Sei mostre pronte ai Musei civici di Trieste, da Zigaina all’alpinista Marussi
TRIESTE Cinque i temi e sei le mostre nel calendario espositivo di carattere storico-artistico, che sarà allestito dalle civiche strutture dal corrente luglio fino all’aprile 2025.
Uno degli argomenti, il 70° del ritorno di Trieste all’Italia, avrà due occasioni di approfondimento e questo spiega il “disallineamento” numerico tra temi e mostre.
Subito la rassegna delle iniziative, che molto si basa sulle ricorrenze. Il centenario del pittore Giuseppe Zigaina apre le danze al Gopcevich; il 70° del ritorno italiano sarà rimembrato al Gopcevich e al De Henriquez; un altro 70°, stavolta dedicato alla conquista italiana del K2, andrà al Bastione Fiorito del castello di San Giusto; il centenario del museo teatrale Carlo Schmidl scenderà di un piano al Gopcevich per accasarsi in sala Bazlen.
Infine “Ambisonte”, incentrata sulle popolazioni dell’alto Isonzo prima dell’arrivo dei Romani, sarà la vedette del museo d’antichità Winckelmann.
Il cartellone, controfirmato dal direttore dei Civici Francesca Locci, è stato presentato in giunta dall’assessore alla Cultura Giorgio Rossi. Abbastanza mite l’investimento: 150 mila euro li mette il Comune e 70 mila la Regione per il settantesimo di Trieste nuovamente italiana.
Un po’ di cronoprogramma. Esordirà Zigaina tra fine luglio e fine settembre nel quadro delle manifestazioni pensate dal Comune di Cervignano: a Trieste ci penserà lo Schmidl ad allestire in sala Selva i bozzetti di scena e i dipinti conservati dal Revoltella.
Da ottobre a dicembre saranno visitabili le iniziative sul ritorno di Trieste all’Italia.
Tra dicembre 2024 e aprile 2025 andranno in onda le mostre sul K2 e sulla fondazione dello Schmidl.
Tra dicembre 2024 e marzo 2025 si potrà visitare “Ambisonte” (significato: coloro che vivono su entrambe le sponde del fiume), che, secondo il testo della delibera, riguarderà una popolazione alpino-celtica, i cui reperti sono suddivisi tra il Winckelmann e il Naturhistorisches museum viennese.
Lo spunto forse più originale di questa offerta è fornito dalla conquista del K2, poiché vi partecipò uno studioso-alpinista-speleologo triestino, Antonio Marussi, sul quale vale la pena soffermarsi, per varie ragioni. Anche di carattere familiare: nato nel 1908 “Marussig”, era nipote del pittore Piero. Sposò Dolores de Finetti, sorella del matematico Bruno. Era amico di Eugenio Boegan.
Dopo essersi laureato in matematica a Bologna, Marussi lavorò prima al Geofisico triestino, poi all’Istituto geografico militare a Firenze. A metà anni Trenta fu assunto dalle Generali nell’ufficio attuariale del ramo vita, ma decise di tornare al geografico militare fiorentino. Dove rimase fino al 1952, quando fece ritorno a Trieste in qualità di professore ordinario di geodesia, un ruolo scientifico che gli fruttò riconoscimenti e relazioni a livello internazionale.
Poliglotta, appassionato anche di etnologia e di musica, Marussi compì numerose missioni di studio in Grecia, in Etiopia, in Cina e sul Karakorum. Oltre un centinaio le pubblicazioni. Ma l’aver partecipato come geofisico all’impresa del 1954 sul K2, rimane una tappa importante nella storia dell’alpinismo. Fu componente dell’Accademia dei Lincei e si spense nella sua città nel 1984.