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L’Auser di Voghera chiude dal 1º gennaio 2025. Il presidente: «I soldi offerti? Non ci serve la carità»

Voghera. «Con grande rammarico, dopo attente valutazioni delle risposte alle richieste d’aiuto, ci vediamo costretti ad informarvi che è nostra intenzione rimettere nelle Vostre mani la struttura che amorevolmente abbiamo tolto dal degrado assoluto a partire dal 1995...»: la lettera, inviata alla sindaca e al Consiglio, firmata dal presidente Carlo Mogolino, annuncia la fine dell’Auser, la storica realtà del volontariato, dell’assistenza e dell’aggregazione sociale di Voghera.

Chiusi, dal 2019, gli spazi (che sono del Cmune), prima per il Covid, poi per una lettera anonima che poneva problemi (reali) di agibilità. Chiuso, ora, il parco giochi che, ogni anno, accoglieva , ogni giorno, centinaia di bambini. Il parco è pulito, ordinato, con attrezzature “vintage” che non hanno mai creato problemi, salvo non essere più in regola con le norme attuali. Proprio sul parco giochi si è raggiunto il culmine della tensione tra l’Auser (600 soci) e il Comune.

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«Così non ce la facciamo più» aveva detto il presidente. La sindaca Paola Garlaschelli, che segue la vicenda Auser, aveva annunciato un’iniziativa «inconsueta e straordinaria». E l’ha fatta: insieme all’assessora regionale Elena Lucchini sono stati raccolti 10mila euro, di tasca loro, per poter acquistare nuovi giochi. Ma, nello stesso tempo, la sindaca aveva agganciato al gesto di buona volontà, la critica alle gestioni Auser che avrebbero portato a questa situazione. Il gesto non ha calmato le acque. Anzi, ora, è proprio burrasca.

«Ma mi faccia il piacere»

Se non fosse cosa seria, che coinvolge l’impegno di persone e istituzioni, si potrebbe evocare, raccontando la reazione del presidente Mogolino , il Totò che sbotta , nel film “Totò a colori”: «Onorevole, ma mi faccia il piacere».

La “colletta” non è stata presa bene: «Avrei voluto rispondere d’istinto alle parole della Sindaca – dice – ma io non rappresento me stesso, ma un onlus il cui direttivo decide le linee di comportamento. Così ho trascorso la domenica a consultare i membri per poter replicare. I 10 mila euro? Quei soldi non li vogliamo, perché non risolvono i nostri problemi. Non si può liquidare una pratica così complessa con una colletta. Pulirsi la coscienza fa sentire bene, ma non risolve».

«Il parco giochi del Comune – continua Mogolino – è in ottime condizioni: non abbiamo disatteso ai compiti previsti dalla convenzione, come osserva la sindaca. Anzi: nel 1998 lo abbiamo costruito in un bosco maleodorante e poi lo abbiamo gestito». L’assegno-colletta non sarà, così, ritirato: «Grazie, sul piano personale, alla sindaca e all’assessore Lucchini per la loro iniziativa – dice ancora – ma abbiamo bisogno di azioni per la ristrutturazione dell’area. Si devono riprendere le attività che tengono viva l’associazione. Se avessimo potuto svolgere le attività di ricreazione (pranzi, feste, ballo) i giochi del parco li avremmo sostituiti come fatto in passato, senza chiedere nulla. Servono ben più di 10mila euro per riqualificare la zona».

Lo stop

Da mesi l’Auser attende risposte sui lavori, chiesti dalla Soprintendenza, nell’ex colonia elioterapica. Grana agibilità innescata da una lettera anonima. Senza attività (ballo, bar, giochi) l’Auser soffoca e con l’Auser il mondo che la circonda.

Nella lettera al Comune si ricordano le cose fatte in convenzione: 130 trasporti sociali ogni settimana verso ospedali, cliniche , ambulatori; trasporti di anziani e disabili dal dentista, al cimitero o per fare la spesa; i corsi in palestra (molto richiesti); la scuola di ballo (ma da 5 anni non si balla più); l’assistenza alle scuole, in accordo con la polizia locale e per il trasporto dei bimbi disabili; i concerti jazz, il rapporto con la Cri e la protezione civile.

Non dimenticando che in quei locali, oggi inagibili, sono state vaccinate contro il Covid 250mila persone. «Considerando che tutto ciò – chiude la lettera – non ha portato a nessun interesse nei nostri confronti, riteniamo opportuno dal primo gennaio 2025 interrompere il rapporto di convenzione in atto di tutti i servizi effettuati e di riconsegnare la struttura al Comune». —

F.G.

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