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Wimbledon: Jasmine Paolini fenomenale, così brava da stropicciarsi gli occhi. Un’ascesa che sa di miracolo. I dubbi per Sinner: una questione di killer-instinct?

Paolini meglio di così si gioca in Paradiso. Sinner ha vinto un set che doveva perdere e perso um altro che poteva vincere. Ma perché al quinto set il suo record è così negativo?

Miss Simpatia, Miss Joy, Miss Smile, BillieJasKing, si sprecano i titoli ad effetto: inglesi (e noi) tutti scatenati e quasi in adorazione per Jasmine Paolini, the rising star. La stella nascente. Di solito le stelle nascenti del tennis erano teenagers, tutt’al più ventenni. Invece la sorprendente, stupefacente, Jasmine ne he 28 e mezzo. Late bloomer, dicono ancora gli inglesi, una rivelazione tardiva. Beh, meglio tardi che mai, se …”rivelandosi” si diventa la prima giocatrice della storia del tennis italiano a raggiungere le semifinali del torneo di Wimbledon. In cinque si erano fermate ai quarti: Valerio, Golarsa, Farina, Schiavone, Giorgi.

Ecco, nel giorno della inattesa ma meritata sconfitta di Jannik Sinner con Daniil Medvedev, mi rendo conto che rischio di passare per il classico tipo che corre a salire sul carro dei vincitori e abbandona invece lo sconfitto…

Ma onestamente spero che mi crediate e non pensiate che io mi sia fatto prendere dai facili entusiasmi di un momento felice quanto inatteso e imprevedibile, se vi dico che vi assicuro che non avevo mai visto una tennista italiana giocare con la personalità, la facilità, il talento, l’aggressività (16 punti a rete su 17 discese e volee degne di Martina Navratilova), la disinvoltura con cui, giocando sul centre court del tempio del tennis come una veterana – ed era invece soltanto la seconda volta – ieri sera Jasmine Paolini ha disposto in soli 57 minuti di Emma Navarro. Cioè l’americana che l’aveva battuta tre volte (e anche piuttosto nettamente) e che qui aveva dato vere lezioni di tennis a Naomi Osaka e Coco Gauff, la prima una ex n.1 del mondo con 4 Slam in bacheca, la seconda la n.2 attuale del ranking WTA che era diventata la favorita n.1 del torneo dopo l’eliminazione della Swiatek (e il ritiro della Sabalenka).

Quando si dice il match perfetto spesso si esagera, sulle ali dell’entusiasmo per una vittoria di una connazionale, ma io sfido chi ha visto il match – e chi potrà/vorrà riguardarlo in una qualche differita – a smentirmi.

Il modo in cui ha giocato, direi di più …”illuminato”, Jasmine, è stato a dir poco impressionante. Perfino il servizio, non solo il dritto e il rovescio. E tutte, dico tutte, le volee salvo una (alta di rovescio su un lob che voleva aggredire) su 17. 16 volee vincenti! Ma a quale tennista ne avevo viste fare altrettante in 56 minuti?

6-1,6-2, mica scherzi e prima storica semifinale a Wimbledon per una tennista italiana, n.5 del mondo, con ottime chance per raggiungere la finale dal momento che con la croata Donna Vekic Jasmine ci ha vinto due volte su tre ancor prima di essere diventata quella che è diventata nel 2024. Nell’altra metà del tabellone ci sono tre vincitrici di Slam su 4, Ostapenko e Krejcikova (entrambe al Roland Garros), Rybakina (Wimbledon 2022) e Svitolina (semifinalista da più parti) che si sfidano oggi. Ma questa Jssmine non deve aver paura di nessuna.

Quello che è stato più impressionante è stato il suo approccio al centre court, quello che aveva sognato da bambina e che aveva visto solo in tv, salvo l’anno scorso  con la Kvitova – incontrata per due anni di fila al primo turno qui ed entrambe le volte aveva strappato un set alla ceca due volte regina di Wimbledon – quando sul centre court ce l’avevano mandata all’improvviso per uno di quei cambi di programmazione collegati alla pioggia (immancabile, ma mai come quest’anno!), a una partita che non si gioca più oppure finita troppo presto.

Forse quei due set strappati alla Kvitova avrebbero dovuto metterci sull’avviso. Di certo avevano bene impressionato Renzo Furlan che all’incredula Jasmine aveva continuato a ripetere: “Guarda che te sull’erba puoi giocare proprio bene”.

Ma Jasmine non ne era persuasa. Finché qui a Wimbledon ha vinto la sua prima partita, poi la seconda, la terza, la quarta e ora anche la quinta. Ne mancano due per …dar ragione a Emma Navarro che – travolta in meno di un’ora da Jasmine a seguito di scambi su ritmi incredibili, allucinanti, pazzeschi, piatti e filanti quasi sempre rasorete a sfiorare il nastro – ha detto senza stupire più nessuno: “Se Jasmine gioca così anche le prossime due partite vince il torneo!”.

Il punto è questo: riuscirà a rigiocare così altre due volte?

Nel tennis – chi scrive una piccola esperienza l’ha maturata – non è mai detto. Ieri mattina, come quasi tutti gli addetti al settore, avrei pensato che Sinner avrebbe vinto con Medvedev e che Paolini avrebbe perso con Navarro  (anche perché non ci si deve nascondere che contro Madison Keys aveva avuto una bella dose di fortuna ) ed è invece successo esattamente il contrario.

Per battere la Vekic forse non sarebbe neppure necessario ripetere l’irripetibile, cioè un altro match perfetto. Ma, nell’eventuale finale – e mi fa effetto, confesso, come credo che lo faccia ancora alla stessa Jasmine, parlare di un’eventuale finale di Wimbledon per Paolini…era assolutamente impensabile 15 giorni fa nonostante l’exploit di Parigi, diciamo la verità – se le toccasse Rybakina, campionessa 2022 (e tuttavia già battuta un paio di volte, inclusa quella al recente Rolnad Garros), Jasmine dovrebbe giocare nuovamente su livelli simili a quelli mostrati con la Navarro per sperare di ripetersi.

Devo dire che è davvero difficile spiegare la metamorfosi tecnica di cui è stata felice protagonista Jasmine, a 28 anni, non a 18, 20 o 22.

L’avreste sponsorizzato 8 mesi fa?

Qualche tempo fa una importante società italiana, intenzionata a sponsorizzare una tennista mi aveva contattato e chiesto un parere.

 E io ero stato molto incerto su cosa suggerire. Perché se due o tre anni fa avrei pensato in primis a Martina Trevisan, verso fine 2023 invece non me l’ero sentita se puntare sulla Paolini, n.1 italiana e n.30 WTA a fine 2023 ma con 28 anni da compiere a gennaio, oppure invece sulla Cocciaretto, che era salita a n.29 WTA a fine agosto e che avrebbe compiuto 23 anni anche lei a gennaio. Quindi esattamente 5 anni più giovane.

Il Best ranking di Jasmine nel 2023 era stato, per l’appunto, proprio n.29, come la Cocciaretto. E nel 2022, il best ranking di Jasmine era stato n.44, anche se aveva chiuso l’anno a n.59.

L’una o l’altra, allora? Non era una grandissima responsabilità suggerire un investimento che per una tennista classificata intorno alle trentesima posizione, sia pur forse migliorabile – magari top20, top 15? – non sarebbe stato comunque troppo pesante.

Ma sentivo comunque la responsabilità.

 E’ stato solo a gennaio, quando Jasmine ha conquistato i suoi primi ottavi Slam a Melbourne – perse con la Kalininskaya che io pensavo battibile- che le idee su che tipo di consiglio avrei potuto dare hanno cominciato a schiarirsi, insieme al ranking che intanto saliva di 6 posti da n.30 a n.24. Però fu soltanto a seguito del sorprendente successo nel 1000 di Dubai – con la “vendetta” in finale proprio sulla Kalininskaya – che la sua classifica si inerpicò di una bella dozzina di posti, da n.26 a n.14 il 26 di febbraio. Da lì in poi ogni settimana si cominciava a ventilare anche l’ipotesi che potesse a breve entrare fra le top-ten a seconda dei risultati suoi e delle tenniste che la precedevano.

Ma, come accennavo, fino a metà febbraio non si sarebbe trattato comunque di un grandissimo investimento, perché nessuna delle due ragazze, Cocciaretto o Paolini, entrambe adorabili, simpatiche, intelligenti, educate e quindi ottimi modelli entrambi per rivestire il ruolo di testimonial di un’azienda che crede e punta su un certo tipo di valori, sembrava poter garantire risultati a livelli straordinari, tipo fasi finali di Slam.

 Un sicuro handicap pareva anche la loro altezza: 1 metro e 66 cm. Elisabetta, 1 metro e 63 cm. Jasmine.

Con le ragazze, molte delle quali vicine o sopra al metro e 80 (Rybakina 1,84, Sabalenka 1,82, Zheng 1,78, Swiatek 1,76) che ormai servono cannonballs fra i 180 e i 200 km orari, pareva un limite pesante per la ragazza toscana più anziana come per quella marchigiana più giovane.

ESSER BASSI SULL’ERBA È UN VANTAGGIO?

Beh, poi sapete come è andata. Finale a Parigi, adesso semifinale a Wimbledon dove si è sempre detto e saputo che una delle maggiori difficoltà sta nel dover stare sempre bassi…ma se uno è già basso di suo non è che alla fin fine, purché si abbia una tecnica che ti consenta di servire comunque piuttosto bene, può essere quasi un vantaggio? E poi comunque …il torneo di Jasmine non è ancora finito.

I DUBBI SUL TORNEO E I QUINTI SET DI JANNIK

E’ finito purtroppo invece per Jannik Sinner, ancora una volta battuto al quinto set, ed è già la quinta volta in sei partite sulla lunga distanza che si concludono al set decisivo.

Perdere da Alcaraz a Parigi o da Medvedev a Wimbledon ci sta. Sono campioni Slam. Sono stati n.1 del mondo, hanno battuto in precedenza altri n.1 del mondo. Medvedev l’altro giorno lo aveva ben ricordato.

La classe e il talento di Jannik non si discute certo per via di queste sconfitte. Su come sia maturata la sconfitta l’ho detto in almeno un paio di video che potete trovare s questo sito come su YouTube Ubitennis dove se vi iscriveste all’APP vi arriverebbe la notifica appena pubblicato. Semmai può preoccupare una tal quale cagionevolezza, in cui Jannik è incappato in più d’una occasione. A volte sono stati infortuni di vario tipo, qui piuttosto che là, altre volte un virus intempestivo che lo mette a letto prima del Roland Garros, o un qualcosa che non lo fa dormire prima di affrontare Medvedev. Talvolta si può avere l’impressione che…sia troppo bravo ragazzo, che gli possa mancare una certa dose di killer-instinct, quella che non manca a Novak Djokovic insomma, tanto per fare un esempio a caso.

Lui ha raccontato del suo giramento di testa e di essersi sentito mancare le energie. Certo è che, dopo aver vinto il primo set con il contributo di un Medvedev sciupone – servizio a favore e due dritti gratuiti sbagliati di fila sul setpoint del primo set nel tiebreak – Jannik ha perso subito la battuta nei primi game del secondo set quando avrebbe dovuto cercare di “ammazzare” la partita. Poi vincerà il quarto set 6-2 – dopo aver mancato 2 setpoint per vincere il terzo set, con un passante di rovescio che per uno come lui avrebbe dovuto essere piuttosto facile – ma quasi subito nel quinto riperderà il servizio nei primi game.

Lui stesso dirà, rispondendo a una giusta (e coraggiosa; pochi le fanno…) domanda di Simone Eterno di Eurosport che gli fa notare come 5 partite perse su 6 al quinto possano rappresentare una statistica un tantino preoccupante: “In effetti è una cosa su cui dobbiamo lavorare – ha risposto Jannik quasi che ci avesse già pensato lui stesso – perché anche in altri quinti set perduti ho perso il servizio nei primi game…”.

Ecco, ricordo che quando Jannik era ancora giovanissimo gli capitava di perdere il servizio subito dopo aver fatto un break o subito dopo aver vinto un set. Come se si rilassasse dopo una mini-conquista. Più recentemente, da ottobre 2023 in poi sembrava aver superato quell’impasse. Ma ora di “impasse” ce n’è un altro. Non dubito che lui e la coppia Vagnozzi Cahill ci metteranno riparo. Magari già a partire dal prossimo US Open. Why not?

E oggi allora tifiamo Lorenzo Musetti. Mi sembra che i bookies paghino una sua vittoria a 4 volte la posta. Insomma Fritz è assai favorito. Ma non molto di più di quanto lo fosse Emma Navarro con Jasmine Paolini. E Sinner era favorito contro Medvedev. Gli sfavoriti in inglese …stanno sotto un cane, sono gli “underdog”. A Musetti, toscano verace – e qualche volta anche troppo… spero proprio che oggi riesca a controllarsi più del solito visto che sarà in mondovisione – piacerebbe da morire smentire i generali pronostici per la terza volta in queste tre partite “azzurre”. Jasmine Paolini, toscana come lui, potrebbe averlo ispirato. Ma l’impresa contro il tricampione di Eastbourne resta difficilissima.

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