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“Nostro figlio Mario Paciolla è stato ucciso, il governo faccia da mediatore”: l’appello dei genitori del cooperante morto quattro anni fa

“Nostro figlio Mario Paciolla è stato ucciso, il governo faccia da mediatore”: l’appello dei genitori del cooperante morto quattro anni fa

A 4 anni dalla scomparsa di Mario Paciolla, il cooperante dell’Onu trovato impiccato nella sua stanza in Colombia, a Napoli si è tenuto alla presenza dei genitori un flash mob per tenere accesi i riflettori su una vicenda che rischia di essere archiviata senza dare risposte. “Sappiamo che la vicenda di Mario è complessa – […]

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A 4 anni dalla scomparsa di Mario Paciolla, il cooperante dell’Onu trovato impiccato nella sua stanza in Colombia, a Napoli si è tenuto alla presenza dei genitori un flash mob per tenere accesi i riflettori su una vicenda che rischia di essere archiviata senza dare risposte. “Sappiamo che la vicenda di Mario è complessa – dice Anna Motta, madre di Mario – la Colombia è lontana, ma l’Onu deve dare delle risposte. Vogliamo che ci dicano la verità e cioè che Mario è stato ucciso, su questo non molleremo di un passo”. La donna ha ricordato suo figlio in Piazza Municipio insieme al marito e a decine di attivisti ed amici. “C’è bisogno – aggiunge la madre – che il governo faccia un’opera di mediazione, perché bisogna capire il motivo per cui le indagini non vanno avanti. Noi abbiamo una certezza da genitori, ma ci sono prove indiziarie e scientifiche che dicono che questa vicenda non dovrebbe essere archiviata”.

In piazza anche il papà di Mario, Pino Paciolla. ”Dall’Onu abbiamo ricevuto solo una telefona in cui in maniera brutale mi è stato detto che mio figlio si era suicidato, poi nulla più. Ora – dice Pino Paciolla – ci ritroviamo a combattere con un’altra richiesta di archiviazione. Non sappiamo le motivazioni, perché non ce le hanno dette. Mio figlio è stato assassinato. Non lo dico perché sono suo padre, ma perché analizzo quello che ci ha raccontato negli ultimi giorni. Ci diceva che aveva litigato con i suoi superiori, che si era messo in un guaio, ci disse anche ‘me la faranno pagare’. Noi pensavamo a un fatto di carriera, non a un fatto così tragico. Il suo contratto scadeva il 20 agosto – prosegue Pino – a distanza di un mese quindi sarebbe tornato a Napoli. Sappiamo che il 14 sera ha fatto un biglietto aereo e ha fatto una email all’ambasciata dicendo che stava lasciando la Colombia. Nei giorni antecedenti aveva chiuso il conto corrente e restituito gli attrezzi ginnici che aveva per tenersi in forma. Non sono situazioni compatibili con un suicidio. Sono cose che fa una persona lucida, lui – conclude il padre di Mario Paciolla – voleva lasciare il paese, si sentiva in pericolo”.

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