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Tirso di Muggia in crisi, 13 milioni di debiti: la società verrà messa sul mercato

Tirso di Muggia in crisi, 13 milioni di debiti: la società verrà messa sul mercato

Non restituito il prestito di Friulia. La Regione: «Azienda indisponibile al dialogo». La cassa da agosto

MUGGIA. La società chimico-tessile Tirso, con sede a Muggia, ha accumulato debiti per 13 milioni, non è in grado di ripagare il finanziamento concesso da Friulia ed è da considerarsi sul mercato. La crisi ha raggiunto l’acme. L’impresa è insolvente e le intese sottoscritte nel 2020 tra il gruppo Fil Man Made e Friulia, quando la Regione aprì una linea di credito da 1,5 milioni a favore di Tirso, dicono che la holding regionale può attivare un mandato alla cessione della società triestina, qualora i privati non onorino la restituzione del finanziamento.

Il ritiro di Friulia

Sono i sindacati ad aver reso pubblica la decisione di Friulia di ritirarsi da Tirso. E dalla Regione arrivano conferme sulla volontà di sondare il mercato per quello che già si preannuncia come un difficile subentro. Il bilancio 2023 di Tirso racconta di 4 milioni di debiti verso fornitori, 3 di tributi, 3 verso istituti di previdenza (il che conferma le voci su contributi non versati ai lavoratori) e 1,5 verso Friulia. Nei tavoli di crisi succedutisi in questi mesi, i rappresentanti di Tirso hanno parlato inoltre di una produzione ridotta di oltre il 50%.

Regione con i sindacati

Gli assessori regionali Alessia Rosolen e Sergio Bini esprimono «la piena condivisione rispetto all’auspicio dei sindacati di un’azione condivisa, tempestiva e responsabile a tutela del futuro produttivo. La Regione si è adoperata immediatamente per favorire un dialogo tra Friulia e Tirso. Dialogo che non è stato possibile portare a compimento per l’indisponibilità dell’azienda. La Regione continua ad auspicare che una quota del ricavato dalle operazioni straordinarie che Fil Man Made sta ponendo in essere venga utilizzato per definire la posizione di Tirso con Friulia», evitando la vendita.

L’impianto in Cina

Il gruppo internazionale Fil Man Made non ha però mai confermato l’impegno assunto di utilizzare i proventi della cessione di un impianto in Cina per salvare il sito triestino. E resta da saldare il prestito di Friulia, che nel 2020 intervenne in aiuto dell’azienda anche con un aumento di capitale da 2,5 milioni. L’ultima scadenza risale a dicembre, ma Tirso non ha mai risposto ai solleciti della Regione. A quest’ultima, Cgil, Cisl, Uil e Confsal scrivono che «il contesto aziendale e l’opportunità avrebbero dovuto suggerire una maggiore cautela». Al contrario di quanto avvenuto con Wärtsilä, le sigle non spendono però una parola sulla gestione Fil Man Made.

Dipendenti in cassa dal 19 agosto

I sindacati rendono noto che la società manderà tutti i 175 dipendenti (erano 245 nel 2020, oggi due terzi sono donne con prevalenza di over 50) in cassa integrazione dal 19 agosto, dopo aver faticato per mesi a pagare gli stipendi. È stata la goccia per i sindacati, che finora avevano adottato una linea attendista per non creare ulteriori difficoltà all’azienda, dopo le rassicurazioni sulla volontà di rilanciare l’impianto. Contattato dal Piccolo, il management di Tirso non commenta la nota di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec e Confsal, che non viene neppure smentita dalla società.

Il Pd incalza per trovare acquirenti

Il Pd incalza intanto con la deputata Debora Serracchiani: «Bisogna agire subito. Servono opzioni che impediscano all’azienda di arrivare alle estreme conseguenze e ci si deve mettere subito alla ricerca di soggetti che possano subentrare. Questo lavoro deve farlo la Regione, coinvolgendo il governo». Per Serracchiani, «l’inopinata decisione di Friulia di mettere in vendita le quote di Tirso, che è stata verosimilmente avallata dalla giunta regionale, rende più difficile qualsiasi operazione». La deputata annuncia un’interrogazione al ministro Adolfo Urso.

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