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L’importanza di un mentor per una start-up

Si tratta di uno degli aspetti che rendono adatto un incubatore certificato: ma cosa dice la legge sulle start-up in merito alla figura del mentor?

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Uno dei tratti caratteristici che contraddistingue l’incubatore per start-up è rappresentato dalla figura del mentor o dei mentor che agiscono all’interno. È un filtro fondamentale per le persone con buone idee, perché dovrebbe garantire terzietà e imparzialità nella valutazione dell’idea stessa, accompagnando persone fisiche e team di lavoro verso la riuscita imprenditoriale. L’eredità, chiaramente, è sempre quella di una figura professionale che negli Stati Uniti – vero e proprio parametro per costruire un ecosistema di start-up anche in Italia – è stata sdoganata ed è stata plasmata a immagine e somiglianza del mercato delle start-up d’oltre oceano. Lato nostro, con la stesura dello Start-up Act del 2012 (che istituisce anche il ruolo dell’incubatore certificato), si è cercato di definire – anche se a maglie piuttosto larghe – la figura di un mentor in incubatore.

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Il ruolo del mentor in incubatore e l’impatto sulle start-up

Il DL 179/2012 specifica che l’incubatore certificato deve essere amministrato e diretto da persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e di innovazione e ha a disposizione una struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente. Inoltre, l’incubatore deve comprovare la sua adeguata esperienza nel sostegno alle start-up innovative. Si tratta, dunque, di elementi che possono convergere nella figura del mentor, che – fondamentalmente – deve offrire sostegno a chi entra per la prima volta all’interno di un incubatore certificato. La somma degli anni di esperienza dei membri del team rappresenta sicuramente una corsia preferenziale per la validità dell’incubatore stesso e per il suo posizionamento in ambito economico e accademico.

Non esiste, invece, un percorso di studi omogeneo per il mentor. Quelli che popolano i principali incubatori certificati in Italia hanno un know-how molto vasto, che spazia dalle discipline economico-finanziarie, a quelle giuridiche, passando per l’ingegneria gestionale e per percorsi specializzati di project management. Oggi, tuttavia, si stanno affermando sempre di più delle realtà che – sul modello americano – puntano fortemente all’innovazione: lo fanno affiancando al mentor “tradizionale” (quello, cioè, con il bagaglio accademico che abbiamo descritto fino a questo momento) anche una figura specializzata in ambito scientifico. Questo perché il concetto di start-up si sta sempre più verticalizzando e le scienze dure danno in qualche modo una sorta di garanzia di buona riuscita a un’idea innovativa.

La cosa più importante che un mentor garantisce alla start-up che si rivolge a un incubatore è, comunque, la neutralità, la possibilità di sottolineare le cose che non vanno in un progetto, gli ostacoli che il team dovrebbe affrontare, i problemi di sostenibilità. Senza entrare nel merito imprenditoriale e senza invasioni di campo nel momento in cui l’idea diventa prodotto, il mentor cura la fase preliminare dell’idea stessa, la accompagna verso la riuscita o – visto che le percentuali sono molto più alte – verso la consapevolezza di una revisione.

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