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Cantiere degli orti sospeso a San Grato: «E ora per quanto ci lascerete così?»

Cantiere degli orti sospeso a San Grato: «E ora per quanto 

ci lascerete così?»

Sopralluogo dell’ex vice sindaca di Ivrea Elisabetta Piccoli: «Non hanno capito il valore sociale di questo progetto, è grave e sbagliato»

IVREA

Paura, sconforto e qualche dubbio mai chiarito su un cantiere nato tra abbandoni di rifiuti, lavori a rilento, interruzioni e lungaggini. È quello che resta a San Grato, dopo la notizia della sospensione del cantiere degli orti per il ritrovamento di amianto interrato.

«Noi abitiamo qui da sempre - raccontano Emanuela Rossi e Mariangela Gamberini , due residenti storiche del quartiere - e non abbiamo mai visto nessuno interrare dell’amianto. Sarebbe stato anche controproducente nel terreno dove si coltiva, no?». E in effetti ci mostrano i cumuli di rifiuti rimasti, dove l’amianto è davvero residuale. Si tratta per lo più di resti di baracche e scarti in muratura. L’amianto spezzettato c’è, in alcuni punti.

Lo stesso assessore ai lavori pubblici Francesco Comotto, alla Sentinella, aveva detto che si trovava nel primo strato superficiale. «Ma noi ci chiediamo allora - spiegano le residenti -, non è che successo mentre si distruggevano le baracche? Ma soprattutto ora cosa vogliono fare, per quanto ci lasceranno con questo cantiere mal delimitato e i cumuli di rifiuti in mezzo?».

Elisabetta Piccoli, vice sindaca nella giunta Sertoli, ha seguito il progetto fin dall’inizio. Dopo aver portato le sue rimostranze in due commissioni, sulla misura delle casette previste, ha effettuato un sopralluogo sul cantiere ormai abbandonato.

«Hanno sbagliato - spiega Piccoli - a distruggere tutte queste baracche e lasciare i detriti comprensivi dell’amianto a cielo aperto. È vergognoso, poi, che il cantiere non sia stato transennato correttamente prima di essere abbandonato. Ma la cosa più grave di tutte è che non si lasciano le persone così, senza spiegargli che fine farà il cantiere».

Comotto aveva comunque assicurato alla Sentinella che la volontà è quella di proseguire e che ora si sta tentando di spingere con il ministero per utilizzare il ribasso d’asta e con la Città metropolitana di trovare una soluzione a un prezzo ragionevole per lo smaltimento di terra con l’amianto.

«Stanno trattando questo progetto come se fosse solo una questione di lavori pubblici - spiega Piccoli -, ma dimenticano l’aspetto sociale, oltre alla questione di patrimonio agricolo della città. Quest’area è stata abbandonata per trent’anni e quindi le persone hanno iniziato a gestirla come se fosse loro. Il Comune ora non può usare il braccio di ferro, perché vuol dire non avere cura delle persone. E non deve dimenticare l’importanza del tema sociale. Questo è soprattutto un posto di ritrovo per il quartiere. Non bisogna dimenticare che è fatto di appartamenti senza sfogo». Infatti i residenti chiamano gli orti “i giardini”. Come se fosse un prolungamento di casa loro, in effetti. «La cosa peggiore - chiosa Piccoli - è che un’amministrazione di centro-sinistra non comprenda il valore sociale di questo progetto, che è di rigenerazione urbana per aree disagiate».

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