Centri estivi, un milione per gli asili nido: i fondi Comune per Comune
Ai Comuni del Padovano è arrivato un milione di euro per l’apertura estiva dei nidi, precisamente per il mese di luglio. Il contributo va ad aggiungersi ai circa 3 milioni di euro già stanziati per le scuole elementari, medie e superiori che hanno partecipato al Piano Estate.
L’ultima tranche è stata erogata dal Dipartimento per le Politiche della famiglia guidato dalla ministra Roccella e finanzia i Comuni per lo svolgimento di attività socio educative in favore dei bambini da 0 a 3 anni. In tutto sono 60 milioni di euro (per tutti i Comuni italiani) e sono destinati ad attività da svolgere dal primo giugno al 31 dicembre.
«Questi contributi arrivano dal Governo per organizzare i centri estivi negli asili nido», spiega l’assessora alle politiche scolastiche Cristina Piva «in parte servono per l’organizzazione che comporta un impegno economico importante; in parte sono sostegno alle famiglie in difficoltà o con bambini che hanno delle disabilità: 20 euro a settimana per mezza giornata e 40 per chi frequenta il tempo pieno. Per quanto ci riguarda, li giriamo direttamente agli enti o alle associazioni perché scontino la retta. La richiesta quest’anno è in linea con gli anni passati e i nidi che restano aperti sono 5 su 16, distribuiti in tutta la città».
La suddivisione dei fondi
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Il piano estate
Il Piano Estate prevede fondi per 14 milioni di euro (di cui 3.293.719 di euro alle scuole padovane) per i 238 istituti veneti. Nel Padovano sono state 52 le scuole – 22 in città e 30 in provincia – che hanno presentato domanda. Si tratta di elementari, medie e superiori che potranno organizzare attività sportive, teatrali o scolastiche (ad esempio i compiti delle vacanze per i più piccoli).
E non poche scuole superiori hanno deciso di potenziare alcune materie (in generale quelle Stem) all’inizio del prossimo anno scolastico. Non tutte sono riuscite ad organizzarsi con un vero e proprio piano estivo però, perché i soldi sono arrivati a metà giugno, troppo tardi per chi non aveva già un programma preciso.
«Quella dei centri estivi è un’altra partita», continua l’assessora Piva, «riguarda, nel nostro caso, le scuole elementari. Hanno aderito 8 istituti comprensivi, alcuni – come il 14esimo – hanno organizzato i centri, appunto, altri non ci sono riusciti perché il bando è stato aperto a fine maggio e i soldi erogati a metà giugno. Hanno tempo di usare le risorse fino alla fine dell’anno: qualcuno sta pensando di mettere in piedi qualcosa per i primi giorni di settembre e per le vacanze natalizie».
Ma non è tutto oro quello che luccica: «Siamo contenti di ricevere queste risorse», sottolinea Piva, «e siamo contenti che il Governo abbia pensato all’estate che è da sempre un grande buco nero per le famiglie. Tuttavia servirebbero più certezze e che il piano estivo fosse strutturato e pianificato in modo da dare risposte certe ai genitori».
I portafogli più ricchi
Quello dei centri estivi è diventato un vero e proprio business che risponde ai bisogni di mamme e papà costretti a lavorare mentre le scuole chiudono per tre mesi. Le proposte sono soprattutto per i portafogli più ricchi. Per chi è economicamente in affanno ci sono le parrocchie. Tra i patronati più gettonati quelli dell’Arcella – San Carlo e Sant’Antonino – che propongono perfino le gite fuori porta. Il budget a famiglia va dai 30 ai 60 euro e il servizio si mantiene soprattutto grazie alla gratuità degli animatori. Sempre le parrocchie, tra agosto e settembre, organizzano anche i Grest, a cavallo con la riapertura delle scuole.
I centri convenzionati
Altra cosa invece sono i centri estivi veri e propri: un’offerta privata per impegnare l’estate dei bambini dai 3 anni fino ai 10. Quelli convenzionati con il Comune sono i più economici, ma è difficile trovare una settimana a meno di 70-80 euro. E poi ci sono i big, ovvero quelli più frequentati: il Cus, La Fenice e il Musme. I costi però salgono parecchio: da 100 a 180 euro a settimana a bambino. Non tutti possono permetterselo.
Senza contare che sembrano quasi del tutto dimenticati i ragazzini: dagli 11 ai 14 anni c’è davvero poco. Ad esempio, il Musme, proprio quest’anno ha sperimentato due settimane dedicate alla scienza con laboratori sulla medicina e l’energia tenuti da ricercatori e professori universitari. Grande divertimento e divulgazione eccellente per la fascia dei medi (10-13 anni) ma a costi per pochi (180 euro a settimana).