Il «blocco democratico» italiano si schianta sul ddl Nordio
La notizia dell’approvazione del Del Nordio sulla giustizia, che ad esempio modifica le norme sull’abuso d’ufficio e le intercettazioni, la trovate non tra le prime poggi sui principali siti del paese. Al di là di quelle che sono i cambiamenti a livello di codice penale (lasciamo a giuristi ed avvocati le doverose riflessioni) però la cosa da sottolineare è politica. E non è una bella notizia per Elly Schlein. A favore del provvedimento, oltre alla maggioranza (che bastava ed avanzava) si sono schierati anche Azione ed Italia Viva.
D’un solo colpo le speranze di chi, da domenica sera, dai risultati francesi ed il coro «siamo tutti antifascisti…» sui Campi Elisi, già immaginava il solito polpettone contenente tutti i partiti non della maggioranza si è sgretolato davanti alle differenze, insanabili, all’interno dello stesso schieramento di centrosinistra.
D’altronde dalla segretaria del Pd all’ultimo degli attivisti di Verdi e Sinistra ci ricordano ad ogni occasione che “il centrodestra non ha la maggioranza…” (stando agli ultimi sondaggi siamo attorno al 47%) e da questo basano il loro programma politico-matematico. «Se loro hanno il 47, noi abbiamo il 53. Dobbiamo solo stare uniti…». Dal punto di vista aritmetico niente da dire: 7 in pagella. Ma la politica non funziona così, non è matematica. Ed unire le forze è difficile, anzi, impossibile, oltre che dannoso…
Renzi e Calenda, ad esempio sul tema della giustizia, hanno sempre detto in maniera chiara e limpida da che parte stanno, hanno sempre fatto presenti le loro critiche e chiesto modifiche e novità rispetto all’andazzo in essere da qualche decennio. Come lo stesso è sul Reddito di Cittadinanza, il simbolo del Movimento 5 Stelle (assieme al Superbonus) il cui ritorno sarà condizione imprescindibile per qualsiasi alleanza Pd-grillini, che mai avranno l’approvazione dei centristi. Potremmo andare avanti parlando di Ucraina, Palestina, economia, politica estera. Discorsi già fatti mille volte.
Serve quindi altro. Un’altra idea, un po’ più coraggiosa. Anche perché quello che Parigi ci offre dal punto di vista politico dopo la festa di domenica sera è desolante. Un caos fatto di differenze e piccoli ricatti. L’ultimo vede il leader del Nuovo Fronte Popolare, Melenchon, chiedere a Macron di poter esprimere un proprio candidato per il nome del commissario europeo che spetterà alla Francia. Ricatti a cui il Presidente Francese si è consegnato nel giorno in cui ha dato il via al Blocco Repubblicano contro la destra. E che non finiranno. Melenchon magari chiederà di mettere al bando Israele e di aprire l’elisio ad Hamas; poi chiederà un’altra apertura ai migranti e qualche altra follia Green. E così via, fino alle presidenziali del 2027, il vero spauracchio.
A meno di suicidi della maggioranza (difficili a dire il vero) il voto che conta in Italia sarà anche questo nel 2027. Per la sinistra serve una ricetta diversa al «tutti uniti contro la destra», impraticabile, perdente in partenza, nociva per l’Italia. E su questo si valuterà la sua segreteria, sulla nuova proposta. Buon lavoro