Mosca ordina l’arresto della moglie di Navalny: “Coinvolta in gruppo estremista”. Lei: “È Putin che dovrebbe andare in cella”
Coinvolgimento in un gruppo estremista: con questa accusa un tribunale di Mosca ha ordinato l’arresto in contumacia di Yulia Navalnaya, moglie di Alexsej Navalny, l’ex dissidente russo morto a febbraio scorso per cause ancora misteriose in una prigione di Stato dove era detenuto proprio per la sua attività contro Putin. A dare notizia del mandato di cattura è stata l’agenzia di stampa Ria Novosti, che ha citato il servizio stampa del tribunale. Che, nella fattispecie, “ha scelto una misura preventiva sotto forma di detenzione per un periodo di 2 mesi”. Come scriva l’agenzia di stampa russa, “il periodo viene calcolato dal momento dell’estradizione nel territorio della Federazione Russa o dal momento della detenzione nel territorio della Federazione Russa”. La corte ha chiarito che Navalnaya è stata inserita nella lista internazionale dei ricercati perché “si è nascosta dalle autorità investigative“.”
Non si è fatta attendere la reazione della diretta interessata, che su ‘X’ si è chiesta se “sarà la solita procedura. Un agente straniero, poi l’apertura di un procedimento penale, poi un arresto?!”. In quello che sembra un appello ai media occidentali, Navalnaya ha poi chiesto che “quando scrivete di questo, vi prego di non dimenticare di scrivere la cosa principale: Vladimir Putin è un assassino e un criminale di guerra”. Moglie del dissidente russo Navalny morto lo scorso 16 febbraio in una colonia penale artica in Siberia, Yulia ha aggiunto che “il posto di Putin è in prigione”, ma “non da qualche parte all’Aja, in una cella accogliente con una tv, ma in Russia, nella stessa colonia e nella stessa cella di 2 metri per 3 in cui ha ucciso Alexei”.
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