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Sulla sedia dell’arbitro a Wimbledon: Interprete russo cercasi! Medvedev graziato da Asderaki-Moore

L'ex n.1 Daniil Medvedev insulta l'arbitro in russo durante la semifinale con Carlso Alcaraz, ma nessuna espulsione come successo a Rublev

Daniil Medvedev ha evitato per un soffio l’espulsione dalla semifinale di Wimbledon contro Carlos Alcaraz, dopo aver inveito contro l’arbitro Eva Asderaki-Moore sul Centre Court.

La testa di serie numero 5 stava servendo sul 5-3, 30-40 del primo set, quando Alcaraz ha sfoderato uno dei suoi drop-shot di dritto sotto rete, che Medvedev ha cercato di raggiungere a perdifiato. Mentre il russo metteva la racchetta in direzione della palla, senza averla ancora colpita, l’arbitro Asderaki-Moore ha chiamato “not up”. Una chiamata arbitrale che avviene nei casi in cui la palla rimbalza due volte. Nel frattempo, Medvedev era riuscito a rimandare la palla dall’altra parte del campo, ma Alcaraz aveva già risposto con un passante che gli avrebbe consegnato il punto ugualmente.

Dopo aver fissato il suo box sbalordito per la chiamata, Medvedev ha inveito con una raffica di parole in direzione di Asderaki-Moore. Nessuno però ha capito il significato di quelle parole dette in russo. Dopo aver assegnato il punto e il game ad Alcaraz, sotto 5 giochi a 4, Asderaki-Moore ha fatto un gesto in direzione dell’arbitro del torneo Denise Parnell e del supervisore Wayne McKewen. L’arbitro è scesa della sedia e i tre hanno parlato per qualche minuto. Asderaki-Moore è risalita sulla sedia dell’arbitro e ha emesso una violazione del codice per “condotta antisportiva” nei confronti di Medvedev. Una semplice ammonizione che non ha compromesso la partita del giocatore russo.

Parlando dopo la conclusione dell’incontro, vinto da Alcaraz per 6-7, 6-3, 6-4, 6-4, Medvedev ha dichiarato in conferenza stampa: “Ho detto qualcosa in russo, non piacevole, ma non oltre il limite. Per questo ho ricevuto un’ammonizione“.

Quando gli è stato chiesto se fosse preoccupato per l’inadempienza, ha risposto: “No per niente perché, come ho detto, non ho detto nulla di troppo grave“.

Gli è stato anche chiesto se avesse detto “piccolo gatto“, come durante la semifinale agli Australian Open del 2022 contro Stefanos Tsitsipas, quando Medvedev si era lamentato per il comportamento del padre di Tsitsipas per via dei ripetuti consigli in campo. Medvedev aveva chiesto all’arbitro Jaume Campistol di emettere una violazione del codice: Se non lo fai, sei un, come posso dire, un piccolo gatto“.

Dopo la semifinale persa contro Alcaraz, il russo ha voluto specificare:Le parole piccolo gatto sono belle, ma il significato delle parole dette oggi non era bello. Direi che il significato era migliore“.

Il manuale del Grande Slam prevede un regolamento che recita: “I giocatori non devono in nessun momento abusare verbalmente, direttamente o indirettamente, contro qualsiasi arbitro, giudice o funzionario del match“. La graduatoria prevista passa da un’ammonizione per violazione del codice, a un punto di penalità, alla penalità della partita intera. Quando l’arbitro assegna una penalità di gioco, può anche decidere se l’infrazione che ha portato a tale penalità – e qualsiasi altra successiva – sia degna di un’ammonizione. In caso di inadempienza, il giocatore può perdere immediatamente la partita, nonché il premio in denaro e i punti di classifica di quella partita e dell’evento fino a quel momento.

La convocazione di Parnell e McKewen da parte di Asderaki-Moore ha dimostrato come un’eventuale espulsione fosse stata presa in seria considerazione, anche se l’All England Club non ha risposto alla richiesta di un commento sulla discussione.

Non era stato altrettanto fortunato il suo caro amico e connazionale, Andrej Rublev, durante la semifinale del torneo ATP 500 di Dubai contro Alexander Bublik. Il russo era stato squalificato a un game dal tiebreak decisivo. In seguito al punto che aveva dato il punteggio di 6-5 a favore di Bublik, nel terzo set, Rublev aveva rivolto una serie di frasi ingiuriose verso il giudice di linea. Il russo riteneva il giudice colpevole, a suo dire, di aver giudicato buono un dritto di Bublik. Nonostante Rublev avesse parlato in russo, un altro giudice di linea seduto poco distante, aveva capito il contenuto delle parole a lui rivolte, riferendo l’accaduto al supervisor. Quest’ultimo non aveva potuto far altro che squalificare Rublev.

Forse, un torneo prestigioso (e costoso) come Wimbledon non poteva permettersi di fermare una semifinale al primo set e mandare tutti a casa, membri della famiglia reale compresi. O forse, i giudici del torneo si stanno ancora chiedendo: che cos’ha detto Medvedev?

Oltre al giudice di sedia, in futuro potrebbe servire un interprete russo. Si accettano curriculum.

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