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Matite e salite, le montagne disegnate dall’alpinista Gino Buscaini

Matite e salite, le montagne disegnate dall’alpinista Gino Buscaini

foto da Quotidiani locali

È in libreria “Scalate di penna e grafite. Le montagne di Gino Buscaini” (160 pagine, 24 euro), un volume dedicato all’attività di illustratore e cartografo di Gino Buscaini (1931-2002), alpinista di alto livello e coordinatore per trent’anni della collana “Guida dei Monti d’Italia” Cai-Tci. Giovedì 18 luglio alle 17.30, alla Fondazione Friuli (Palazzo Antonini Stringher, Udine), ci sarà la prima presentazione con la partecipazione delle autrici, Alessandra Beltrame, Giovanna Durì, Silvia Metzeltin, nonché di Ester Cason Angelini per Fondazione Giovanni Angelini – Centro Studi per la Montagna e Umberto Sello di Società Alpina, anche patrocinatori dell’edizione.

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Per chi ama la montagna, e non è della generazione delle palestre di arrampicata indoor, il nome di Gino Buscaini genera il rispetto che si deve ad una vera e propria autorità.

Alpinista di punta degli anni ’50 e ’60, nato nel 1931 e scomparso nel 2002, Gino Buscaini è stato per trent’anni il coordinatore editoriale della collana di guide “Monti d’Italia”, edite dal Cai assieme al Tci.

Avete presente quei libriccini grigi dalle pagine fine che gli alpinisti sfogliavano come messali la sera in rifugio, per studiare la salita del giorno dopo? Si è trattato della più completa ed esaustiva opera di conoscenza e divulgazione delle nostre montagne (Alpi e Appennini) purtroppo interrotta dai due editori dopo un secolo di vita, e un centinaio di volumi.

Di questi volumi ben sette furono scritti da Gino Buscaini, ognuno dei quali dopo lunghi anni di esplorazione compiuti assieme alla moglie, la geologa Silvia Metzeltin, salendo decine di itinerari alpinistici, dalle ferrate alle vie più dure, e calcando tutti i sentieri.

Di ogni gruppo montuoso descritto, ad esempio delle Alpi Giulie, a cui Buscaini dedicò il volume del 1974 quando si trattava ancora di una delle porzioni più sconosciute dell’arco alpino, per ogni guida e ogni gruppo Buscaini ritraeva in splendidi disegni le pareti più belle e importanti, gli itinerari più complessi, e tutti i rifugi alpini.

Questa di descrizione geomorfologica, ma anche artistica, ben nota agli alpinisti per l’onnipresente sigla “G.B.”, è stata oggetto negli anni passati di una mostra itinerante ed è ora oggetto di una pubblicazione, "Scalate di penna e grafite. Le montagne disegnate di Gino Buscaini”, appena uscita per Ronzani Editore, che porta decine di questi disegni e i testi della stessa Silvia Metzeltin, di Alessandra Beltrame, che dirige “In Alto”, la Rivista della Società Alpina Friulana, e della grafica e disegnatrice Giovanna Durì.

Questa lunga introduzione sarebbe del tutto inutile se si aprisse questa raccolta di disegni e ricordi a pagina 11, dove è riprodotta la sagoma inconfondibile del Cervino dal versante italiano. Il disegno (china su carta, 1970) spiega perfettamente in cosa consistessero la perizia e l’arte di Gino Buscaini.

La Gran Becca è disegnata in modo assolutamente realistico, quasi fotografico, ma al tempo stesso, con la sola articolazione del tratteggio, le sue parti geologiche e morfologiche sono messe in risalto, come nessuna fotografia riuscirebbe a fare.

Il Cervino non è solo riprodotto, ma analizzato e “spiegato” nelle sue componenti costitutive, ai fini della sua salita, o quanto meno della sua conoscenza. Tutto ciò, senza eliminarne l’interpretazione artistica, cioè la lettura della montagna come qualcosa di bello, come un soggetto degno di cura e ammirazione.

Questa capacità interpretativa di una realtà apparentemente solo fisica trova la massima espressione nei disegni dei rifugi. Scegliendo l’angolatura più rivelatrice, lo sfondo in grado di farne risaltare il profilo, Gino Buscaini riusciva a far “parlare” anche i più banali e stereotipati ricoveri alpini.

Dietro vi era una conoscenza approfondita delle tecniche di disegno, alla cui pratica e strumenti sono dedicate nel libro varie pagine ma, di fondo, vi era un talento naturale e coltivato: come dimostra uno spettacolare ritratto a matita della Torre Trieste (Civetta) regalato a Silvia nel 1962.

Una parte consistente del volume, e numerosi disegni, ritraggono scorci della Patagonia, alla quale Gino Buscaini e Metzeltin hanno dedicato un 25 anni di esplorazioni, con 68 cime salite, di cui 43 in prima ascensione.

Alcune di queste opere rivelano un tratto sconosciuto di Gino Buscaini, noto per essere un professionista di un rigore e una precisione maniacale (ne sa qualcosa chi scrive). I disegni dei viaggi patagonici si popolano di figure umane (Silvia, o lui stesso), di forme originali della natura, dei vuoti e dei silenzi di quella (allora) inesplorata parte del globo: insomma, rivelano un’inaspettata componente metafisica.

Quando la Patagonia cominciò ad apparire loro sovraffollata (quarant’anni fa...), Gino e Silvia tornarono nelle Alpi, scrissero preziosi volumi dedicati alle vie normali per condividere anche con i non arrampicatori la passione delle vette, continuarono a lavorare assieme ai volumi della collana Monti d’Italia.

Gino Buscaini non interruppe mai la sua opera di interpretazione e rilettura a china, su carta, delle cime e delle pareti delle Alpi. Un modo per farle sue, e condividerle con tutti.

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