione, posso dire che il vero problema è ben altro, e il famigerato benaltrismo in questo caso è doveroso.

Riassumiamo i fatti dall’inizio. Sono le 20 e si sa che in quel preciso istante si avrà la prima comunicazione degli exit poll delle elezioni legislative francesi. France 24, che personalmente sto seguendo (come sapete sono un po’ snob), fa addirittura il count down. C’è parecchia suspense in giro e il racconto oltre che importante sul piano politico promette di essere anche piuttosto spettacolare, ricco di emozioni.

La7 ha allestito il suo speciale, non proprio una maratona ma una mezzofondo molto intensa guidata da Mentana che prevede vari collegamenti con i vari teatri parigini della contesa. E pure Sky Tg 24 ha previsto uno spazio in cui analizzare i risultati. Ma l’arrivo dei primi dati è una bomba. Tutte le previsioni, da quelle più decise che già vedevano la destra padrona della Francia a quelle più prudenti che ne prevedevano il successo ma con qualche problema parlamentare, smentite in un attimo.

Prima la sinistra, poi Macron, solo terza Marine Le Pen. La suspense diventava un colpo di scena strepitoso e lo spettacolo era assicurato. Mélenchon arringava la folla con un discorso tribunizio in cui osava chiamare i suoi elettori camarades, cioè compagni, una parola ormai impronunciabile in Italia tanto che l’interprete di Sky la traduceva “uomini e donne”. In sottofondo risuonavano le note degli Intillimani. Dall’altra parte Bardella denunciava senza mezzi termini il turpe accordo, Attal annunciava le sue dimissioni mentre quel volpone di Macron zitto zitto…

Mentre Mentana a causa di incidenti tecnici faticava a tenere dietro all’improvviso e imprevisto teatro che aveva assunto i toni del grand guignol, in Rai poco o nulla. Tg1 e Tg 2 aprivano con la notizia e un collegamento con gli inviati a Parigi, pochi minuti e poi via con l’eruzione dell’Etna, come se si trattasse di una tornata amministrativa in qualche capoluogo di provincia.

Ora non è necessario essere appassionati dietrologi per immaginare che l’esito così imprevisto delle elezioni francesi con tutto il can can che da settimane le precedeva abbia suscitato reazioni diverse ma molto forti nelle redazioni delle varie testate: delusione, rabbia, perplessità, timore, gioia. E che le varie sensibilità politiche hanno dato origine a letture diverse del risultato e delle sue conseguenze. Qualcuno avrà visto sorgere il sol dell’avvenire, qualcun altro il caos per l’impossibilità di formare un governo mentre Mentana già disegnava i confini della nuova maggioranza: dai repubblicani ai macroniani fino a pezzi della sinistra con l’esclusione di Mélenchon, quel cattivone. Tutto legittimo.

Ma mentre altrove si discuteva di tutto ciò e persino Porro aveva dato inizio al suo show, un po’ salotto un po’ circo equestre, mostrando episodi di violenza e stigmatizzando le parole del canzoni dei rapper di sinistra, in Rai niente: canzoni, un interminabile film, le repliche di Report fino a quasi mezzanotte quando finalmente su Rai 3 si è potuto assistere a una dibattito serio. Per quasi quattro ore come se non fosse successo nulla.

Questo è il contesto in cui è accaduto quello che è accaduto a Rainews. E forse il contesto è la cosa più grave. La nuova dirigenza di destra ha spesso annunciato di voler introdurre nel servizio pubblico nuove letture, nuove narrazioni del mondo finora escluse. Quello che si è visto o meglio non visto ieri sera ci dice che al posto delle vecchie letture e in attesa delle nuove per ora c’è il nulla, la rinuncia, la chiusura, l’incapacità di affrontare la realtà quando questa rivela un minimo di complessità e di imprevedibilità.

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