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San Donà, anziana morta dopo l’intervento al ginocchio: anestesista  va a processo

Inizierà il 18 ottobre, alle 10, davanti alla giudice monocratica Giulia Caucci il processo al dottor M.S., 63 anni, medico anestesista alla casa di cura “Sileno e Anna Rizzola” di San Donà di Piave, accusato di omicidio per colpa medica, per la morte di una signora 85enne, ricoverata nel reparto di Riabilitazione della clinica dopo un intervento di protesi al ginocchio. La morte è avvenuta il 23 marzo 2022 .

L’8 luglio , l’udienza preliminare davanti alla giudice Daniela Defazio si è conclusa con il rinviare a giudizio del medico: sarà il Tribunale a decidere se abbia o meno responsabilità.

L’accusa

Secondo l’accusa che il pubblico ministero Giovanni Gasparini muove al medico, non si sarebbe accorto di una emorragia in corso, che ha poi causato uno shock multiorgano, che ha ucciso l’anziana. Sempre secondo il capo di imputazione, il medico non avrebbe eseguito una emogas analisi per verificare le cause dello shock in atto e una volta accertata l’emorragia non avrebbe contattato prontamente il Suem per trasferire l’anziana in un ospedale con una terapia intensiva o, comunque, una struttura consona ad affrontare questa emergenza, che avrebbe richiesto un intervento chirurgico d’urgenza di laparotomia esplorativa.

Quando la donna era stata trovata quasi ormai esanime nel suo letto - lamentando diarrea, con la febbre e molto sudata - il medico si sarebbe limitato a prescrivere farmaci anti-dissenteria.

Sette ore dopo, era morta.

La difesa

«È un medico con esperienza, aveva preso servizio quel giorno a Riabilitazione, lo stesso del trasferimento da Ortopedia della donna, operata 8 giorni prima, in buono stato, senza febbre», dice l’avvocato Daniele Vianello che con l’avvocata Federica Callegaro difende il medico, che ora opera in un’altra struttura, «la sera la signora sta male: diarrea, sudorazione. Si trattava di una persona obesa e soffriva di diabete, così il medico non ha pensato a uno shock emorragico - in atto - ma ricollegato i i sintomi alle patologie esistenti, prescrivendo farmaci per fermare la dissenteria. La situazione si stabilizza, poi l’aggravamento e la morte alle 7, provocata da una emorragia per la rottura della milza, di difficile diagnosi. Vero che i sintomi corrispondono, ma sono compatibili anche con altre situazioni».

Deciderà dunque il Tribunale.

La gup ha respinto la richiesta della difesa di citare per eventuale responsabilità amministrativa la struttura, perché solo la Procura può avanzare richiesta in tal senso. —

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