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Il decreto salva-casa regolarizzerà sottotetti e monolocali

UDINE. Micro appartamenti di 20 metri quadrati, cambi di destinazione d’uso regolati dalle norme regionali, interventi in edilizia libera per l’installazione di tende bioclimatiche e porticati, proroga dei tempi di demolizione per sanare gli abusi e infine la norma per l’abitabilità delle case ricostruite nella zona colpita dalla tragedia del Vajont.

Le novità introdotte martedì 16 luglio al decreto salva-casa convincono i costruttori. Il presidente della Federazione europea dei costruttori (Fiec) e vice presidente nazionale di Ance, Piero Petrucco, esprime parere positivo nonostante il rinvio della norma salva Milano. Ora il testo è all’esame della Camera, dalla prossima settimana passerà in Senato.

Le novità

Il testo approvato dalla commissione Ambiente della Camera contiene diverse novità. Il ministro leghista Matteo Salvini, esulta, nonostante puntasse ad alleggerire la definizione di “ristrutturazione edilizia” in un accordo tra governo e Comuni da stipulare entro sei mesi dal via libera al decreto casa. A mettersi di traverso sono stati i parlamentari di Fratelli d’Italia.

Intanto le opposizioni parlano di «condono tombale». Se il testo non sarà ulteriormente emendato, sarà possibile rilasciare il certificato di agibilità per monolocali di 20 metri quadrati, questo è il nuovo valore della superficie minima per una persona.

E se per il cambio della destinazione d’uso senza la realizzazione di opere interne basterà chiedere la Scia, con la necessità di interventi servirà il titolo per l’esecuzione. Per le unità al primo piano o seminterrate, invece, il cambio è regolato dalla legislazione regionale che permette ai Comuni di individuare zone consentite.

Il Salva casa include anche nuove categorie di interventi in edilizia libera, come la possibilità di realizzare vetrate panoramiche amovibili e trasparenti nei porticati e l’installazione di tende bioclimatiche e di protezione dal sole.

Ma non è ancora tutto perché in presenza di abusi i tempi per la demolizione slittano da 90 a 240 giorni. Prevista pure la sanatoria per vincoli imposti prima dell’entrate in vigore del Codice per i beni culturali e il superamento della doppia conformità per difformità sostanziali.

Norma Vajont

Per rispondere alle esigenze che da tempo affliggono i cittadini delle zone devastate dalla catastrofe del Vajont è stato agevolato l’ottenimento del certificato di abitabilità o di agibilità per tutti gli immobili ricostruiti che sono stati colpiti dall’evento catastrofico.

Così il certificato di collaudo o di regolare esecuzione dei lavori varrà a tutti gli effetti come certificato di abitabilità o di agibilità.

L’analisi

«Il nostro parere è positivo – ripete Petrucco – anche se speravamo si facesse un po’ di più per il cambio di destinazione d’uso rimasta a discrezione dei Comuni».

Il vice presidente nazionale di Ance approva anche «la riduzione delle altezze per l’abitabilità che, soprattutto nei centri storici, consente di utilizzare case piccole, sotto altezza».

Sempre Petrucco si dice dispiaciuto per il rinvio della norma salva Milano soprattutto per quanto riguarda «la definizione di ristrutturazione edilizia che secondo una certa giurisprudenza deve mantenere alcune caratteristiche rispetto all’architettura originale. Speriamo che questo tema venga rapidamente affrontato».

Secondo Petrucco l’Italia mantiene troppa timidezza nella riqualificazione di edifici che non hanno alcun valore architettonico. «Gli edifici scolastici ristrutturati e pur sempre obsoleti sono solo un esempio, all’estero si demolisce e si ricostruisce con molta più energia e tranquillità».

Dello stesso avviso il presidente regionale di Ance, Maro Bertuzzo: «Ben vengano le piccole sanatorie purché agevolino le famiglie a risolvere le mini difformità» spiega nell’auspicare la definizione di interventi mirati per sostenere la transizione green.

Per quanto riguarda invece l’abitabilità di sottotetti e dei monolocali, Bertuzzo invita a fare attenzione che simili interventi non finiscano per agevolare gli affitti brevi anziché contribuire a ripopolare anche le città con la presenza di nuove famiglie.

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