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Adriatici si sfoga in tribunale: «Non sono un assassino»

Voghera. Per la prima volta in un procedimento pubblico Massimo Adriatici parla dell’uccisione di Youns El Boussettaoui del 20 luglio 2021 in piazza Meardi a Voghera. «Non sono un assassino, non ho ucciso con volontà - ha spiegato ieri Adriatici -. Sono stato diffamato per mesi, veniva pubblicata la mia faccia con scritto merda. Ho avuto danni professionali».

I politici testimoni

Il processo di ieri era per diffamazione, al centro c’è la pagina Facebook “Politica è Partecipazione”. A processo ci sono Gianpiero Santamaria, Davide Palumbo e Alessandro Rossi, i gestori della pagina social, ma anche i commentatori Renato Faller, Luana Di Simone, Katia Scapolan e Rosaria La Rosa. La testimonianza più attesa è stata quella di Adriatici, che ha contestualizzato il momento degli insulti: «Avvenuti dopo che mi sono difeso, ma non volevo uccidere», ha spiegato in aula Adriatici. L’avvocato difensore Gabriele Romagnoli, che è parte civile nel processo a carico di Adriatici per eccesso colposo di legittima difesa, ha provato ad incalzare.

«Ma dei fatti di piazza Meardi nel merito risponderò nell’altro processo», ha troncato Adriatici. Richiesta accolta dal giudice monocratico Vincenzo Giordano. Testimoni anche gli assessori Federico Taverna che contestava frasi relative al suo coinvolgimento «non reale» nell’inchiesta Concorsopoli; Giancarlo Gabb:a «ho visto pubblicata fuori contesto una chat privata», ovvero quella nella chat di giunta di un mese prima del delitto di piazza Meardi «finché non si comincerà a sparare, sarà sempre peggio»: l’assessore William Tura che ha ricordato: «mi hanno dato del rimbambito».

«Il problema è che poi qualcuno della giunta ha sparato davvero», ha contestato l’imputato Santamaria con una dichiarazione volontaria. Dovevano testimoniare anche la sindaca Paola Garlaschelli (accolto il legittimo impedimento per una riunione a Roma), ma anche l’assessora regionale Elena Lucchini, sua sorella Federica e il presidente della provincia Giovanni Palli. La loro assenza è stata considerata non giustificata e le querele rimesse tacitamente.

«Ai tempi i tre hanno dovuto presentare querela per fermare le continue diffamazioni - spiega i legali di Palli e delle sorelle Lucchini, Luca Angeleri -. Ieri non c’erano per inderogabili impegni, le diffamazioni sono state arginate e non puntano a risarcimenti». Si è opposto l’imputato Rossi querelato solo da Elena Lucchini che dovrà quindi comparire: «Assenza irrispettosa - commenta l’avvocato Gabriele Romagnoli -. Vogliamo dimostrare l’innocenza in dibattimento».

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