Sciopero nazionale Nidec, Monfalcone risponde: «No al superminimo utilizzato per dividerci»
MONFALCONE L’avvio del tavolo per la trattativa nazionale sul rinnovo della piattaforma integrativa si è subito tradotto nello stato di agitazione dei lavoratori dell’intero gruppo Nidec, alla luce del primo incontro tra azienda, Fiom e Uilm con il coordinamento delle Rsu.
Mercoledì, dunque, sciopero in tutti i siti produttivi e a Monfalcone la giornata si è articolata in un’ora di astensione lavorativa nei tre turni, alle 11, alle 15 e alle 5. Vi rientra anche un pacchetto di otto ore di sciopero, da luglio a tutto settembre, da “spendere” sito per sito.
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Elemento di punta della vertenza è l’utilizzo del cosiddetto “superminimo assorbibile”, pur previsto dal contratto collettivo nazionale, ma «applicato unilateralmente da parte aziendale e in termini discrezionali». Un «modo per fare cassa sui lavoratori». In sostanza, «decide l’azienda senza alcun avallo da parte delle organizzazioni sindacali».
Una misura «ad personam che in futuro potrebbe sostituire il premio di produttività e creare disparità tra gli stessi lavoratori». Se quindi il senso è «compensare con il superminimo i costi derivati dal contratto nazionale anti-inflazione, non si va da nessuna parte».
Sono alcuni dei concetti espressi dai rappresentanti sindacali presenti mercoledì davanti alla Nidec, Antonio Rodà, segretario Uilm di Gorizia-Trieste, e Michele Orlandini, segretario generale Fiom Cgil Gorizia, con le Rsu rappresentate rispettivamente da Luca Furlan e Cristian Battistel.
«Non è una rottura delle trattative – è stato anche spiegato fuori dallo stabilimento ai lavoratori che hanno incrociato le braccia –. Vuole essere invece un forte segnale, da consegnare anche alla società civile».
La trattativa va avanti, il 19 luglio è previsto il successivo incontro rispetto al quale discenderà anche il possibile utilizzo del pacchetto delle otto ore. Quanto emerso al tavolo nazionale lo scorso 4 luglio è stato definito «assolutamente insoddisfacente. L’azienda ha manifestato disponibilità a discutere nel merito sui punti che non prevedono costi aziendali, mentre ha dimostrato una posizione di netta chiusura sui temi economici», è la posizione corale dei sindacati.
In ballo l’assorbimento degli aumenti del Ccnl («contratto rispetto all’inflazione costato troppo e ora non ci sono soldi», hanno riferito i sindacalisti mutuando quanto espresso dall’azienda) e l’indisponibilità a incrementare le maggiorazioni mettendo in discussione anche le condizioni di trasferte e welfare. La Rsu di stabilimento intende attingere dal pacchetto delle otto ore di sciopero in base alle questioni interne.
Che non mancano, essendo su tutto ancora “inespressa” la linea aziendale circa il piano industriale. Il clima è teso tra i lavoratori, che si sono ridotti a circa 390 unità rispetto agli oltre 400, tra pensionamenti, accompagnamento alla quiescenza e uscite, «difficilmente sostituibili».
«Questo è il sito più grande di Nidec – hanno sottolineato Rodà e Orlandini – ma ad oggi non vediamo le prospettive, seppure il lavoro non manchi». In questo periodo la produzione è concentrata sui grandi motori. Rodà ha parlato di un «decadimento delle relazioni tra azienda e sindacati», facendo in particolare riferimento alla nuova direzione di Monfalcone.
Fulan ha rilevato: «L’azienda ha risposto “no” su tutti i fronti, al rinnovo del premio di risultato, ai miglioramenti sull’integrativo. Tutti “no” ponendo semmai le proprie condizioni», evidenziandone l’«arroganza». E poi «si gioca con il superminimo per dividere i lavoratori. Vogliamo più sicurezza, ma soprattutto la tranquillità sul posto di lavoro».
Battistel lo ha evidenziato: «Per la prima volta si sono fermati tutti i lavoratori dei siti, anche Salerno», il sito di Motortecnica che l’azienda non vuole coinvolgere nelle trattative sindacali del gruppo.