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Morte sospetta in casa di riposo, i familiari di un degente fanno causa al comune di Maniago: richiesta di risarcimento per 775 mila euro

Morte sospetta in casa di riposo, i familiari di un degente fanno causa al comune di Maniago: richiesta di risarcimento per 775 mila euro

L’anziano morì nel 2020, per i congiunti potrebbero non essere stati rispettati i corretti parametri di somministrazione dei pasti: un certificato del Pronto soccorso di Spilimbergo definiva l’anziano «disidratato»

MANIAGO. Un degente della casa di riposo viene a mancare in circostanze da chiarire e il Comune si ritrova citato in tribunale dagli eredi per il risarcimento dei danni.

Succede a Maniago, la cui amministrazione civica è già comparsa davanti al giudice civile di Pordenone, Elisa Tesco, in quanto proprietaria della struttura per anziani.

L’udienza è stata aggiornata a settembre, nel frattempo i legali delle parti depositeranno le rispettive memorie difensive.

Ad attivare l’azione giudiziaria sono stati l’ex moglie e i figli di un uomo che, ricoverato da tempo nel presidio di via San Mauro, è deceduto a dicembre 2020. Sul caso non è stato aperto alcun procedimento penale.

I congiunti della vittima chiedono 775 mila euro quale indennizzo per il danno subito. Il sindaco Umberto Scarabello era già stato convocato in mediazione per provare a ricomporre la questione, ma il tentativo è andato a vuoto.

La nuova normativa prevede infatti che, prima di fare causa, sia obbligatorio rivolgersi all’organismo di conciliazione costituito dall’Ordine degli avvocati.

A quel punto è scattata la citazione, a cui la giunta Scarabello ha deciso di resistere. A curare la posizione dell’ente locale è stato nominato l’avvocato maniaghese Enrico Cleopazzo, che ha seguito anche la fase delle trattative preliminari.

Da parte sua, il Comune è stato autorizzato dal Tribunale alla cosiddetta chiamata di terzo, cioè alla controcitazione di altri potenziali interessati. In questo caso, si tratta della compagnia assicurativa e della società a cui la casa di riposo della cittadina ha demandato ogni funzione interna.

Dal personale infermieristico alle pulizie, tutto è stato infatti delegato a un’azienda specializzata.

La famiglia del defunto è invece assistita dai legali Francesca Sabei e Annalisa Speziali del Foro di Venezia.

Spetterà ora al Tribunale ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e determinare se vi sia stata o meno qualche omissione.

In gergo tecnico, ogni ingiustificata applicazione dei protocolli clinici può determinare un episodio di “malpractice medica e assistenziale”.

A far scattare un campanello d’allarme nei familiari sarebbe stato un certificato del Pronto soccorso di Spilimbergo, dove l’anziano veniva definito “disidratato”.

Da qui, il sospetto che non siano stati rispettati i corretti parametri di somministrazione dei pasti. La persona soffriva di altre patologie e negli ultimi tempi era stato anche sottoposto a sedazione e a vari ricoveri ospedalieri.

Come detto, non risulta che la Procura di Pordenone sia mai stata interessata della dolorosa vicenda. Staremo a vedere a settembre come evolverà il caso.

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