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Caldo record a Trieste e il mare sfiora i 30 gradi: non accadeva dal 1996, atteso il borino

TRIESTE. L’acqua del mare di Trieste ha raggiunto le temperature più elevate degli ultimi 28 anni. Tra il 14 e il 15 luglio ha sfiorato i 30 gradi e in queste ore si sta attestando intorno ai 29. Per pesare il dato basta ricordare le temperature rilevate dalla stazione di Trieste-molo Fratelli Bandiera nel luglio dello scorso anno, con l’acqua marina che nella prima decade misurava 24,5 gradi, 26,8 nella seconda e 26,3 nella terza. Già allora si rilevava fossero temperature di un grado e mezzo sopra la media. Scorrendo i dati rilevatati da Arpa Fvg dal 1996 al 2023, in media, in queste giornate, il mare misurava 24-25 gradi.

Temperatura più elevata dal ‘96

«Dal 1996, quelle rilevate a partire dallo scorso 9 luglio sono le temperature più elevate che abbiamo riscontrato – conferma Fulvio Stel, il direttore tecnico scientifico di Arpa Fvg – non solo vicino alla costa, ma anche al largo, mentre nel mese di giugno le temperature erano in media addirittura più basse della norma».

Un fenomeno determinato «dall’anticiclone – spiega il direttore – da queste masse d’aria di origine nord africana che salgono e arrivano su tutto il Mediterraneo e che si trasmettono poi anche al mare».

Inibito il fitoplancton

Dal punto di vista pratico, l’alta temperatura del mare inibisce il fitoplancton, la forma di vita vegetale più importante per gli ecosistemi acquatici, composto da numerose specie di alghe unicellulari, invisibili a occhio nudo. «Come tutte le piante, il fitoplancton sta bene quando non fa troppo freddo o troppo caldo – aggiunge Stel – quindi l’ambiente che si è creato in questi giorni nel nostro mare non è favorevole». Paradossalmente, queste circostanze giovano a nostro vantaggio sul fenomeno delle muccilagini, visto che a soffrire è anche la microalga che le genera.

Problemi di ossigenazione del mare

Ma l’elevata temperatura del mare può generare anche un problema di ossigenazione. Per comprendere questo aspetto serve considerare come le acque superficiali galleggiano su quelle profonde, le quali, mantenendosi a una temperatura media molto più bassa presentano una densità maggiore. Una differenza di densità che rende più difficile il rimescolamento del mare e impedisce il passaggio in superficie dei nutrienti di origini profonde. «Vengono inibiti i motti verticali, il rimescolamento delle masse d’acqua – illustra Stel – e visto che l’ossigeno arriva dalla superficie, se il fenomeno dovesse protrarsi per lungo tempo, l’ossigeno nei bassi strati potrebbe consumarsi».

Animali e piante in sofferenza

Una circostanza che metterebbe in sofferenza animali, piante, l’intero ecosistema marino. Per ora, comunque, nei fondali non vengono rilevati problemi di ossigeno. Per monitorare la situazione, Arpa sta effettuando dei rilevamenti in punti diversi del golfo, anche al largo, fino a raggiungere la boa Paloma (Piattaforma avanzata laboratorio oceanografico mare Adriatico), la stazione di rilevamento a circa 15 chilometri dalla costa triestina, a metà strada tra Pirano e Grado.

Speranze riposte nel borino

Le speranze di un abbassamento della temperatura dell’acqua sono riposte «nel borino che da mercoledì dovrebbe soffiare su Trieste – anticipa Stel – e che potrebbe spingere l’acqua superficiale verso il Veneto e l’Emilia Romagna, facendo così salire in superficie acqua meno calda, creando un rimescolamento». Non illudiamoci però: il vento da Nord Est non inciderà sulle temperatura dell’aria, «perché il borino è vento di caduta – così Stel – non porta aria più mite dal mare, l’aria però sarà più secca».

Grado nella media

In regione temperature dell’acqua molto al di sopra della media si registrano anche a Lignano Sabbiadoro, nella media invece a Grado.

«Nei casi di caldo molto prolungato – spiega Cosimo Solidoro, direttore della sezione di oceanografia di Ogs – lo strato dell’acqua molto caldo arriva sempre più in profondità: questo toglie la via di fuga a una serie di organismi che, in quel caso, si spostano un metro più sotto a cercare l’acqua più fresca, oppure verso Nord». Ma a Trieste, «con i fondali di circa 10 metri, non molto profondi – fa notare Solidoro – e l’impossibilità di muoversi verso Nord, il rischio è che venga a mancare per una serie di organismi la zona rifugio». Il rischio di andare in sofferenza è più elevato per «gli organismi che hanno bassa mobilità – aggiunge – dalle vongole ai granchi alle spugne».

Un’estate difficile

Il riscaldamento globale, quindi, non ha effetti solo sulla terraferma, benché sia lì che l’uomo ne percepisce maggiormente il disagio.    Questa estate, comunque, per l’ecosistema del golfo di Trieste verrà ricordata come una stagione «difficile – constata il direttore Solidoro – perché è stato messo alla prova prima dalle mucillagini, che decomponendosi portano via ossigeno, e ora dalle elevate temperature del mare, che più sono elevate, più fatica l’ossigeno si sciogliersi nell’acqua».

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