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Chef veneto trovato morto a 41 anni su uno yacht in Arabia

Chef veneto trovato morto a 41 anni su uno yacht in Arabia

Paolo Bellamio era partito da Ponso, nel Padovano, per una carriera che ora lo vedeva head chef sull’imbarcazione di un ricco asiatico. Il fratello: «Doveva tornare a casa domenica prossima»

Martedì mattina, 16 luglio, non si è presentato in cucina, un fatto inspiegabile per uno chef puntuale e preciso come lui. I colleghi sono dunque scesi nella sua stanza e lo hanno trovato privo di vita, morto probabilmente già da più di qualche ora.

Paolo Bellamio, chef di 41 anni, residente a Ponso, è morto al largo di Jeddah, in Arabia Saudita: era al lavoro nello yacht in cui prestava servizio ormai da più di sei anni. Una morte improvvisa, inaspettata, che ha spiazzato tutti, colleghi, famigliari e amici: Bellamio godeva di buona salute e, anzi, prima di imbarcarsi – come è consuetudine in quell’ambiente di lavoro – aveva svolto un accurato check-up medico.

A dare notizia della tragedia è il fratello Simone, contattato dai carabinieri di Ponso martedì sera. «Paolo sarebbe dovuto tornare a casa domenica prossima, stava terminando il suo periodo di impiego nello yacht che lo vedeva impegnato ormai da luglio 2018: era head chef, uno dei due a disposizione dello yacht di un ricco possidente asiatico. Passava almeno due mesi su quell’imbarcazione, in vari turni, per sei mesi all’anno, e nel suo ruolo gestiva tutto quello che riguarda la cucina e il personale di bordo della cucina stessa, almeno venti lavoratori».

Bellamio aveva alle spalle una lunga carriera di prestigio, nonostante la giovane età. Aveva lasciato l’Italia giovanissimo, con il sogno di diventare uno chef di successo: dopo alcune stagioni all’estero, la prima a Minorca, era arrivato a Dubai, al Caffè Florian, dove aveva assunto il ruolo di head chef. Quindi ecco una breve parentesi con Costa Crociere, poi nel 2012 il salto di qualità: gli erano state affidate le “chiavi” della cucina del Rosso Restaurant, pregevole locale ospitato dall’hotel Amwaj Rotana di Jumeirah Beach, proclamato anche miglior ristorante italiano di Dubai.

Nel 2015, dopo un’esperienza al Burro Toscan Bistro, un’altra promozione sul campo, il passaggio al Pierchic, sempre a Dubai, ristorante pluripremiato sul molo privato del Jumeirah Al Qasr, con vista sul Burj Al Arab, il lussuosissimo hotel-vela dell’emirato. Qualche anno fa era stato scelto anche come giudice nel programma televisivo Top Chef Arabia, programma di cucina seguitissimo, paragonabile al nostro Masterchef. E ancora, la Peroni lo aveva voluto come testimonial, assieme ad altri italiani molto noti negli Emirati, per una campagna pubblicitaria pensata per Dubai.

Anche la trasmissione Report, in una puntata dedicata proprio a Dubai, aveva voluto lo chef di Ponso come interlocutore.

«Paolo aveva scelto di tornare a casa, e proprio poco prima di partire per l’Italia aveva trovato questa importante occupazione: executive chef per una società che gestisce yacht di importanti clienti», continua il fratello. Lavorava per la Hill Robinson Yacht Management, in particolare su un’imbarcazione di un ricco asiatico, ormeggiata stabilmente a Jeddah. Bellamio, negli ultimi anni, aveva spostato la residenza a Este, poi a Palma di Mallorca e quindi ancora a Ponso, il suo paese natale: «Stava ristrutturando casa, ma probabilmente è riuscito a dormirci non più di dieci giorni: doveva tornare domenica», ricorda ancora Simone.

Lo chef 41enne si era costruito anche una famiglia: era sposato con Grace, thailandese, e aveva due bimbe di 3 e 5 anni. Non è escluso che venga disposta l’autopsia, per chiarire le cause della morte: certo è che i tempi di rimpatrio della salma saranno molto lunghi. Oltre a moglie e figlie, e a Simone, lascia il fratello maggiore Francesco, mamma Giorgia, la zia suor Erminia, la cognata Milena e il nipote Giovanni.

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