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L’Ottocento friulano raccontato con la litografia, nuova mostra al Castello di Udine

L’Ottocento friulano raccontato con la litografia, nuova mostra al Castello di Udine

foto da Quotidiani locali

UDINE. A esplorare e fissare per la prima volta le singolarità del paesaggio friulano, spaziando oltre le nitide vedute delle principali architetture cittadine, alla ricerca della specifica natura dei luoghi e del motivo pittoresco, nascosto ai più, è un piccolo drappello di artisti romantici, veneti e friulani, su commissione di un intraprendente libraio udinese, Luigi Berletti.

Questi, tra il 1839 e il 1840 introdusse per primo in città (e in Friuli) la litografia, ovvero una tecnica di stampa su matrice in pietra calcarea disegnata con una matita grassa, che, permettendo una più ampia tiratura, facilitò la diffusione del libro e del giornale illustrato.

La sua prima vera impresa fu, tra il 1841 e il 1843, l’Album pittorico del Friuli disegnato dal vero ed in pietra da Ottavio Codecasa e Marco Moro, una delle più raffinate raccolte litografiche del tempo, che oltre a fissare nuove inquadrature di Udine, registrando ad esempio le modifiche principali intervenute nel primo Ottocento, quale la presenza della Statua della pace o il Pronao delle Grazie, o i nuovi riti del passeggio fuori porta dei cittadini, come nella veduta di Chiavris, amplia l’orizzonte delle possibili mete agli occhi del viaggiatore in terra friulana, suggerendo nuovi scorci paesaggistici immersi nella natura.

Ecco dunque il Lago di Cavazzo, Paluzza in Carnia, la suggestione di spumeggianti cascate come la Caduta d’acqua di Chiaulis in Carnia, o Caduta d’acqua di Salino in Carnia, la Veduta di Valdajer, Pontebba Veneta ed Illirica, Paularo in Carnia, Tricesimo e molti altri luoghi che per la prima volta compaiono quali mete turistiche.

Una sequenza che rende l’idea di questa esplorazione sistematica di tanti angoli del Friuli, è conservata presso le raccolte civiche udinesi e viene esposta per iniziativa della Triennale Europea dell’Incisione in Castello di Udine nella mostra “Ottocento romantico: un album friulano” (che si inaugura giovedì 11 luglio) dedicata proprio alla fortuna della litografia tra le raccolte grafiche museali.

Il successo dell’Album venne presto replicato ampliando i nomi degli artisti, quali Giovanni Battista Cecchini, Giuseppe Filippi, Filippo Giuseppini, che ebbe anche la sagacia di moltiplicare attraverso la litografia il suo capolavoro, l’Episodio del diluvio universale, ricavandone una notevole fama, e ben presto si aggiunsero raccolte dedicate ai castelli e alle ville del Friuli o collezioni di ritratti di uomini “distinti”, riproduzioni di quadri di autori famosi, carte topografiche, ecc.

La pratica dello sketch sul posto fu tenacemente perseguita anche da un’altra singolare personalità nel panorama della grafica del secondo ottocento, Antonio Pontini, ingegnere e abile disegnatore, che armato di album e matita, esplorò sistematicamente il territorio friulano, con un’ attenzione particolare per i luoghi più appartati e pittoreschi, alcuni dei quali vennero tradotti in litografie a illustrare varie pubblicazioni d’epoca, come la "Guida delle Prealpi Giulie" di Olinto Marinelli (1912), o “Lagune di Grado” di G. Caprin (1890).

In mostra anche le splendide illustrazioni di Gian Lorenzo Gatteri per le Poesiis di Pietro Zorutti, ricche di humour, e la tavole della Necropoli udinese di Presani, sua principale impresa architettonica.

Dopo l’attività editoriale di Luigi Berletti, la gloriosa stagione udinese della litografia venne continuata dallo stabilimento di Enrico Passero fondato a Udine nel 1871, per il quale operarono importanti disegnatori tra cui lo stesso Antonio Pontini, o Fioravante Fruscalzo, ma anche un giovanissimo e futuro maestro del cartellonismo, Leopoldo Metlicovitz, venuto proprio a Udine ad apprendere la tecnica della litografia, destinato presto a imporsi come uno dei maestri del cartellonismo italiano, arte questa dove lo stesso Passero fu un raffinato interprete.

Tra i primi artisti paesaggisti a praticare l’arte della litografia a livello nazionale, diventandone un vero protagonista, spicca l’udinese Ascanio Savorgnan di Brazzà (Udine, 1793- Roma, 1877) pittore, scultore attivo anche come urbanista e conservatore museale a Roma, dove divenne consigliere di Pio IX, e dove apprese i principi della litografia dedicandosi in particolare al genere paesaggistico, sulle orme dell’esplorazione della Campagna Romana praticata dai nordici Martin Verstappen ed Hendrick Voogd.

Attraverso questa nuova pratica di incisione sul piano tradusse alcuni suoi soggetti paesistici e vedute romane, molto ricercate dai viaggiatori e turisti. Molte sue opere si conservano nelle collezioni museali e attendono ancora uno studio sistematico e una completa valorizzazione.

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