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Boraso, trent’anni di politica. Dalle battaglie contro tram e Sinti all’assessorato con Brugnaro

Boraso, trent’anni di politica. Dalle battaglie contro tram e Sinti all’assessorato con Brugnaro

foto da Quotidiani locali

Renato Boraso, classe 1968, da sempre il re delle preferenze, in politica da quando è poco più che un ragazzino, una vera macchina da guerra.

Diploma in ragioneria, laurea in Economia aziendale conseguita a Ca’ Foscari, titolare di una ditta di costruzioni e consulenze, le mani in pasta in molti settori, attivo nel tessuto sociale.

Il feudo tra Favaro e Ca’ Solaro

Il suo bacino elettorale, sin da quando ha deciso di buttarsi in politica, è sempre stato quello di Favaro, come delle frazioni di Dese, Campalto, Tessera, Ca’ Solaro, il suo regno, dove è nato, cresciuto, e dove abita (all'inizio di via Gobbi, mentre la famiglia di origine in via Ca' Colombara), e dove organizza sagre, manifestazioni, iniziative.

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Domenica 14 luglio era alla Festa della Trebbiatura, uno dei suoi must, qualche giorno fa ai 50 anni di sacerdozio del parroco di Tessera, don Lionello Dal Molin.

La carriera amministrativa

Dal 1993 ad oggi è sempre stato eletto (nelle file di Forza Italia), prima nel consiglio di Municipalità di piazza Pastrello, poi in consiglio comunale, di cui è stato anche presidente dal 2005 al 2010.

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Durante il governo delle giunte di sinistra, Boraso è stato all’opposizione, per passare poi in maggioranza una volta che la città è andata al centrodestra con l’elezione del sindaco fucsia Luigi Brugnaro. Boraso ha però mantenuto sempre il suo carattere civico, vedi alla voce «Impegno per Venezia, Mestre e isole», una delle sue liste.

Schietto, con la battuta sempre pronta, un carattere battagliero che lo ha portato, quando era consigliere comunale di opposizione, ad essere in prima linea nelle manifestazioni di protesta grazie alla creatività e fantasia che ha da sempre contraddistinto la sua attività politica.

Le battaglie contro tram e Sinti

Plateali le sue iniziative contro la realizzazione del tram di Mestre, di cui è sempre stato primo e più fiero oppositore, la cui costruzione è iniziata proprio da via San Donà, a Favaro. Allora Boraso organizzava ogni genere di sit-in contro il “siluro rosso” in difesa dei commercianti e delle attività economiche, tanto da affermare, una volta dall’altra parte della barricata «è un’opera che abbiamo ereditato e che ora dobbiamo far funzionare».

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Ma che lui ha osteggiato a lungo e con tutte le sue forze. In tanti ricordano le sfilate per bloccare il traffico con i trattori degli agricoltori di Favaro, lo scarico di letame lungo il tragitto, l’assessore seduto con la sedia davanti alle carrozze del tram.

E poi le proteste, anche quelle plateali, contro il trasloco del villaggio Sinti di Mestre, durante la giunta Cacciari, uno degli eventi storici che ha visto maggioranza e opposizioni scannarsi. Allora Boraso assieme alla Lega organizzò raccolte firme su raccolte firme, esposti, denunce, ricorsi, giornate di proteste che duravano dall’alba al tramonto, presidi notturni lungo via Martiri della Libertà all’imbocco con via Vallenari.

Da consigliere di minoranza, fiero oppositore delle grandi opere, ad assessore alla Viabilità, impegnato nella mobilità “green”. Eppure, il suo piglio ribelle e un po' irriverente che gli attira la simpatia delle persone è sempre stato la sua caratteristica principale, anche durante gli anni di assessorato.

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