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La Procura contro il decreto salva-Olimpiadi

La Procura contro il decreto salva-Olimpiadi

Verso Milano-Cortina 2026. È scontro sulla decisione del Governo di ribadire la natura privata della Fondazione: «È pensato per bloccare le inchieste»

È «di una gravità inaudita» ed è «illegittimo» il decreto legge con cui il governo Meloni, a giugno, «ha ribadito che la Fondazione Milano Cortina non è organismo di diritto pubblico, ma una società privata».

Così i magistrati del Tribunale del Riesame di Milano, a seguito del deposito di intercettazioni nelle quali manager interni non indagati confermerebbero nelle loro conversazioni che la natura giuridica della Fondazione Milano Cortina 2026 é chiaramente pubblica, mentre il Consiglio dei ministri lo scorso 11 giugno avrebbe stabilito senza alcun fondamento che «l’organismo è stato istituito per adempiere a obblighi di natura privatistica».

Il decreto sarebbe illegittimo perché è intervenuto mentre è in corso un procedimento penale e vuole quindi togliere alla magistratura la «prerogativa» della interpretazione delle leggi. Ad asserirlo, la procuratrice aggiunta di Milano Tiziana Siciliano e il sostituto Alessandro Gobbis al tribunale del riesame di Milano, dove si è discusso il ricorso contro il decreto di perquisizione dello scorso maggio presentato da Massimiliano Zuco, l’ex capo del digital del comitato organizzatore dei Giochi olimpici invernali, indagato con l’ex amministratore delegato Novari, nell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta su 1,8 milioni di euro di appalti olimpici nel settore digital alle società Vetrya e Quybit dell’imprenditore Luca Tomassini (indagato).

Il difensore di Zuco, avvocato Marco Sangalli, chiede ai giudici della libertà (collegio Savoia-Nosenzo-Ambrosino) di annullare quel decreto di perquisizione e sequestro. L’aggiunta Tiziana Siciliano, che coordina l’inchiesta del Nucleo Pef della Guardia di Finanza con i pm Alessandro Gobbis e Francesco Cajani, ha invece depositato una memoria di 90 pagine contenente nuovi elementi nell’indagine.

In particolare una sessantina di pagine della memoria sarebbero volte a chiarire la natura «pubblica» e non «privata» (che modificherebbe alcuni aspetti relativi alla corruzione e gli affidamenti diretti degli appalti) della Fondazione Milano-Cortina con citazioni anche dalla giurisprudenza europea, incluse le norme che in Francia regolano i prossimi giochi olimpici di Parigi 2024.

I pm contestano in particolare la legittimità del decreto legge “Ricostruzione post-calamità, protezione civile e grandi eventi”, approvato a giugno dal governo a tre settimane dalle prime perquisizioni, e che include una normaSalva-Olimpiadi” per proteggere le attività dell’ente. “Le attività della Fondazione non sono soggette a norme di diritto pubblico e che essa non è un organismo di diritto pubblico”, recita l’articolo contestato, aggiungendo che «la Fondazione opera in condizioni di mercato e secondo criteri imprenditoriali».

Il ministro Salvini, una settimana fa, a Cortina, ha dichiarato però che «nessuna privatizzazione» interverrà per la Fondazione Milano Cortina: «Quello che a noi interessa» ha specificato, «non sono le inchieste della magistratura ma garantire speditezza e trasparenza nella realizzazione delle opere».

Nell’indagine della Procura di Milano si ipotizza anche il reato di abuso d’ufficio sulle assunzioni “eccellenti” nel comitato organizzatore dei Giochi olimpici invernali: da Lorenzo Cochis La Russa, figlio del presidente del Senato, a Livia Draghi, nipote dell’ex governatore della Bce. L’ex ad Novari ha chiesto nelle scorse settimane di essere interrogato e ha negato ogni accusa.

Intanto, però, ieri sono emerse curiosità che quanto meno suscitano interrogativi: «Malagò mi aveva detto “stai a sentì la Draghi... fregatene di tutto il resto», è quanto ha affermato ieri l’ex amministratore delegato della Fondazione Novari, intercettato nell’inchiesta della Procura per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio sugli appalti del comitato organizzatore dei Giochi olimpici e sulle assunzioni dell’ente.

«Le intercettazioni dimostrano quanto abbiamo da subito sostenuto: per aggirare grane giudiziarie Palazzo Chigi ha offerto uno scudo penale alla Fondazione, aggirando platealmente le regole», dice Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.

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